domenica,Settembre 8 2024

La Cosenza del sociale non si tira indietro neppure durante la pandemia

L’emergenza sanitaria legata al virus Covid–19 che ha piegato l’Italia da ormai oltre 40 giorni continua a uccidere, senza eccezione alcuna, è il caso ormai di dirlo, giovani e anziani, con patologie e senza. Mancanza di attenzione o superficialità? Possibile, ma non saremo noi a dirlo. Certo il virus, smentendo le affermazioni iniziali degli epidemiologi, non

La Cosenza del sociale non si tira indietro neppure durante la pandemia

L’emergenza sanitaria legata al virus Covid–19 che ha piegato l’Italia da ormai oltre 40 giorni continua a uccidere, senza eccezione alcuna, è il caso ormai di dirlo, giovani e anziani, con patologie e senza. Mancanza di attenzione o superficialità? Possibile, ma non saremo noi a dirlo. Certo il virus, smentendo le affermazioni iniziali degli epidemiologi, non guarda in faccia nessuno e nemmeno all’età.

Tuttavia, c’è una parte della società, la fascia più debole caratterizzata da indigenti e poveri, peraltro incapaci di procurarsi sistemi di protezione individuale, introvabili e di frequente costosi, che paga anche un altro prezzo di questa tragica emergenza sanitaria, che è quello economico.  

«Piangiamo i padri che non riescono a portare il cibo in tavola» ha affermato il Papa oggi, e sono tanti questi padri, in particolare nel meridione d’Italia. A Cosenza le famiglie che versano in situazioni di svantaggio sociale ed economico non sono poche e in un momento tragico, come quello che stiamo vivendo, il disagio si fa ancora più vivo e diventa indispensabile l’attivazione della catena della solidarietà.

Il ruolo di Padre Fedele Bisceglia

All’immagine della povertà cosentina è da sempre legata la figura del monaco e medico missionario Padre Fedele Bisceglia, che giunto all’età di 83 anni e con qualche patologia ha coscienziosamente deciso di non scendere sul campo di battaglia e restare a casa combattendo con la preghiera, per non mettere eccessivamente a rischio la sua salute e finire per gravare poi sulla sanità calabrese già fortemente compromessa.  Tuttavia ogni pomeriggio dal suo balcone, sciarpa rossoblù sul saio e megafono in mano, recita il rosario raccogliendosi nella preghiera e chiedendo al Signore di lenire la sofferenza degli ammalati di Covid-19, dei sanitari che se ne prendono cura, del popolo italiano tutto forse mai così unito nella sofferenza.

L’eredità di Padre Fedele è stata ampiamente raccolta da Sergio Crocco, e prima ancora dal compianto Piero Romeo, che sulla scia dell’esperienza del monaco calabrese hanno fin dalla giovane età sperimentato la povertà africana e quella nostrana. L’immensa umanità di Sergio Crocco e dei suoi fratelli ultrà ha dato vita alla Terra di Piero che da molti anni è al fianco dei più indigenti in Calabria e in Africa, dei disabili e di chiunque viva in una situazione di svantaggio.

Il volontariato di Cosenza al fianco dei più bisognosi

Nemmeno durante l’emergenza da Covid-19 la Terra di Piero, con l’aiuto di altre realtà del volontariato cosentino tra le quali ad esempio Prendocasa e Fierainmensa, si è tirata indietro e ha garantito inizialmente 120 pasti caldi completi fino ad arrivare al 28 marzo a 367 pasti caldi completi e due spese la settimana per 136 famiglie che corrispondono quindi a 272 spese totali. Ciò è stato reso possibile grazie anche all’aiuto del generoso popolo cosentino che ha risposto presente all’appello lanciato dalle realtà sovracitate di donare degli alimenti/prodotti per l’igiene approfittando di carrelli collocati all’ingresso di alcuni supermercati o contattandoli direttamente. Un piccolo grande aiuto per donare conforto e garantire il diritto all’alimentazione a chi non riesce a provvedervi in autonomia.

Chiudiamo con un messaggio di speranza, che Padre Fedele ha voluto affidarci, legato all’amara riflessione sull’assenza di DPI, sistemi individuali di protezione, in Calabria, come nel resto d’Italia. Sulla scorta di ciò Padre Fedele, richiamando un vecchissimo libro di Paride Leporace, intitolato “La sciarpa sul saio”, invita tutti a fare due giri di sciarpa della propria squadra intorno al viso in assenza di mascherine, quella stessa sciarpa da sventolare dai nostri balconi quando la pandemia sarà finita. Ma sarà in ogni caso una festa a metà, poiché in quella data di morti alla fine il nostro Paese ne avrà pianti troppi.

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