sabato,Ottobre 5 2024

Il mondo dello spettacolo calabrese scende in piazza

Sabato alle 17 manifestazione in piazza XI settembre del collettivo Approdi che si unisce alla rete nazionale dei lavoratori dello spettacolo e della cultura

Il mondo dello spettacolo calabrese scende in piazza

Il mondo della cultura e dello spettacolo di ogni regione d’Italia scende in piazza al grido di “Distanti ma uniti”. Anche Cosenza si unisce alla protesta con il collettivo Approdi – Lavoratrici e lavoratori della cultura e dello spettacolo Calabria, che manifesterà sabato 30 maggio alle ore 17 a piazza XI settembre. Attori, tecnici, scenografi, costumisti, registi, facchini, danzatori, musicisti, organizzatori, promoter, attrezzisti, cantanti, performer, chiedono di essere finalmente ascoltati e invitati ai tavoli istituzionali.

«La ripresa prevista per il 15 giugno non è  realizzabile se non nei pochissimi casi  di grandi realtà finanziate e garantite – scrivono in una nota gli organizzatori -, che potranno permettersi il distanziamento e le pratiche di sanificazione previste dai protocolli, mentre tutti gli altri, migliaia di lavoratrici e lavoratori, si troveranno senza alcuna possibilità  di poter riprendere la loro attività, fino al reale superamento dell’emergenza sanitaria». Dunque, secondo i milioni di operatori del settore, la ripartenza trascura le piccole realtà che erano e rischiano di essere in futuro escluse da fondi e finanziamenti.

«L’emergenza ci ha unito e ci ha reso consapevoli della necessità di un ripensamento radicale del ruolo e del significato che la cultura nelle sue molteplici espressioni assume nel nostro paese, e di una riforma profonda delle logiche che guidano le politiche culturali sia a livello nazionale che a livello regionale. Chiediamo misure immediate che ci consentano la sussistenza fino alla ripresa piena del settore. Chiediamo una riforma dell’intero sistema culturale, che renda la cultura democratica e accessibile per tutti, che dia dignità e valorizzi le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori».

                                       

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