PALAMARA Il “sistema delle correnti” che tramava da Roma a Catanzaro
Palamara va su tutte le furie quando viene abbandonato dagli amici. In gioco c'è il suo futuro, ma qualche mese dopo scoppia il caso Perugia.
Il “sistema delle correnti” della magistratura italiana aveva solo un obiettivo. Posizionare nei ruoli più alti gli appartenenti alle varie anime delle toghe italiane: Unicost, Area, MD e tanti altri. Poche volte ha prevalso il merito, vedi alcune nomine a procuratore capo da Roma a scendere, ma nella maggior parte dei casi, i magistrati ragionavano come la peggior corrente politica della storia repubblicana italiana. Non ci si deve meravigliare, quindi, se Luca Palamara fosse tra i mediatori più abili a portare a casa i risultati. Alcune volte era costretto a cedere, altre volte vinceva. Ma quando si è trattato di parlare del suo futuro, qualcosa si è inceppato.
Luca Palamara ne discute con Paolo Auriemma – all’epoca vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, e attuale procuratore capo di Viterbo, diventato famoso per aver difeso Matteo Salvini in una conversazione con l’ex pm di “Calciopoli” – con il quale si sfoga puntando il dito contro i nemici. E Palamara non prende bene la neutralità di Giovanni Bombardieri che lui ha contribuito a far nominare procuratore capo di Reggio Calabria, definendolo «un pusillanime». Si aspettava di più da Bombardieri, perché in ballo c’è la sua corsa a procuratore aggiunto di Roma o Perugia, o probabilmente un ruolo ancora più importante in un’altra procura italiana. Ma se non fa pace con «Marco», questo non può avvenire. (IL CASO COSENZA).
Lo sfogo di Palamara
Il primo marzo del 2019, Luca Palamara conversa con Auriemma. «Oh comunque stavo dicendo non te la prendere… cioè tanto io mi ricorderò che tu di quelli sei stato l’unico comunque vada…». Auriemma: «Non lo faccio per questo, lo faccio perché siamo tutti amici…».
Palamara svuota il sacco. «Non dire ste cose perché sai benissimo che non è così hai per la prima volta constato il livore, l’odio e l’invidia delle persone… basta quindi non mi dire che siamo amici… è stata una presa per il culo per dieci anni, tu sei una persona diversa e io me lo ricorderò sempre per tutta la vita perché per me queste sono le cose che contano, resterò a fa il sostituto, andrò a pulire i cessi, comunque non me ne frega un ca… la vita va avanti… mica c’è problema però uno sa distinguere le persone in queste occasioni… dopo di che ti ringrazio… solo questo ti voglio dire… per tutto quello che hai fatto che.. non voglio niente… lui si è dimostrato un’altra cosa… Giovanni appartiene alla categoria dei pusillanimi… Roberto, come dici tu, vedremo come andrà la partita, se vinco io o perdo… se vinco io vedremo come va…».
A leggere le cronache, sembra che Palamara abbia perso il treno per avanzare di grado e fare una carriera più brillante. Anche se tutto dipenderà dal processo di Perugia e dalla decisione della commissione disciplinare del Csm.
«Farò un casino, con i miei mezzi»
Auriemma in un discorso molto più ampio dice a Palamara che «non è che muori se fai il sostituto… fra un anno… invece che adesso, cioè anche l’idea…». E Luca replica: «Quello non lo farò mai… che me frega… detta tra me e te mo… devo essere sinceri… ma a me io sto benissimo così… cioè almeno, sono privo di responsabilità… me sto rilassando, sto tranquillo, è una questione di tradimento di principio… detta tra me e te come dici tu, ma che te pare ma io sono come te, mi conveniva molto di più fa il dirigente da qualsiasi piccola parte che stavo da solo, secondo te mi va di fare l’aggiunto… che me dà… farò un casino… con i miei mezzi… e le mie cose e questo me lo devi concedere poi è chiaro che ci sarà un riflesso negativo su Roma…».
I colloqui con Forciniti per il dopo Lupacchini
Due giorni dopo lo sfogo con Auriemma, Luca Palamara intrattiene una lunga conversazione con Massimo Forciniti, presidente della sezione penale del tribunale di Crotone. Nel corso della discussione, a due mesi dal giorno in cui scoppierà lo scandalo di Perugia e subito dopo lo scontro tra Nicola Gratteri e Otello Lupacchini, i due magistrati sono ben consapevoli che devono tenere unito il gruppo d Unicost. Così nasce l’idea per il dopo Lupacchini.
Il riassunto degli investigatori rileva che Palamara e Forciniti «convengono di far entrare in segreteria nazionale tale Pina, affinché questa non crei problemi, anche se ci sarà l’incognita “Alberto” che Palamara dice sapere che ha il desiderio di parlargli ed anzi chiede a Forciniti se sia al corrente che l’Alberto “sappia qualcosa” aggiungendo che “Alberto non lo dobbiamo perdere però eh? Alberto lo odia a Paolo.. quindi…” e concordano, come merce di scambio, su una eventuale nomina a procuratore di Catanzaro quando andrà via Lupacchini. Forciniti dice che questo Alberto ora è applicato alla Tributaria e chiede a destra e a manca incarichi». (L’INCHIESTA SU MIMMO LUCANO)
L’Alberto di cui parlano i due potrebbe essere Alberto Liguori, nato a San Demetrio Corone, e attuale procuratore capo di Terni. Il ruolo paventato sarebbe quello di procuratore generale di Catanzaro. Ma nessuno immagina cosa accadrà qualche mese più tardi, con il Csm che decide di mandare a Torino l’esperto magistrato Otello Lupacchini che, com’è noto, nei giorni scorsi ha depositato ricorso (insieme ad Eugenio Facciolla) contro il concorso bandito dal Csm per il ruolo di procuratore generale di Catanzaro.