venerdì,Aprile 19 2024

Il grido d’allarme dell’Avam: «Senza tamponi e soprattutto senza DPI»

Il presidente dell'associazione di volontariato dell'Avam critica l'Asp di Cosenza per non aver eseguito i tamponi a chi opera come 118. Ecco l'intervento di Marsio Vena.

Il grido d’allarme dell’Avam: «Senza tamponi e soprattutto senza DPI»

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’associazione di volontariato “Avam”, firmata dal presidente Marsio Vena.

Nonostante le innumerevoli richieste da parte di questa associazione, circa la fornitura di DPI, i tamponi per i volontari e l’attivazione dell’unità di biocontenimento, ad oggi ancora nessuna risposta da parte degli uffici e dei direttori su indicati. La vicenda è seriamente spiacevole. Sono circa due mesi che continuiamo ad inviare comunicazioni a mezzo pec, e non abbiamo MAI ricevuto risposta, troviamo inspiegabile la vostra totale incuranza ai problemi che sovente abbiamo esposto.

Nella speranza che questa volta, qualcuno ci dia delle risposte ed apponga un immediato intervento, vado ad elencare per l’ennesima volta le nostre problematiche:

  1. E’ da un mese ormai che richiediamo che venga eseguito il tampone ai nostri operatori, soprattutto a seguito del contagio del medico della postazione PET PAOLA, ove, e la Centrale Operativa ne è perfettamente a conoscenza, i nostri operatori sono transitati spesso. Lo stesso giorno in cui il citato medico, in servizio, veniva fermato, i nostri operatori si trovavano proprio nella postazione di Paola.

    La Centrale Operativa 118 è inoltre ben informata del fatto che, i nostri operatori si sono trovati in diverse occasioni a trasportare pazienti COVID, alcuni sospetti ed altri conclamati; sono altresì a consapevoli, gli operatori della Centrale, che i nostri operatori vengono inviati ad effettuare soccorsi in zone rosse, e che gli stessi lamentano da tempo la mancanza di DPI.

    Alla luce di quanto rilevato, ed essendo l’associazione scrivente detentrice della postazione di Belvedere Marittimo, dunque operante in zone rosse, ed avendo la stessa avuto contatti con tutto il personale della PET di PAOLA durante le sostituzioni PET, ci chiediamo, increduli, come mai NESSUNO della Centrale Operativa, si sia premurato di chiederci se avessimo avuto contatti con il medico contagiato, e NESSUNO ci abbia tutelati facendo fare i tamponi ai nostri operatori.


    È doveroso precisare che, abbiamo fatto richiesta per i tamponi innumerevoli volte, a mezzo pec, verbalmente e telefonicamente, addirittura in centrale operativa la Dottoressa Torchiaro, su linea registrata ci invita a provvedere privatamente.

Sebbene capiamo le difficoltà tecniche e logistiche dell’esecuzione di queste procedure, troviamo PARADOSSALE che un’associazione convenzionata, che lavora dunque per l’ SP di Cosenza, e nello specifico sia coordinata dal Suem 118, debba provvedere personalmente alla propria tutela, tanto più che i tamponi agli operatori sanitari vengono eseguito proprio dalla Centrale 118.

Sono stati eseguiti i tamponi a tutti gli operatori 118 a detta del Direttore Borselli, ma non ai volontari, che, nonostante le indicazioni del Commissario Zuccatelli, si sono trovati a trasportare pazienti con sospetto COVID in diverse occasioni. Ci chiediamo se qualcuno ha valutato L’ENORMITA’ di escludere ben 9 postazioni di volontari, con circa 300 volontari, dallo screening COVID.

Si precisa inoltre che, la scrivente, effettua giornalmente il trasporto dei pazienti dializzati, sempre con regolare convenzione con l’ASP di Cosenza; nonostante questo servizio delicato, nonostante siamo a contatto stretto e ravvicinato giornalmente con pazienti dal precario sistema immutario, nessuno si è mai preoccupato di sottoporre a tampone i nostri operatori.

Immagino non sia necessario, evidenziare che il maggior pericolo risiede nei positivi asintomatici, e che se cosi capitasse tra i nostri operatori sarebbe una tragedia annunciata. Dopo la tragedia di Villa Torano, bisognerebbe prestare maggiore attenzione e sottoporre gli operatori maggiormente a rischio a screening regolari. Ma come mai da questa procedura sono esentati tutti i volontari? Come mai si è ritenuto che 9 postazioni potessero aspettare? Come mai a circa due mesi dall’inizio dell’emergenza stiamo ancora aspettando?

La vicenda della distribuzione dei DPI

Anche in questo caso abbiamo inoltrato alla Centrale Operativa 118 innumerevoli richieste, ovviamente a nessuna di questa è mai seguita risposta. La Centrale Operativa 118, ritiene che non sia ad essa imputato l’onere di doverci fornire i DPI, infatti, costantemente dagli operatori e dai medici di centrale ci viene risposto che non è loro obbligo rifornirci, o che non hanno materiale a sufficienza.

A seguito di questa situazione, ci rivolgiamo direttamente all’unità di crisi della Protezione Civile di Catanzaro, che, giornalmente provvede alla fornitura di DPI. Gli stessi ci rispondono che è OBBLIGO dell’ASP di Cosenza, e nel nostro caso della Centrale Operativa 118, provvedere allo smistamento del materiale che ricevono, e collocarlo a TUTTE le postazioni territoriali. Inutile sottolineare che, anche in questo caso, i volontari sono figli di nessuno, il numero dei dispositivi che sin ora ci hanno fornito, è ridicolo…..

Se avessimo dovuto operare con quanto fornitoci dalla Centrale, saremmo stati tutti contaminati… Abbiamo avuto in totale 2 forniture. La prima più di un mese fa: 10 camici, 3 occhialini protettivi, 3 cuffie di carta, una cinquantina di mascherine chirurgiche. La seconda qualche giorno fa: 10 tute, 3 occhialini protettivi, una decina di mascherine ffp2, alcune cuffie di carta e alcuni calzari.

Premetto che questa seconda fornitura, abbiamo dovuta conquistarla con le unghie e con i denti; erano state convocate solo le associazioni con postazione a Cosenza, in quanto l’ospedale civile non consente più l’ingresso ad operatori sprovvisti di DPI, e, per un fortunato caso, quel giorno io mi sono recato in Centrale per altre ragioni, e, vedendo la situazione ho preteso la fornitura anche per i miei operatori, e quello che più mi inorridisce, è che HO DOVUTO LITIGARE per averli.

Ora, chi sia l’ente preposto alla consegna non è dato saperlo, visto lo scarica barile tra Centrale 118 e Protezione Civile, fatto stà che i miei operatori, ad oggi, non dispongono di sufficienti strumenti di protezione individuale, e stanno comunque continuando ad operare. Se potessi, provvederei personalmente all’acquisto di DPI, ma, come ben saprete, le forniture private, vengono tutte precettate dalla Protezione Civile, e ci risulta impossibile l’approvvigionamento.

L’unità di biocontenimento

Da mesi gli uffici sopra indicati sono perfettamente a conoscenza del nostro possesso dell’unità di biocontenimento, risorsa che, in altre regioni farebbero a pugni per averla, ma chissà perché qui, a Cosenza, si ritiene che non serva, tanto da IGNORARE completamente tutte le nostre proposte. Non si dica che sia un problema di prezzo, perché l’associazione in maniera molto ragionevole e assolutamente NON SPECULATIVA, ha proposto un servizio che mette a disposizione, mezzi e personale a costi irrisori e non distanti da una comune postazione 118, considerando che un’unità di biocontenimento ha dei costi molto elevati di manutenzione e decontaminazione.

Siamo perfettamente a conoscenza della triste situazione degli ospedali della provincia, si pensi a quanto sta accadendo a Cetraro con i percorsi COVID, si pensi agli operatori sanitari contagiati, e ci si chieda se, tutto questo non poteva essere evitato. Ci si chieda se vale di più assecondare chi ritiene, chissà per quali ragioni di non dover attivare questo servizio, o se sia più importante salvaguardare l’incolumità degli operatori sanitari, usufruendo di strumenti che possono NOTEVOLMENTE ridurre il contatto e quindi il contagio.

Siamo davvero demoralizzati da tutta questa vicenda, chi dovrebbe proteggerci e supportarci ci sta abbandonando al nostro destino.
Viviamo un momento storico, senza eguali, e fortunatamente la Calabria se la sta cavando, ma questo è ciò che si vede in superficie, questo è quanto si vuole mostrare all’apparenza; ma scavando in profondità vengono fuori vicende, come quelle descritte, per le quali c’è poco da applaudire.

Chi scrive non è uno dei tanti, ma il rappresentate di un’associazione che ha sempre svolto il suo dovere, un’associazione che giornalmente opera in situazioni drammatiche nel bene dei pazienti, un’associazione che nulla ha mai preteso se non la possibilità di operare e mettere in campo le proprie potenzialità in favore di soggetti svantaggiati. Un’associazione che nonostante le tante richieste mai considerate in termini di convenzionamento oggi è qui, in campo a dare una mano, non siamo quelli che si tirano indietro nei momenti critici, ma pretendiamo da parte vostra lo stesso impegno.

Chi di voi ha avuto modo di conoscerci personalmente sa bene che questa nostra missiva non ha scopo di denuncia né di polemica, ma semplicemente di autotutela da parte di un sistema che noi sempre abbiamo rispettato, e per il quale lavoriamo in maniera esemplare.

Chiedo espressamente che i nostri operatori vengano ritenuti a tutti gli effetti operatori 118, e che di conseguenza vengano tutelati esattamente come i dipendenti dell’ASP, che vengano dunque sottoposti regolarmente al tampone e che vengano loro fornite le adeguate protezioni individuali.
In merito all’unità di biocontenimento, che dire…lascio a voi le dovute considerazioni!

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