Rubavano auto e svaligiavano appartamenti, arrestati a Cetraro
Rubavano auto, soprattutto Fiat Panda (ma non solo), da cui il nome dell’operazione “Pandemonio”, e si intrufolavano negli appartamenti svaligiandoli, fino a quando sono stati arrestati a Cetraro. I militari della Compagnia di Paola (Cs), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, dal G.I.P. presso il Tribunale di Paola – Rosamaria
Rubavano auto, soprattutto Fiat Panda (ma non solo), da cui il nome dell’operazione “Pandemonio”, e si intrufolavano negli appartamenti svaligiandoli, fino a quando sono stati arrestati a Cetraro. I militari della Compagnia di Paola (Cs), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, dal G.I.P. presso il Tribunale di Paola – Rosamaria Mesiti – su richiesta dei Sostituti Procuratori Rossana Esposito e Maurizio de Franchis, coordinati dal Procuratore Pierpaolo Bruni, nei confronti di 2 soggetti noti alle Forze dell’Ordine – il 42enne R.M. ed il 22enne G.F. – ritenuti responsabili, a vario titolo ed unitamente ad altre 2 persone indagate a piede libero, del reato di associazione per delinquere finalizzata al furto pluriaggravato e continuato, nonché alla ricettazione.
La banda finita nel sacco
Nell’ambito della stessa operazione risultano indagati a piede libero, per concorso nei singoli episodi delittuosi, altri 9 individui.
Le attività d’indagine, avviate nel mese di maggio 2016, dalla Stazione Carabinieri di Cetraro, con il supporto del N.O.R. della Compagnia di Paola, e refertate a febbraio 2018, hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere – composta da soggetti noti alle Forze dell’Ordine, originari dell’area urbana di Cetraro – operativa nell’area tirrenico cosentina e specializzata nella commissione di furti di autovetture, prevalentemente Fiat Panda – da cui il nome dell’operazione – e di gasolio da automezzi; il tutto al fine di destinarne il prodotto alla ricettazione su tutto il territorio della Provincia di Cosenza.
I nomi in codice per individuare le vittime
Gli indagati, secondo un collaudato modus operandi, erano soliti effettuare prima un sopralluogo, finalizzato ad individuare e selezionare i possibili obiettivi e li indicavano con un linguaggio in codice ossia con nomi di animali. Durante la commissione dei furti mettevano in atto un’attenta sorveglianza e utilizzavano auto facendo delle staffette al fine di rendere sicuro il tragitto delle vetture oggetto di furto. Inoltre utilizzavano basi sicure dove occultare sia i mezzi rubati che il gasolio, in attesa della ricettazione delle stesse, per intero o suddivise in parti.