domenica,Ottobre 13 2024

Giro di boa

So di non essere originale (la coincidenza è stata già notata da altri), ma il pareggio di Monza mi ha ricordato moltissimo quello ottenuto al Bentegodi due anni fa. Allora il Cosenza di Braglia, rinvigorito dagli arrivi di Sciaudone ed Embalo, aveva davanti l’Hellas Verona, quinto in classifica e candidato alla promozione (che ottenne). Stavolta

Giro di boa

So di non essere originale (la coincidenza è stata già notata da altri), ma il pareggio di Monza mi ha ricordato moltissimo quello ottenuto al Bentegodi due anni fa. Allora il Cosenza di Braglia, rinvigorito dagli arrivi di Sciaudone ed Embalo, aveva davanti l’Hellas Verona, quinto in classifica e candidato alla promozione (che ottenne). Stavolta c’erano i brianzoli e il solo Tremolada come rinforzo giunto (finora) del mercato. Identico il risultato (2-2), sostanzialmente uguale la rimonta (a Verona davvero clamorosa, con due gol negli ultimi otto minuti) e simile il dominio avversario incassato con diversi patemi, un po’ di fortuna e la giusta dose di resilienza. Decisivi e subito in rete i nuovi innesti.

Immutato anche il mio pessimismo: in entrambi i casi, dopo il 2-0, ero rassegnato alla sconfitta. Anzi, se contro i gialloblù il provvisorio raddoppio arrivò a metà del secondo tempo, al Brianteo la facilità con cui i padroni di casa hanno approfittato nella prima frazione di gioco degli errori della retroguardia mi puzzava quasi di goleada. 

Sulla rete di Gytkjaer, come ha notato anche Piero Bria, la mediana rossoblù è spezzata e soprattutto la retroguardia rinuncia a chiudere sul portatore di palla per ripiegare di corsa verso l’area. Questa foto sarà inviata in formato poster al prossimo che insiste a parlare di “miglior difesa della serie B”.

Invece, sia a Verona che a Monza, è accaduta una cosa che succede spesso alle “corazzate” zeppe di calciatori “di categoria superiore”: le squadre di Grosso allora e di Brocchi oggi hanno considerato la vittoria come acquisita e tirato i remi in barca. E sabato, tra la svogliatezza di Boateng (del resto, l’80% della mia stima nei confronti del Boa dipendeva dalla relazione con Melissa Satta) e l’assist di Bettella, si è fatta largo una ritrovata caparbietà dei Lupi.

Bene, dunque, il primo innesto. Tremolada si è rivelato un trequartista tecnico, svelto e molto funzionale al gioco di Occhiuzzi – e, vista l’intesa con Carretta, spero che si resista alle sirene del mercato. È ovvio che mancano all’appello ancora diverse pedine (almeno una punta, un difensore e un centrocampista), ma visti i nomi che circolano (io e Franco Lepore, per dire, ci passiamo appena tre anni) sono costretto a fare un passo indietro.

Se nel 2009 mi avessero detto “Un giorno il Cosenza costringerà sul pari la squadra di Berlusconi”, forse avrei creduto più probabile che Beppe Grillo fondasse un partito. Sono successe entrambe le cose.

Le settimane di sosta del campionato sono infatti state contrassegnate da una bella iniziativa della parte più autorevole della stampa sportiva cosentina: dieci domande a Eugenio Guarascio. Purtroppo, le risposte del patron hanno aggiunto pochissimo al dibattito sulla gestione del calcio a Cosenza. Prevedibilmente, aggiungo. E non perché le domande fossero mal poste, ma perché un’espressione più di tutte riassume il Guarascio-pensiero: quella del “padre di famiglia”, il ruolo a cui si è ispirato in questi dieci anni di gestione.

E c’è una storia che la esemplifica più di tutte: la parabola del centravanti. Restando agli anni della serie B, nel mercato invernale 2019, la scarsa verve di Riccardo Maniero spinse a scommettere su Litteri. Sappiamo tutti com’è andata: 300mila euro, poche presenze, un rigore sbagliato. Otto mesi più tardi, ci risiamo: manca la punta. E, durante il mercato estivo, il Cosenza ha la possibilità concretissima di rilevare M’Bala Nzola dal Trapani. L’accordo, a quanto se ne sa, salta per un improvviso ribasso nell’offerta della società rossoblù a poche ore dal gong.

Col senno di poi, siamo tutti bravi, è vero. Eppure, i numeri parlano chiaro. Ceduto dal Trapani allo Spezia, Nzola ha segnato 15 reti in un anno. Due estati fa il 24enne francese costava 300mila euro; oggi vale 4 milioni. È vero, il Cosenza ripiegò su Riviere, che ha contribuito (e molto) alla salvezza, ma entrò in condizione a dicembre e, ad agosto, è andato via da svincolato.

E, secondo voi, io quest’anno al Fantacalcio per il sesto slot dell’attacco chi ho scelto? Riviere o Nzola? Dai, su, che è facile…

Quello che voglio dire è che il “padre di famiglia” si comporta come Guarascio: un imprenditore che opera nel pubblico, lavora sulle relazioni politiche e sul mantenimento di una posizione. E, se ha perso 300 mila euro in un investimento, cercherà di risparmiarne 300 mila al giro successivo per rimettersi in pari.

Un imprenditore vero, invece, ragiona all’opposto. Se cioè ha perso 300 mila euro, dirotterà altri 50 (o 100) su un investimento più sicuro. In modo che gliene possano tornare 400 dalla vendita, per recuperare le perdite e fare pure profitto. Il punto è che un simile modo di vedere, purtroppo, non rientra minimamente nelle coordinate di pensiero di Guarascio. O, almeno, non è mai accaduto finora.

Credetemi, io non impazzisco per avere Ceravolo e Ardemagni in rossoblù (anzi, me ne terrei alla larga). Ma non credo sia possibile affrontare l’ennesima sessione di mercato con il “fantasma” di Litteri che aleggia davanti agli occhi di Guarascio quando si pronuncia la parola “centravanti”. “Famiglia” e “impresa” sono due concetti opposti e, se rispondere democristianamente alle domande della stampa cosentina sa di occasione persa, il mercato di gennaio è l’ennesimo, possibile “giro di boa” per evitare l’ennesima stagione all’insegna della novella dello stento ed essere ambiziosi senza scialacquare (rischio, quest’ultimo, che il patron non corre di certo).

Al di là del risultato, la verità è che il Cosenza a Monza ha sofferto (molto fino al 2-0; ragionevolmente dal 2-2 al fischio finale). Avremmo potuto vincere, ma pure perdere. E tuttavia difficilmente troveremo contro Pordenone ed Entella (le prossime due gare) gli stessi spazi in ripartenza che il Monza ha concesso sabato ai Lupi. Comunque vadano le cose, gireremo la boa del girone d’andata sotto i 20 punti. E questo significa una cosa sola: che il Cosenza va rinforzato. Ancora. Parecchio. Come farebbe, qui sì, un buon “padre di famiglia”.