Coronavirus e sospensione dei procedimenti civili e penali: «Bonafede chiarisca»
Non sono trascorse neppure quarantotto ore dalla pubblicazione del Decreto-Legge, che dispone le norme d’emergenza relative ai procedimenti sia civili che penali e la Camera Penale di Cosenza è già sul piede di guerra. La norma che ha determinato la levata di scudi da parte dell’avvocatura penalista cosentina è l’articolo 1) del Decreto-Legge n° 11
Non sono trascorse neppure quarantotto ore dalla pubblicazione del Decreto-Legge, che dispone le norme d’emergenza relative ai procedimenti sia civili che penali e la Camera Penale di Cosenza è già sul piede di guerra. La norma che ha determinato la levata di scudi da parte dell’avvocatura penalista cosentina è l’articolo 1) del Decreto-Legge n° 11 del 08 marzo 2020 con cui oltre ad essere differite d’ufficio tutte le udienze, civili e penali, sono stati anche sospesi i termini dei relativi atti. Una sospensione che comporterebbe il congelamento di tutti i termini per proporre ricorsi in Appello e Cassazione avverso le decisioni dei giudici.
Cosa dice la Corte di Cassazione?
Ma, di recente, è intervenuta un’interpretazione, accreditata da alcuni magistrati della Corte di Cassazione, che non consentirebbe la sospensione dei termini per gli atti di impugnazione bensì soltanto per gli atti relativi alle udienze che si terranno nel periodo dal 9 al 23 marzo 2020.
In sostanza, seguendo questa linea interpretativa restrittiva, gli avvocati, nonostante il recente decreto che ha reso zona rossa l’intero territorio nazionale, dovrebbero ugualmente rispettare i termini per la presentazione dei propri atti (come detto, ad esempio i ricorsi in Appello e Cassazione) ed in tal modo recarsi nei loro studi per eventualmente predisporre, con i rispettivi assistiti, tesi e strategie difensive per la redazione di tali atti e, dunque, depositarli negli Uffici giudiziari facendo accesso agli stessi.
Le incongruenze nel Decreto di Bonafede
Viepiù che, per quanto riguarda i processi penali, neppure è consentito l’invio telematico delle impugnazioni, così residuando, per il difensore, o il deposito nella relativa cancelleria del Tribunale oppure la spedizione con raccomandata, quindi tramite gli sportelli postali.
La Camera Penale di Cosenza, preso atto di tale incongruenza, ha trasmesso al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede una formale richiesta di chiarimenti a garanzia dei diritti dei cittadini e dei penalisti. Nelle prossime ore dovrebbe essere diramata una circolare chiarificatrice da parte dello stesso Ministero.