OVERTURE | Cosenza, tribunale del Riesame annulla misura cautelare
Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato la misura cautelare a uno degli indagati di "Overture". Si tratta di un 28enne di Cosenza.
Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato la misura cautelare dell’obbligo di dimora nei confronti di Antonio Lucà, 28 anni di Cosenza, fino a ieri latitante a seguito dell’operazione “Overture“, coordinata dalla Dda di Catanzaro. I giudici del Tdl hanno accolto la richiesta avanzata dall’avvocato Antonio Quintieri del foro di Cosenza, difensore di uno degli indagati dell’inchiesta sul gruppo dedito al narcotraffico che, secondo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Cosenza, sarebbe guidato da Alfonsino Falbo. (LEGGI QUI LE ALTRE DECISIONI DEL RIESAME)
Le motivazione del tribunale del Riesame
Antonio Lucà è accusato di concorso di detenzione e porto in luogo pubblico di una pistola di marca imprecisata e di una cessione di sostanza stupefacente a Riccardo Gaglianese, uno dei presunti partecipi dell’associazione per delinquere dedita al narcotraffico. Il Riesame di Catanzaro scrive che «i gravi indizi di colpevolezza a carico di Antonio Lucà in ordine ai reati ascrittigli con la provvisoria imputazione – detenzione di una pistola semiautomatica e cessione a Riccardo Gaglianese di sostanza stupefacente del tipo cocaina, tra cui 33 grammi a titolo di corrispettivo per l’acquisto della pistola – emergono dal contenuto della conversazione captata in ambientale nell’abitazione del Gaglianese in data 8 maggio 2018».
I giudici, inoltre, rilevano che «dalla stessa conversazione, a cui ha preso parte anche Manuel Forte, è possibile desumere che Lucà intratteneva rapporti con Gaglianese in materia di sostanze stupefacenti; Forte mostra agli altri due una pistola semiautomatica che vende al Gaglianese per la somma di 800 euro; Gaglianese cede la stessa arma a Lucà, che insiste per poterla avere, dando quale corrispettivo per il prezzo 33 grammi di cocaina». Per il Tdl di Catanzaro «si tratta di una conversazione che non lascia alcun dubbio in ordine all’oggetto della trattativa intercorsa tra Gaglianese e Lucà, poiché chiaro è il riferimento alla sostanza stupefacente del tipo cocaina (indicata come “popò”) nonché alla pistola che ha seguito il doppio passaggio da Forte a Gagliarde e da questi a Lucà». D
Gli incontri avvenuti a maggio
Il Riesame ritiene che «non vale a porre in dubbio lo scambio sostanza stupefacente-pistola tra Gaglianese e Lucà la circostanza che le perquisizioni a cui è stato sottoposto Antonio Lucà il 9 maggio, quindi il giorno successivo al colloquio, e ancora il 12 maggio, hanno dato esito negativo, poiché ciò può solo significare l’occultamento dell’arma (e della sostanza stupefacente) in luogo diverso da quelli sottoposti a perquisizione; se anche Lucà ha indicato la vettura come luogo di occultamento dell’arma, non vuol dire che necessariamente la pistola si sarebbe dovuta trovare nella vettura, giacché egli ha tenuto a precisare che avrebbe portato l’arma quando andava a fare “qualcosa”, volendo con ciò intendere l’acquisto di sostanza stupefacente o la commissione di altra azione illecita».
Le esigenze cautelari per Antonio Lucà
«Riguardo alle esigenze cautelari, la contestazione – documentata dalla difesa – che Antonio Lucà si sia allontanato dalla Calabria in epoca ampiamente antecedente alla esecuzione della misura, e quindi, dall’ambiente cosentino in cui aveva avuto modo di manifestarsi l’attività delittuosa in contestazione, conduce a ritenere non sussistenti, sotto il profilo quanto meno dell’attualità, le esigenze cautelari attinenti al pericolo di reiterazione della condotta delittuosa (quanto al pericolo di fuga, deve ritenersi insussistente, considerato che le informazioni rese dai genitori dell’indagato fanno emergere come lo spostamento all’esterno sia avvenuto già nel corso del 2019 e le indicazioni fornite consentivano di poter pervenire alla individuazione del luogo in cui si trovava)».
«La richiesta di Riesame va, quindi, accolta, con annullamento dell’ordinanza e cessazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora applicata a Antonio Lucà» conclude il collegio giudicante cautelare, presieduto dal presidente Giuseppe Valea.
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