Sposato (CGIL): «Nessuno conosce il piano Covid per la Calabria»
Angelo Sposato, segretario regionale della CGIL Calabria, accusa la politica calabrese di aver fatto pochissimo per l'emergenza Covid-19.
Intervista al segretario regionale della CGIL Calabria, Angelo Sposato sui temi dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Una decina di giorni fa, grossomodo, aveva espresso perplessità per il mancato impiego dei fondi Covid. A quanto ammontano?
«Ci sono più fondi per quanto riguarda la Calabria: ci sono 86 milioni per il decreto Calabria, che non sono stati spesi, più altri 100 milioni in due tranches che si sarebbero dovuti spendere da marzo ad oggi. Noi per otto mesi abbiamo insistito su questo punto, adesso bisognerà chiedere al Mef e alla Corte dei Conti».
Chi avrebbe dovuto spenderli? La Regione o il Commissario Straordinario?
«Le ordinanze le fa la Regione. Noi avevamo chiesto un tavolo di confronto per sentire anche le parti sociali: abbiamo un deficit di 4000 medici e infermieri e noi l’abbiamo denunciato per tempo, perché sapevamo che gli operatori non potevano sopportare una mancanza del genere. La Giunta Regionale si è cullata sulla responsabilità dei calabresi, che hanno mantenuto basso il numero dei contagi, senza dare priorità ai temi della salute».
Come mai non sono stati spesi questi 186 milioni complessivi?
«Per degli orpelli burocratici creatisi fra la struttura commissariale, che ha operato con dei decreti, e la Regione. Il dipartimento salute, però, come dichiarato dal commissario Cotticelli, ha creato un tappo alle misure che dovevano essere previste. Sempre a detta del Commissario Cotticelli, ogni qualvolta arrivava un dca al Ministero della Salute o delle Finanze, tutto veniva bloccato. Abbiamo denunciato anche in commissione antimafia: crediamo che sia opportuno, per la magistratura, verificare. Una politica che deve essere più attenta ai bisogni dei cittadini e meno alle loro problematiche. In questo momento consiglio ad hoc per la Calabria: il ministro Speranza è stato molto attento a quanto posto dal sindacato».
A seguito della pandemia i posti in terapia intensiva, stando alle dichiarazioni del dg Belcastro e del presidente ad interim Spirlì, sarebbero saliti a 152 dai 106 precedenti.
«Noi non sappiamo se ci siano realmente tutti questi posti letto, nessuno conosce un piano Covid in Calabria. Per il momento noi, come Cgil, sappiamo che ce ne sono soltanto sei in più. Visto che ieri hanno cambiato in corsa anche dei numeri sui ricoveri sarebbe giusto che Belcastro dia una risposta a queste domande. Poi vorrei sapere: è possibile lo scontro fra i settanta posti Covid chiesti a Germaneto dal dott. Zuccatelli (Commissario dell’Azienda Ospedaliera di Catanzaro, ndr) e il rettore, che si è opposto? In una situazione come questa?»
Facciamo un passo indietro: tutto partì dai tagli di Loiero nel 2009 e dal commissariamento, indetto dal Governo Berlusconi, nel 2010. Si può dire che sia stata fatta una battaglia politica sulla pelle dei calabresi?
«La sanità è sempre stato terreno di scontro politico trasversale, ma gli effetti drammatici sono partiti dalla giunta Scopelliti che portò la sanità ai commissariamenti. Purtroppo le nomine dei direttori generali vengono fatti dalla politica e la sanità diventa l’immagine dello scambio politico-mafioso. Si tratta di un indebitamento che non è stato fatto per i cittadini, ma per nomine e favoritismi: la spesa sanitaria costituisce fra il 70 e l’80 per cento della spesa regionale. Come Cgil abbiamo chiesto chiarezza su questo punto, avendo ragione: le Asp di Catanzaro e Reggio sono state chiuse per infiltrazioni mafiose e a Cosenza c’è un buco enorme. Questi quindici anni hanno portato a un incremento della sanità privata invece della pubblica».
Quanta responsabilità ha l’ultima Governance regionale sull’emergenza in atto?
«Sui temi complessivi della sanità non possiamo dare colpa, sull’emergenza sì: non abbiamo avuto una Giunta Regionale all’altezza della situazione, che ha evidentemente sottovalutato l’emergenza scaricando la responsabilità delle scelte al Governo. In questi mesi, nonostante le sollecitazioni, non abbiamo avuto nessun contatto con loro. La prematura scomparsa del presidente Santelli, che sicuramente è stata motivo di sgomento e commozione, ha bloccato alcuni meccanismi, ma adesso bisogna lavorare: se la Calabria diventerà zona rossa sarà colpa di questa Giunta che non ha migliorato le terapie intensive, occupandosi di tutto meno che di questo. Adesso bisogna chiedere aiuto al Governo, non fare il muro contro muro e invocare il presidente della Repubblica».
Si sarebbe potuto fare di più?
«Loro hanno addirittura pensato di riformulare 500 milioni di euro di fondi Por, comprese anche alcune poste previste, di cui 150 sulla sanità. Ora io mi chiedo: come fa una Giunta Regionale, con delle elezioni che devono essere svolte a breve, dopo non aver speso i 186 milioni stanziati dal Governo, a riformulare così tanti soldi? Cos’è, una trovata politica?»
Domanda che lascia un po’ in sospeso i nostri lettori: come si calcola l’indice RT?
«Innanzitutto cos’è: è l’indice di contagio fra i contagi rilevati e i posti di terapia intensiva e subintensiva. Con questo calcolo si capisce se una Regione possa affrontare questa pandemia. In Calabria si è costretti a fare il lockdown perché non si potrebbe garantire il diritto alla salute delle persone e, da questo punto di vista, non si può giocare coi numeri di una pandemia».