Regioni a “colori” e riapertura delle scuole: le ultime novità
Conte convoca i capi delegazione di maggioranza, mentre cresce la preoccupazione per il ritorno in classe in presenza. Ecco gli scenari.
Non è così scontato che le scuole superiori di secondo grado torneranno in presenza, 75% o 50% che sia, dal 7 gennaio in poi. L’andamento dei contagi preoccupa tutti. Dalla politica agli scienziati, dai medici territoriali ai presidi.
Oggi il premier Giuseppe Conte ha convocato i capi delegazione per fare il punto della situazione e decidere cosa fare per le sei regioni, compresa la Calabria, che rischiano di nuovo di entrare in “zona rossa”, come prevede il DPCM che tornerà ad essere in vigore dal giorno dopo la festa della Befana. «Noi come regione siamo favorevoli alle riaperture delle scuole il 7 gennaio e saremo pronti per quella data. Gli studenti italiani stanno pagando un prezzo altissimo. Detto questo, condivido le preoccupazioni dei miei colleghi e sarebbe giusto che il governo ci riconvocasse per prendere una decisione definitiva. Se c’è timore visti i numeri, ci si ritrova, si discute e si decide. Noi avremo 500 mezzi di trasporto in più nelle strade rispetto a prima» ha detto il presidente della Conferenza Regioni e della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Un invito all’estrema prudenza arriva anche dal virologo del San Raffaele Roberto Burioni che mette in guardia anche su una maggiore contagiosità del virus perché tra i ragazzi circolerebbe maggiormente la “variante inglese” di Sars Cov 2. «Questa variante più contagiosa – mette in guardia Burioni – pare circolare con particolare intensità nei bambini (0-9 anni) e nei ragazzi (10-19 anni) rispetto alle altre fasce d’età. Un elemento che deve portarci a una sorveglianza particolarmente attenta nel capire tempestivamente se questa variante comincerà a circolare nelle scuole».
Il matematico del Cnr, Giovanni Sebastiani ha spiegato di essere «molto preoccupato dall’evoluzione dell’epidemia rispetto ad una riapertura delle scuole il 7 gennaio con didattica in presenza. Diversi studi scientifici mostrano che gli studenti delle superiori contribuiscono in modo significativo alla diffusione del virus». Secondo il matematico «la ragione e la prudenza suggeriscono di ripartire con le scuole superiori nella seconda metà di gennaio, una volta verificati che gli effetti delle misure del periodo di vacanze natalizie-inizio anno-Befana”. Una bocciatura totale per il rientro in classe delle superiori previsto dopo la Befana arriva dal Lazio con l’assessore alla Sanità della Regione Alessio D’Amato e il presidente dell’Associazione presidi Mario Rusconi che chiedono al governo di ripensarci. “Con questi dati in crescita non si può riaprire – ha sottolineato D’Amato – faccio un appello al governo a riflettere bene sulla riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Devono restare chiuse, in tutta Italia. Sarebbe estremamente imprudente in questa fase dell’epidemia riaprire le superiori fra una settimana». «Le scuole nel Lazio non riapriranno se le istituzioni che si interessano di trasporti, sanità e ordine pubblico, non garantiranno quanto di loro competenza» ha evidenziato Rusconi.