«Dall’Io al Noi», il diario politico del deputato Dem Antonio Viscomi
«Dall’Io al Noi. Persone, comunità, impegno condiviso», il nuovo libro di Antonio Viscomi, già vicepresidente della Regione Calabria, oggi deputato della Repubblica, è una sorta di diario scritto per dar conto del lavoro fatto nei primi diciotto mesi della legislatura in corso come deputato del Partito Democratico. Un lavoro, quello politico e parlamentare, che fa
«Dall’Io al Noi. Persone, comunità, impegno condiviso», il nuovo libro di Antonio Viscomi, già vicepresidente della Regione Calabria, oggi deputato della Repubblica, è una sorta di diario scritto per dar conto del lavoro fatto nei primi diciotto mesi della legislatura in corso come deputato del Partito Democratico. Un lavoro, quello politico e parlamentare, che fa cose con le parole, come quello del giurista. Ma il fatto è che le parole di oggi rischiano di naufragare in un frastuono confuso e veloce, esasperato da una leggerezza digitale che vorrebbe racchiudere un universo intero nei pochi caratteri di un post, di un tweet, di un hashtag. Tant’è che oggi, della parola scritta potrebbe dirsi di essere diventata anch’essa, non diversamente da quella parlata, eterea, fluida. Volatile, appunto. Come un bit.
Anche per questo, la memoria – disperatamente bisognosa di tempo ed attenzione per sedimentarsi e diventare storia e quindi identità condivisa – risulta ormai oscurata a beneficio del momento presente e delle sue mutevoli contingenze. Forse anche per questo, quella politica è una parola che oggi segue ed insegue, più di quanto riesca forse a guidare, sradicata com’è dal suo legame radicale con la ricerca della verità del bene comune e destinata a sollecitare un più immediato consenso. Dar conto del lavoro fatto, dunque, ha il valore non solo di una esplicita assunzione di responsabilità da parte dell’Autore, ma anche di un consapevole invito a riscoprire nel silenzio della lettura le ragione di un servizio quotidiano.
Ma è più di un diario, perché seguendo il filo conduttore dei ragionamenti proposti – in aula, on linee on life – su alcune delle questioni più importanti e di interesse generale – dalle imprese ai lavori e alle politiche del lavoro, dal Sud, anzi dai Sud, ai migranti, dalla sanità al contrasto alla povertà ed alle politiche sociali – emerge una visione adeguata e coerente, necessaria per ricostruire il senso attuale e le ragioni di fondo dell’azione e dell’iniziativa politica.
La politica, la buona politica, non può che nascere da un’urgenza: quella di cambiare lo stato delle cose e di rendere il mondo un poco migliore di come lo si è trovato. E a sua volta questa urgenza, per prendere corpo, non può che radicarsi in una visione e, per non essere sterile, deve tradursi in un progetto, in una proposta politica sulla quale cercare con realismo di creare alleanze e condivisione. Senza una visione, la politica si traduce in mera gestione del consenso e potere smette di essere verbo per diventare sostantivo; e quindi crea, perciò stesso, disaffezione, allontana tante energie e competenze, provoca reazioni di rigetto e di insofferenza.
Per Antonio Viscomi, dall’io al noi non è un modo di dire ma piuttosto l’invito a realizzare un reale cambio di paradigma, nella vita pubblica, nella sfera economica, nella dimensione sociale: la complessità di questi tempi impone di saper cogliere le sfumature, di saper leggere i segni dei tempi, il già e non ancora, e rifiuta la semplificazione brutale delle parole d’ordine. E per ribadire che la comunità è una risorsa per la persona, anzi le diverse comunità relazionali in cui la vita di ognuno è intrecciata, che le fragilità dell’esistenza impongono politiche pubbliche adeguate, che la democrazia o è partecipativa o non è, che i corpi intermedi, le organizzazioni sociali, i movimenti, sono garanzia di libertà e portatori di esperienze e competenze da mettere in gioco, che sintesi è parola chiave della buona politica. E che nessuno dovrà essere lasciato da solo in fondo alla lista.
Perché è questa la differenza tra una politica popolare e una politica populista: la capacità di fare sintesi, di trovare il punto comune di interessi differenti. Per i populisti, c’è sempre qualcuno prima degli altri; in una visione popolare e democratica nessuno deve restare da solo in fondo alla scala. Non è dunque il noi acquisitivo e divisivo di chi si isola nella propria fortezza, ma piuttosto il noi generativo e inclusivo di chi crede che per rigenerare la politica non abbiamo bisogno di eroi ma dell’impegno di cittadini consapevoli che la costruzione del bene comune è ancora oggi la forma più alta e impegnativa di carità.
Chi è Antonio Viscomi
Dal 1999 è professore ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università di Catanzaro. Nel suo lavoro di ricerca, oltre ai temi non istituzionali, si è occupato principalmente delle relazioni tra diritto del lavoro e innovazione tecnologica e digitale, di migranti e migrazioni per motivi di lavoro, di identità multiculturali nei luoghi di lavoro, di organizzazione amministrativa e lavoro pubblico, di mercati del lavoro e dei sistemi di relazioni industriali. Dal mese di marzo 2018 è deputato per il Partito Democratico, componente delle Commissioni Prima (Affari Costituzionali) e Undicesima (Lavoro) nonché della Commissione giurisdizionale per il personale della Camera dei Deputati. E’ presidente dell’Associazione di cultura politica “Don Luigi Sturzo”.