Il prefetto, Animed e i 300mila euro per il Cas di Camigliatello Silano
Una delle chiavi di lettura dell’incredibile vicenda giudiziaria che vede come indagata l’ex prefetto di Cosenza, Paola Galeone, è sicuramente il Cas di Camigliatello Silano, struttura finanziata dalla prefettura di Cosenza che, allo stato attuale, deve circa 300mila euro a Cinzia Falcone, denunciante di Paola Galeone e presidente di Animed. L’ex prefetto di Cosenza da
Una delle chiavi di lettura dell’incredibile vicenda giudiziaria che vede come indagata l’ex prefetto di Cosenza, Paola Galeone, è sicuramente il Cas di Camigliatello Silano, struttura finanziata dalla prefettura di Cosenza che, allo stato attuale, deve circa 300mila euro a Cinzia Falcone, denunciante di Paola Galeone e presidente di Animed. L’ex prefetto di Cosenza da oggi si trova agli arresti domiciliari a Taranto.
A pagina tre, infatti, il gip del tribunale di Cosenza Letizia Benigno, nel ricostruire il caso in esame, nella parte in cui la persona offesa racconta gli ultimi momenti prima dei saluti, avvenuti all’interno della Prefettura di Cosenza, illustra che «poco prima di salutarsi, il Prefetto le aveva palesato l’esistenza di problematiche connesse a documenti che la Falcona aveva presentato, sempre nella qualità indicata, per partecipare» ad una gara per l’affidamento dei servizi di gestione dei centri collettivi di accoglienza con capacità ricettiva massima da 51 a 300 posti «alludendo all’inutilità di ricorsi (amministrativi) e lungaggini cui la Falcone poteva andare incontro».
Proprio Cinzia Falcone agli agenti della Squadra Mobile di Cosenza confida di vantare «dalla prefettura di Cosenza crediti per fatture emesse, con riferimento al Cas di Camigliatello Silano, per circa 300mila euro, ragione per la quale, temendo atteggiamenti quantomeno ostruzionistici da parte del prefetto nel futuro, aveva pensato di essere alle strette e di non potere nulla opporre, esplicitamente, alla richiesta del pubblico ufficiale». Quindi, Cinzia Falcone – più che avere la certezza di eventuali ostacoli nel recupero delle somme – ipotizza che il prefetto potesse crearle problemi per somme che legittimamente avrebbe dovuto incassare da qui a poco.
Le valutazioni del gip del tribunale di Cosenza
I risvolti investigativi, al di là della richiesta di misura cautelare avanzata dalla procura di Cosenza, sono attesi nelle prossime settimane. Nella ricostruzione della vicenda giudiziaria ci sono parti mancanti che probabilmente solo gli accertamenti tecnici, avviati dai magistrati, potranno chiarire. Qualcosa non torna, insomma. Anche il gip non si capacita di come il prefetto di Cosenza abbia potuto avere una condotta simile.
«Anche a volere immaginare che la dottoressa Paola Galeone abbia voluto affrettare l’operazione per evitare la restituzione delle somme in economia al ministero, con emissione di fattura pilotata cui sarebbe seguito regolare rimborso previa emissione di mandato di pagamento da parte dell’ufficio competente della prefettura di Cosenza, non si riesce a trovare alcuna valida motivazione al previo passaggio diretto di quelle somme dalle mani del privato alle mani del pubblico ufficiale». E ancora: «L’eventualità che potesse il prefetto in seguito direttamente versare in cassa della P. A. la somma personalmente ricevuta al bar, stride, allo stato attuale, con l’anticipata affrettata e diretta consegna di quella somma, alludendo tale condotta ad un incasso privato e non pubblicisticamente finalizzato».
Infine, il gip del tribunale di Cosenza Letizia Benigno scrive che «non si riesce proprio a comprendere, in altre parole, la ragione per la quale, emessa la fattura regolarmente giunta all’ufficio competente, non si potesse attendere l’emissione del mandato a doppia firma in favore dell’Animed, a totale e regolare rimborso delle asserite spese sostenute». L’ex prefetto di Cosenza, difeso dagli avvocati Nicola Carratelli e Biagio Leuzzi, ha chiesto di essere interrogata. Intanto il Viminale ha notificato il provvedimento di sospensione.