martedì,Marzo 19 2024

Palamara, le correnti e la politica: così nasce il “sistema delle toghe”

Palamara racconta il "sistema delle toghe". «Se un magistrato non fa parte di una corrente, non fa carriera». E la politica "benedice"...

Palamara, le correnti e la politica: così nasce il “sistema delle toghe”

L’ex pm Luca Palamara, oggi imputato presso il tribunale di Perugia e sospeso dal Csm, ieri sera ha accettato di parlare della sua vicenda giudiziaria da Massimo Giletti, conduttore della trasmissione in onda su La7, “Non è l’Arena“. L’intervista ha toccato diversi punti dell’inchiesta di Perugia, nata da una segnalazione della procura di Roma al Csm, che riguardava proprio Luca Palamara. L’accusa originaria era quella di corruzione per intascato una presunta tangente di 40mila favorendo il collega Giancarlo Longo a capo della procura di Gela. Contestazione, tuttavia, caduta e non presente nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari. Rimangono invece altre ipotesi di reato.

Il “sistema Palamara” o il “sistema delle toghe”?

Quello che emerge dalle carte dell’inchiesta di Perugia è un mondo delle toghe che funziona allo stesso modo di quello della politica. «Se non fai parte delle correnti, sei tagliato fuori» ha detto ieri sera Palamara. «Voglio anche chiarire che il “sistema” ha partorito le nomine dei procuratori di Milano, Napoli, Palermo e Catanzaro», citando Francesco Greco, Nicola Gratteri, Francesco Lo Voi e Giovanni Melillo. Insomma, se un magistrato – seppur bravo e affidabile – non è iscritto a una delle tante correnti della magistratura italiana conta quanto il due di coppa quando la briscola è a denari. Cioè nulla.

Palamara, inoltre, si è difeso dall’accusa di essere l’uomo nero della magistratura italiana. «Ci sono tanti Palamara in Italia, non ero l’unico che faceva da mediatore tra le varie correnti per individuare i giusti profili» ha chiarito l’ex pm di Calciopoli, con un passato alla procura di Reggio Calabria. L’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, tuttavia, ha mandato messaggi precisi al suo mondo. Ed è evidente che lo abbia fatto per non passare come il capro espiatorio di turno. E su questo Luca Palamara ha pienamente ragione.

Le correnti servono per far carriera

Chi oggi si meraviglia o si indigna su come funzioni il “mercato delle toghe”, che nulla a che vedere con quello dei calciatori, fino a ieri probabilmente viveva sulla Luna, a cominciare da una parte politica che naviga sull’onda giustizialista. Ebbene, Luca Palamara ha spiegato che il “sistema delle toghe” era necessario per far andare avanti coloro i quali volevano fare carriera. Il “carrierismo”, secondo Palamara, è stato uno dei mali della magistratura italiana. Dal «2007 in poi le cose sono peggiorate, ma è chiaro che la politica non ha la capacità di influire sulle nomine, se non c’è accordo nelle correnti, questo non avviene». Verità parziale, quella di Palamara, visto che alcuni magistrati hanno legami profondi con la politica del territorio.

I tanti Palamara sparsi per l’Italia: ci sono anche i magistrati calabresi

Le guerre interne tra magistrati, infatti, sono peggiori di quelle che avvengono al di fuori dei tribunali o delle sedi istituzionali, vedi il Csm. Il punto è, ma non c’era bisogno del “caso Palamara” per scoprirlo, che la magistratura italiana ha incrostazioni di lunga data che ormai sono diventate “sistemiche”. Far passare Luca Palamara come il male assoluto della magistratura italiana, dunque, non è corretto.

In Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, passando per la Calabria e la Basilicata, ci sono tanti Palamara che tramano con la politica per mettere il magistrato amico nella procura di riferimento. E chi dice che non è così, mente a se stesso. Ha ragione Palamara, quando dice che il “sistema” non lo ha inventato lui, ma egli stesso lo ha portato avanti, insieme agli altri. Nel “sistema delle toghe” ci sono anche magistrati che lavorano in Calabria o che in questa terra sono nati. E ce ne occuperemo a breve.

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