venerdì,Marzo 24 2023

Donata Bergamini: «Cosenza-Spal la mia partita. Aspettiamo ancora giustizia»

«Per chi faccio il tifo? Per entrambe, spero in un pareggio». Donata Bergamini, al telefono, ride quando le chiediamo da che parte penderà il suo cuore in vista della sfida di sabato fra Cosenza e Spal. Il perché ce l’ha spiegato lei stessa: «Sono le mie squadre – dice -. Una rappresenta la mia città,

Donata Bergamini: «Cosenza-Spal la mia partita. Aspettiamo ancora giustizia»

«Per chi faccio il tifo? Per entrambe, spero in un pareggio». Donata Bergamini, al telefono, ride quando le chiediamo da che parte penderà il suo cuore in vista della sfida di sabato fra Cosenza e Spal. Il perché ce l’ha spiegato lei stessa: «Sono le mie squadre – dice -. Una rappresenta la mia città, l’altra quella che Denis ha amato e che, all’indomani della sua morte, mi ha adottata. Sento tanto questa partita».

Donata Bergamini, all’andata era presente allo stadio per la partita. Riuscirà a scendere a Cosenza?

«No, purtroppo no. Le problematiche legate alla pandemia mi bloccano qui a Ferrara. È un momento storico nel quale dobbiamo mettere da parte tutti un pezzo di cuore per senso di responsabilità. Non mancherò, comunque, di seguire la gara in tv»

Sempre nella sfida del “Paolo Mazza”, le due società le hanno fatto omaggio di una maglia numero 8, che peraltro il Cosenza ha ritirato nel 2017.

«È stato un gesto bellissimo, avrei voluto che la maglia potesse essere ritirata prima. Per me rappresenta un significato di vicinanza importante e un forte segnale nel mondo sportivo. È una delle cose che ho apprezzato di più. Spero che le due maglie che mi hanno consegnato all’andata diano una svolta e un input alla Procura per velocizzare la giustizia».

A proposito di questo, a che punto siamo?

«Siamo fermi all’autopsia del 10 luglio 2017, poi il trasferimento del procuratore Facciolla ha cambiato le carte in tavola. I periti incaricati di analizzare il corpo di Denis hanno parlato chiaro: mio fratello è stato strangolato e poi adagiato sull’asfalto. Ho saputo che sono stati ascoltati tantissimi testimoni, ma ad oggi sono ferma. Lo scorso 22 novembre ho letto un articolo che annunciava notizie, ma non ho saputo più nulla. Non so cosa stiano aspettando, ma per me è una situazione anomala perché non sento la presenza né della giustizia, né dello Stato. Magari domani cambierà tutto, ma quando parlo di domani mi riferisco letteralmente alle prossime ventiquattr’ore: abbiamo pazientato abbastanza»

Crede che dovrà aspettare ancora per avere la verità?

«La verità è già arrivata nel 2017: Denis è stato ucciso. Per quanto riguarda la giustizia, c’è un fallimento in atto che è palese. A tutt’oggi non ho ancora il fascicolo in mano. Sono ancora in attesa, voglio sperare che chi ha sbagliato paghi. Spero che non sia la paura a frenare la giustizia. Chi è stato messo in carcere è stata la mia famiglia, non gli assassini. Siamo stati fortunati perché il corpo ci ha rivelato la verità»

Ha fiducia, nonostante tutto, nelle istituzioni?

«Voglio credere che sia nel mondo della magistratura ci siano persone che onorano questo Stato. Non voglio pensare che i responsabili della morte di Denis possano restare impuniti. Tutti sanno come sono andate le cose, bastava pochissimo anche nel 1989. È disumano far attendere una famiglia per così tanto tempo: non voglio sentire più scuse, tutto ciò che rallenta il procedimento per Denis non ha più senso. Le prove ci sono e gli indagati pure: a un certo punto bisogna avere il coraggio di dirci quello che è successo»

Qualche settimana fa c’è stata Monza-Cosenza, un’altra partita che per lei ha un sapore particolare…

«Per me è la partita più difficile da guardare, perché è stata l’ultima volta in cui ho visto Denis vivo. Dopo la partita ebbero un giorno libero, quindi lui lunedì si fermò a Ferrara prima di ripartire per la Calabria. Si tratta di un’immagine incancellabile. Ciò che mi consola è che in quel frangente ho sentito l’affetto di tutta la città. La tifoseria porta sempre Denis in ogni partita e questo mi riempie il cuore di gioia. Aspettando la giustizia»