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«Risorse da riprogrammare o il Welfare collasserà»

Senza una programmazione che tenga davvero in conto le risorse disponibili sarà impossibile per la Calabria garantire assistenza ai cittadini. Né ha senso sospendere la riforma del Welfare, come stabilito nell’unico Consiglio regionale che si è svolto dalle elezioni ad oggi. Il blitz della maggioranza al termine di quella seduta, secondo Carlo Guccione, non ha

«Risorse da riprogrammare o il Welfare collasserà»

Senza una programmazione che tenga davvero in conto le risorse disponibili sarà impossibile per la Calabria garantire assistenza ai cittadini. Né ha senso sospendere la riforma del Welfare, come stabilito nell’unico Consiglio regionale che si è svolto dalle elezioni ad oggi. Il blitz della maggioranza al termine di quella seduta, secondo Carlo Guccione, non ha considerato, infatti, quello che è tutto meno che un dettaglio trascurabile: la mancanza di soldi. Il consigliere del Pd lo sa bene, anche perché quella riforma l’aveva avviata proprio lui nel 2015, nel breve periodo in cui è stato assessore della Giunta Oliverio. Ma da allora tanta acqua e passata sotto i ponti e i fondi per il sociale, oggi più di allora, si mostrano del tutto inadeguati.

Un terzo dei calabresi in povertà, ma la spesa per loro è un quinto della media nazionale

Sono circa 43 i milioni di euro che la Regione prevede di spendere per il triennio 2019-2021. Risorse che, afferma il democrat, «non sono sufficienti né a far fronte al giusto aumento delle rette ferme da troppo tempo, né all’aumento delle autorizzazioni e dell’accreditamento avvenuto in questi anni». E così il rischio è quello di far collassare il sistema del welfare in Calabria. Nel frattempo la nostra regione resta sul fondo della classifica nazionale per quanto riguarda l’impiego di risorse per le politiche sociali. Qui la spesa è di 25 euro pro capite, nel resto del Paese la media è di oltre 120.

Il problema non è certo nuovo, tanto che già nella scorsa legislatura si era arrivati a prendere un impegno in commissione Sanità per aumentare la dotazione finanziaria del Welfare. Si trattava di un emendamento che, oltre a quella di Guccione, portava la firma di Gianluca Gallo, oggi assessore regionale ai Servizi sociali. Ma è rimasto lettera morta. E la pandemia rischia di affondare definitivamente un sistema che già prima della pandemia doveva occuparsi di una popolazione il cui 30,6%, secondo l’Istat, viveva in condizioni di povertà.

Le risorse ci sarebbero, serve riprogrammare il modo in cui impiegarle

Le risorse, però, torna a ribadire Guccione si potrebbero trovare già al momento di discutere del Bilancio in Consiglio. Basterebbe «la rimodulazione dei fondi comunitari previsti dalla flessibilità concessa dall’Ue per stanziare da subito 40 milioni per il Welfare». In questo modo ai 43 milioni iniziali se ne aggiungerebbero quasi altrettanti. E magari poi, si potrebbero sfruttare meglio i soldi «del Fondo sociale europeo, visto che su una disponibilità finanziaria di 339 milioni di euro, dal 2014 ad oggi sono stati utilizzati soltanto 80 milioni».

Partendo da lì, si dovrebbe affrontare quindi la questione dell’integrazione socio-sanitaria. Lo Stato a riguardo ha previsto norme chiare: bisogna costituire un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari e gli ambiti socio-assistenziali devono coincidere con i distretti sanitari. Il motivo è evidente: agire in questo senso «eviterebbe doppi interventi che si sovrappongono tra il livello sanitario e socio-assistenziale». Non farlo, invece, potrebbe lasciare i cittadini bisognosi senza tutele.

Ecco perché, secondo Guccione, è più urgente che mai la programmazione sull’impiego di queste risorse. La Calabria da questo punto di vista ha un Piano regionale che risale al triennio 2006-2009. E come si può affrontare il presente basandosi su un documento che ha più di dieci anni? «Serve un nuovo Piano socio sanitario – conclude Guccione – che permetta di mappare i bisogni e le politiche di interventi. In Consiglio regionale oltre al Bilancio si approvi un Piano operativo per utilizzare i fondi comunitari non spesi (circa due miliardi di euro) per contrastare la crisi economica e sociale della nostra regione».

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