App per controllare le persone, Italia come la Corea del Sud?
L’Italia apre all’idea di utilizzare app per monitorare la vita delle persone come misura di contenimento del contagio. La soluzione, utilizzata per prima dalla Corea del Sud, è al vaglio delle autorità nazionali. Il Governo, attraverso il sito del ministero per l’Innovazione tecnologica, si è messo alla ricerca di strumenti che permettano di geolocalizzare i
L’Italia apre all’idea di utilizzare app per monitorare la vita delle persone come misura di contenimento del contagio. La soluzione, utilizzata per prima dalla Corea del Sud, è al vaglio delle autorità nazionali. Il Governo, attraverso il sito del ministero per l’Innovazione tecnologica, si è messo alla ricerca di strumenti che permettano di geolocalizzare i cittadini e seguirne spostamenti e interazioni sociali attraverso i loro telefoni cellulari.
Il dicastero guidato da Paola Pisano – in collaborazione con quello della Salute, l’Iss e l’Oms – ha rivolto un appello ad aziende, università, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti. Chi, tra i soggetti indicati, abbia già a disposizione – o, comunque, possa averle in tempi brevissimi – piattaforme, tecniche e algoritmi di analisi e intelligenza artificiale, robot, droni e altre tecnologie per il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del Covid-19 può comunicarlo al Governo da questa mattina alle 13 di giovedì 26. Sarà poi la struttura del commissario straordinario Domenico Arcuri a valutare quali tra le soluzioni inviate nei prossimi tre giorni possano essere compatibili con i requisiti richiesti ed eventualmente adottarle.
L’ipotesi, dunque, è quella di tracciare gli spostamenti degli italiani, individuare i luoghi e le persone che ha frequentato chi è stato contagiato, verificare il rispetto della quarantena da parte dei soggetti sottoposti alla misura. Obiettivo: ridurre la possibilità di nuovi focolai sul territorio nazionale. Il ricorso alla tecnologia servirebbe anche a fornire assistenza ai cittadini in isolamento domiciliare attraverso app di telemedicina.
Corea, Cina, Israele, Singapore: chi usa già app per il controllo sociale
Una misura di questo genere, si diceva, è stata già adottata per adesso in Corea del Sud e, con alcune varianti, in Israele. Ma non sono pochi quelli a pensare che vada estesa nel resto del pianeta per fermare la pandemia. Anche a Singapore e in Cina l’utilizzo della tecnologia nella lotta al coronavirus è diventato parte integrante della quotidianità (qui il video sulla vita a Pechino).
L’adozione di un sistema di sorveglianza di massa – seppur ufficialmente solo per motivi sanitari – non è semplice da realizzare e suscita parecchi timori per gli aspetti connessi al rispetto della privacy e all’utilizzo dei dati raccolti, tema particolarmente caro in Occidente. Lo stesso Silvio Brusaferro ha sottolineato la necessità di contestualizzare le app alla nostra realtà, coniugando la garanzia del distanziamento sociale con i valori democratici dell’Italia. Conciliare diritti e prevenzione non è semplice.
In Corea del Sud il tracciamento dei cittadini tramite cellulari si accompagna all’utilizzo delle telecamere di videosorveglianza presenti nelle strade, con i rispettivi dati che vengono incrociati, in una sorta di Grande fratello di orwelliana memoria. Inoltre, va di pari passo con controlli tramite tamponi eseguiti a tappeto, altra misura che il Belpaese non ha per adesso messo in atto, con tutti i problemi legati agli asintomatici che ne conseguono. L’app utilizzata da Seoul, poi, è l’evoluzione di una già sperimentata qualche anno fa ai tempi della Mers, un altro tipo di coronavirus antecedente al Covid-19.
In Italia, nazione molto meno digitalizzata rispetto a quella asiatica, bisognerebbe partire da zero e tutti i cittadini dovrebbero installare sul proprio smartphone – sempre che ne posseggano uno – l’eventuale software scelto dal Governo.