giovedì,Marzo 28 2024

Covid, Crisanti: «Le zone rosse funzionano, quelle gialle no»

“Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto”. Così a Buongiorno, su SkyTG24, Andrea Crisanti, professore ordinario , parlando delle misure di contrasto e contenimento dell’emergenza Covid-19. “Il Veneto

Covid, Crisanti: «Le zone rosse funzionano, quelle gialle no»

“Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto”. Così a Buongiorno, su SkyTG24, Andrea Crisanti, professore ordinario , parlando delle misure di contrasto e contenimento dell’emergenza Covid-19.

“Il Veneto – ha aggiunto – è rimasto zona gialla e questo è stato considerato come una specie di premio, una medaglia, un lustrino con cui dimostrare che si era bravi. Sono state applicate misure di sorveglianza basate sui tamponi rapidi, che di fatto non sono adatti a questo scopo, e hanno permesso che la maggior parte delle Rsa del Veneto si infettassero. Per proteggere comunità come anziani e ospedali non si possono utilizzare test rapidi, che hanno una sensibilità del 30%, ogni dieci positivi ne mancano tre. Una volta che una persona infetta entra dentro fa una strage”.

Quanto ai 21 parametri utilizzati per definire il ‘colore’ delle diverse aree del Paese, “dovrebbero essere cambiati, ci sono segni che questo accadrà. Verrà dato molto più peso al numero dei casi giornalieri e al valore dell’Rt” ha detto Crisanti.

“I ventuno parametri – ha spiegato – dobbiamo immaginarli come una specie di catena che intrappola il virus: la forza di questa catena è determinata dalla forza dell’anello più debole. Se i posti in terapia intensiva e in ospedale hanno un peso importante, creano un effetto paradosso. Più posti in ospedale permettono al virus di circolare”.

Poi la didattica. “Si riaprono di nuovo le scuole al buio – ha sottolineato Crisanti – Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dei dati per capire se hanno funzionato o meno”.

Se possiamo permetterci o meno la riapertura delle scuole “la cosa più grave è che nessuno lo sa – ha detto – Con questi provvedimenti forse abbiamo raggiunto un certo equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e quella delle nostre attività di contenerlo. Ora noi questo equilibrio lo perturbiamo, permettiamo nuove opportunità al virus per trasmettersi con scuole, assembramento sui trasporti, assembramenti fuori alle scuole. Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede. Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi a tappeto per capire se il virus si trasmette. In questo modo avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare”.

Quanto alla terza ondata, se è iniziata “lo sapremo tra una settimana o due. In questo momento i dati che abbiamo sono tutti falsati dal numero di tamponi fatti, che in queste settimane hanno avuto un andamento erratico a causa delle festività. Per capire quello che è successo durante le vacanze – ha concluso – dovremo aspettare sette o otto giorni”.

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