venerdì,Marzo 24 2023

L’Avam denuncia: «Volontari senza DPI, ci sono operatori di serie A e di serie B»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Francesca Camposano dell’associazione Avam. Alla luce degli spiacevoli avvenimenti di ieri, devo purtroppo continuare a puntualizzare su alcuni atteggiamenti che, mai come oggi, sembrano assurdi. Innanzitutto voglio esprimere tutta la mia vicinanza agli operatori 118 contagiati dal virus, e colgo l’occasione per ringraziare e dare sostegno a tutti i miei

L’Avam denuncia: «Volontari senza DPI, ci sono operatori di serie A e di serie B»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Francesca Camposano dell’associazione Avam.

Alla luce degli spiacevoli avvenimenti di ieri, devo purtroppo continuare a puntualizzare su alcuni atteggiamenti che, mai come oggi, sembrano assurdi. Innanzitutto voglio esprimere tutta la mia vicinanza agli operatori 118 contagiati dal virus, e colgo l’occasione per ringraziare e dare sostegno a tutti i miei colleghi volontari e agli operatori 118 che purtroppo si trovano ad operare in condizioni surreali.

Dopo aver appreso la notizia del medico della postazione di Paola che purtroppo ha contratto il COVID19, mi sono precipitata in Centrale Operativa per richiedere immediatamente la fornitura dei dispositivi di protezione individuale, che purtroppo non ci vengono consegnati nonostante la nostra postazione nella zona rossa di Paola e limitrofe.

Per tutta risposta ci è stato detto dagli operatori presenti che non è assolutamente compito della Centrale Operativa fornirci i DPI; per avere chiarimenti sulla questione ho contattato la sala operativa della Protezione Civile Calabria, ove risiede l’unità di crisi, gli operatori invece asseriscono esattamente il contrario, dicendoci che loro riforniscono le ASP locali e che le stesse devono provvedere alla distribuzione, essendo noi enti convenzionati con il 118, è, in questo caso, la stessa Centrale a dover fornire a noi tutto il materiale protettivo. 

Dopo un’accesa discussione riesco a farmi fornire un po’ di materiale, che però ci basterà appena per 3 interventi, e scopro, mio malgrado che altri operatori erano stati convocati proprio per la fornitura di DPI, in quanto l’ospedale di Cosenza vieta l’ingresso a chiunque non giunga vestito di guanti, tuta e mascherina. Continuano ad esserci operatori di serie A ed operatori di serie B.

Con molto rammarico descrivo questo episodio, in quanto la Centrale Operativa dovrebbe essere per noi un punto di riferimento e non di scontro, dovrebbero tutelarci e supportarci invece di abbandonarci al nostro destino. Devo tuttavia precisare che, quanto descritto, non avveniva alla presenza del Direttore di Centrale Riccardo Borselli, che probabilmente non sarà stato messo a conoscenza dell’accaduto.

Mi rivolgo nuovamente alle istituzioni, agli uffici preposti, ai direttori di settore e al Commissario Zuccatelli: quanti altri operatori contagiati dobbiamo contare prima che qualcuno si accorga di noi? Quanti altri si devono ammalare per stabilire chi debba fornirci i dispositivi di sicurezza individuale?

Quanti morti ci devono essere prima di  attivare l’unità di biocontenimento che abbiamo chiusa in magazzino e di cui tutti voi sapete? E sì, una intera unità di trasporto con barella ad alto biocontenimento di cui l’associazione AVAM dispone da mesi e di cui tutti i dirigenti dell’ASP di Cosenza sono informati, ma che a nessuno interessa. Si è diffuso un virus terribile che ci ha messi in ginocchio, forse abbiamo qualche strumento che magari non può fermarlo, ma di sicuro lo può rallentare.

Mi chiedo e chiedo a voi, se questi 2 contagi si potevano evitare, se avessimo tutti i dispositivi idonei, se ci fossero unità di biocontenimento che possano proteggere gli operatori in servizio, se ci fosse un modo per ridurre il rischio di contagio e non si stesse prendendo in considerazione. Se fosse cosi, quei 2 contagi peserebbero ancora di più, peserebbero come un macigno. Io attendo soluzioni, da chi può trovarle, e decisioni, da chi può prenderle, ed in fretta, perché non possiamo aspettare, il coronavirus è troppo veloce.

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