Non solo l’interdizione per Cesareo, scatta anche il decreto di perquisizione
Stamane la notifica della misura interdittiva della durata di 12 mesi. Poi i carabinieri del Nas hanno acquisito tanti documenti importanti.
La giornata di Vincenzo Cesareo è iniziata molto presto. Ed è stata intensa, emotivamente tesa. La notifica dell’ordinanza cautelare, emessa dal gip di Paola, è stata un fulmine a ciel sereno per il direttore sanitario dell’ospedale Spoke “Cetraro-Paola”. Le accuse sono pesantissime: falso, truffa, peculato e turbativa d’asta. La procura di Paola, con la collaborazione investigativa dei carabinieri del Nas di Cosenza, ha scoperchiato un altro “sistema sanitario” del Tirreno cosentino. Prima era toccato a Mario Russo, oggi a Vincenzo Cesareo. E non è finita qui.
La misura interdittiva della durata di 12 mesi costringerà, per il momento, Cesareo a stare lontano dalla struttura sanitaria di Cetraro. Ma il medico cetrarese nel corso della giornata, assistito dal suo avvocato, Daniela Tribuzio, non solo ha consegnato una mole di documenti, acquisiti all’interno della sua abitazione, ma ha aperto le porte del suo ufficio ai carabinieri del Nas che hanno eseguito il decreto di perquisizione, firmato dalla procura di Paola. Gli investigatori, inoltre, hanno passato al setaccio tutto, entrando anche in uno dei reparti dell’ospedale di Cetraro che potrebbe finire nel mirino dei magistrati per eventuali nuovi approfondimenti investigativi. Infatti, l’inchiesta su Vincenzo Cesareo, secondo quanto emerge dall’ordinanza cautelare, dura da quasi dieci mesi e potrebbe essere solo l’inizio di un’indagine molto più ampia.
Le intercettazioni ambientali, rilevate grazie al Gps posto sotto l’auto dell’Asp di Cosenza, che Cesareo utilizzava per viaggi personali, fino ad arrivare in Campania, hanno descritto tutte le presunte condotte illecite del medico. Son 94 i percorsi monitorati dai carabinieri del Nas che, da quanto emerge dalle indagini, lo hanno seguito anche in Sila, dove si era recato per un pranzo di famiglia, e soprattutto al mare, nei mesi festivi. La Fiat Panda era parcheggiata al di fuori di un ristorante di Camigliatello Silano e all’esterno di uno stabilimento balneare. Insomma, Cesareo non si poneva alcun problema. Quell’auto era “sua”, in tutto e per tutto.