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‘Ndrangheta e sequestri di persona, il passato che ritorna

Per oltre 40 anni la ‘ndrangheta, nella sua forma meno evoluta, utilizzava i sequestri di persona per investire denaro illecito nelle prime attività “imprenditoriali”. Oggi la mafia calabrese è ritenuta la più pericolosa e la più facoltosa nel panorama mondiale. Fiumi di denaro derivanti dal traffico di droga, grazie alla credibilità acquisita negli anni in

‘Ndrangheta e sequestri di persona, il passato che ritorna

Per oltre 40 anni la ‘ndrangheta, nella sua forma meno evoluta, utilizzava i sequestri di persona per investire denaro illecito nelle prime attività “imprenditoriali”. Oggi la mafia calabrese è ritenuta la più pericolosa e la più facoltosa nel panorama mondiale. Fiumi di denaro derivanti dal traffico di droga, grazie alla credibilità acquisita negli anni in Sud America. Alcune operazioni antimafia, quelle dirette dalle procure distrettuali di Reggio Calabria e Catanzaro, hanno focalizzato l’attenzione sulla presenza (specialmente) in Colombia di narcotrafficanti calabresi, pienamente inseriti nelle dinamiche criminali. Basti pensare che Rocco Morabito, uno dei boss di ‘ndrangheta più temuti, si era rifugiato in Uruguay per sfuggire alla giustizia italiana. Oggi è di nuovo latitante e si ipotizza che si trovi in Brasile, dopo essere fuggito dal carcere di Montevideo.

‘Ndrangheta e sequestri di persona, quelli eccellenti

Il primo sequestro eclatante della ‘ndrangheta è senza dubbio quello avvenuto a Roma di John Paul Getty III. Siamo nel 1973, quando all’età di 16 anni il ragazzo statunitense in piazza Farnese, alle 3 del mattino, viene preso, bendato e segregato in una grotta per quasi cinque mesi. Prezzo del riscatto: quasi due miliardi delle vecchie lire. C’è la firma della ‘ndrangheta, anche se i mandanti non saranno mai condannati.

L’altro sequestro di persona significativo è certamente quello di Cesare Casella, rapito dalla ‘ndrangheta il 18 gennaio 1988 a Pavia. Dopo due anni di trattative, il ragazzo lombardo viene rilasciato in cambio di un miliardo delle vecchie lire, ma in questo caso – per l’individuazione degli esecutori materiali e dei mandanti – i carabinieri a fine dicembre del 1989 aprono un conflitto a fuoco con un esponente della ‘ndrangheta e dopo qualche giorno Cesare Casella riabbraccerà la madre Angela, scesa in Calabria per sensibilizzare l’opinione pubblica.

L’ultimo sequestro di persona ad opera della mafia calabrese, secondo quanto riportano le cronache giudiziarie, è quello di Alessandra Sgarella. Risale al 1997, quando l’imprenditrice di Milano viene catturata in zona San Siro e portata nel Parco Nazionale d’Aspromonte. Indagini serrate, grazie a fonti confidenziali legate alla criminalità organizzata, e infine la liberazione.

Il piano per sequestrare un noto imprenditore calabrese

L’inchiesta “Rinascita-Scott”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, riprende il discorso relativo ai sequestri di persona progettati dalla ‘ndrangheta. Quello pianificato dalle cosche vibonesi, però, non andrà in porto. Ma rimane ugualmente significativo. A rivelarlo è l’ex boss Andrea Mantella, quando parla della realizzazione di un centro commerciale nella zona di Vibo Valentia. Il pentito racconta che un noto imprenditore di Cosenza, operante nella grande distruzione alimentare, «è rimasto sotto estorsione di Rosario Fiarè che riceve i proventi del racket».

Andando nello specifico, il collaboratore di giustizia afferma che due soggetti di San Luca gli avrebbero proposto di partecipare «al sequestro del titolare del centro commerciale a scopo estorsivo, ma io gli dissi di no perché altrimenti mi sarei dovuto scontrare con Rosario Fiarè che con me si comportava bene e con i Mancuso». I due uomini di San Luca, secondo quanto riferisce il pentito Andrea Mantella, «avevano già studiato gli spostamenti del soggetto ed io gli dissi che se volevano potevano sequestrarlo a Cosenza». 

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