La replica di Gabriele Muccino: «La Calabria? L’ho resa bellissima»
Il regista risponde a una ragazza calabrese che su Instagram aveva criticato il cortometraggio sulla Calabria. Parla Gabriele Muccino.
Non si placano le polemiche nei confronti del corto “Calabria terra mia” di Gabriele Muccino, fortemente voluto da Jole Santelli e con protagonisti l’attore Raoul Bova e la compagna, Rocío Muñoz Morales. «Troppo stereotipato», è stata l’accusa della stragrande maggioranza di chi ha visto l’opera. Ed è stato anche il pensiero di Martina Vetere, una ragazza di Cosenza che ha postato una storia su Instagram, taggando il regista e scrivendo: «Mi stai dicendo che in Calabria si trainano gli asini sulle strade sterrate, si mangiano le clementine e se non metti il finocchietto sulla soppressata non sei nessuno?». Mai Martina avrebbe potuto pensare che, da un post palesemente ironico, potesse arrivare uno scambio di battute al vetriolo con lo stesso Muccino. (LEGGI QUI)
Ecco cosa ha risposto Gabriele Muccino
Il regista ha infatti replicato alla foto pubblicata dalla ragazza con un piccato: «Preferisci le case non finite, migliaia di case abusive. Hai ragione». Una risposta che però non ha trovato impreparata Martina, che non solo ha replicato, ma (dopo aver tenuto testa senza particolari problemi al suo interlocutore) ha anche pubblicato gli screen sulla sua pagina Facebook. «Non capisco perché creare un corto sulla Calabria se (lei, Muccino, ndr) disprezza così tanto questa terra tanto da vedere solo le “case non finite e migliaia di case abusive».
«Ho reso la Calabria bellissima»
«L’ho resa bellissima (la Calabria, ndr). Ma ho avuto molti palazzi che non potevo inquadrare. Questo non significa disprezzare. Soltanto essere obiettivi. Invece che lamentarvi delle coppole pensate alla suggestione per uno che non è mai stato in Calabria e debba essere tentato dall’andarla a visitare. Questa era la mia missione». L’ultima parola a Martina: «La Calabria è mare e montagna, modernità e storia, ma Lei ha preferito mostrare una terra ferma a 50/60 anni fa che non rispecchia la realtà, difatti nessun calabrese si è sentito identificato nel Suo corto». Un dialogo che sembra avere dell’incredibile, ma è realtà.