Nicola Gratteri e le accuse alla «magistratura corrotta»
Nicola Gratteri nelle tv nazionali parla a 360 gradi delle questioni più importanti. Si passa dal caso prescrizione, che agita il Governo Conte, alla corruzione nella magistratura. Lo aveva fatto sia da Giovanni Floris, martedì scorso su La7 a “Dì Martedì” e lo ha ribadito oggi su RaiTre da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione
Nicola Gratteri nelle tv nazionali parla a 360 gradi delle questioni più importanti. Si passa dal caso prescrizione, che agita il Governo Conte, alla corruzione nella magistratura. Lo aveva fatto sia da Giovanni Floris, martedì scorso su La7 a “Dì Martedì” e lo ha ribadito oggi su RaiTre da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione “Mezz’ora in +”. Ha parlato anche dell’inchiesta “Rinascita Scott”, rispondendo a chi lo critica per il fatto di aver chiesto (e ottenuto) l’arresto per 334 persone. Il numero delle persone scarcerate continua a salire, ma secondo il procuratore capo di Catanzaro la situazione è “fisiologica” e ne spiega i motivi.
«Le persone arrestate nell’inchiesta Rinascita Scott e poi scarcerate sono 69. Sono state arrestate, per esempio, del reato di intestazione fittizia di beni, ovvero sono dei prestanome. Nel momento in cui ho il bene sequestrato, e l’indagato viene interrogato e risponde alle domande, l’esigenza cautelare non c’è più. Quindi viene scarcerato ma questo non vuol dire che il soggetto non ha commesso il reato. Vuol dire che non c’è più il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e le dichiarazioni sono cristallizzate. Poi se uno è in malafede può due che l’indagine è fallita, perché sono state scarcerate queste persone».
Rispetto ai numeri forniti da Gratteri su RaiTre, le persone che hanno lasciato il carcere sono accusate pure di associazione mafiosa e in totale sono 152 gli indagati che hanno ottenuto la modifica della misura cautelare, di cui 89 sono in libertà. Quasi un terzo degli arresti firmati dal gip distrettuale di Catanzaro. Sono compresi ovviamente coloro i quali erano in carcere, ai domiciliari o sottoposti a una misura cautelare meno afflittiva. Quindi, i dati sono questi.
Gratteri e la prescrizione
Il procuratore capo di Catanzaro, inoltre, ha parlato anche della prescrizione. Un caso che tiene sulle corde Giuseppe Conte e la sua maggioranza, mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede continua a collezionare gaffe sul tema, confondendo assolti e condannati tra primo e secondo grado. Un incubo per gli italiani, in parole povere. «La prescrizione – afferma Nicola Gratteri – è una mediazione al ribasso perché costringe il legislatore ad interessarsi concretamente delle modifiche procedurali al codice di procedura per velocizzare il processo senza diminuire le garanzie dell’imputato. Un legislatore serio deve preoccuparsi del perché un fascicolo resta 4 anni in un armadio del pm».
Gli altri temi trattati da Nicola Gratteri
Il magistrato di Gerace ha affrontato anche il problema delle carceri italiane, sovraffollate e non in grado di rieducare i detenuti: «Le carcere oggi sono dei contenitori. Non si fa né rieducazione né trattamento e non mi riferisco ai lavori forzati ma di campi di lavoro, come ad esempio fanno i tossicodipendenti quando entrano in una comunità, lavorando otto ore al giorno. Poi fanno quasi due ore di psicoterapia. Dovete spiegarmi perché un detenuto deve stare otto ore al giorno davanti al televisore. Per quale motivo dovrebbe cambiare vita una volta che esce dal carcere? Dobbiamo usare il lavoro come terapia, come rieducazione, come trattamento. Allora forse le cose possono cambiare».
«Delinquere non deve essere conveniente»
La ricetta di Nicola Gratteri per combattere la criminalità è quella che delinquere non deve convenire. «Spetta al legislatore avere il coraggio, la volontà, la libertà di creare un sistema proporzionato a questa realtà criminale. Anziché perdere mesi ad appigliarsi sulla prescrizione, andiamo a rileggere il codice di procedura penale e applichiamo la tecnologia per velocizzare i processi e cominciamo a rivedere tutta l’esecuzione della pena perché chiunque entri in carcere non sa quando uscirà, anche dopo una sentenza definitiva».
«Sono contrario ad ogni forma di violenza, che sia uno schiaffo in carcere o in caserma. Dobbiamo rispettare la Costituzione e per questo lavoro con il codice in mano, perché se vado oltre la legge faccio il gioco del mafioso perché diventa vittima e quindi cerca la sponda, la solidarietà nella persona in malafede, negli sporcaccioni, in quelli che in nome del garantismo dicono falsità continue, assolute e reiterate e non aspetterebbero altro che essere denunciati per farsi pubblicità e per darsi un tono che nessuno gli ha mai dato nel corso della loro vita o professione» aggiunge Nicola Gratteri.
La corruzione nella magistratura, secondo Gratteri
Martedì scorso da Floris, Gratteri aveva detto che la percentuale di corrotti nella magistratura era pari all’1%. Oggi da Lucia Annunziata quella stessa percentuale è aumentata. «Il problema corruzione nella magistratura c’è, possiamo parlare del 6-7%. Noi guadagniamo bene, io prendo 7200 euro e si vive bene e non c’è lo stato di necessità, non è un padre che ruba per fare mangiare i figli. E’ un atto di ingordigia. Il potere è avere incarichi o chiedere incarichi per amici degli amici». Gratteri su La7 aveva parlato di mele marce. Riferimento a chi avrebbe tentato di bloccare le sue indagini. «I magistrati non vengono da Marte, sono il prodotto di questa società. L’abbassamento della morale e dell’etica c’è in tutte le categorie ma posso dire che sostanzialmente la struttura della magistratura è sana. Certo, un magistrato corrotto fa rumore, è molto grave».
Gratteri, infine, parla della convenzione della ‘ndrangheta negli anni passati. «Quando parliamo di avere sottovalutato le mafie, di avere continuato a recitare che gli ‘ndranghetisti erano dei pastori o al massimo responsabili di sequestri di persona, la colpa è dei magistrati, delle forze dell’ordine, dei giornalisti, degli storici, dei professori universitari che non abbiamo saputo o voluto capire la vastità del fenomeno. Oggi queste cose emergono dalle intercettazioni ambientali, non solo dalle parole dei collaboratori di giustizia. Queste persone parlano, senza sapere di essere ascoltati, e si configurano, ad esempio, reati di corruzione o concussione e quindi la prova è dirompente» conclude Nicola Gratteri.