giovedì,Marzo 28 2024

Governo, l’economista Livolsi: “I mercati certificano importanza di Draghi”

“I mercati per così dire ‘certificano’ l’importanza di Draghi. Lo spread è ai livelli più bassi da inizio 2015 e i rendimenti dei titoli di Stato sono già da tempo sui minimi di sempre, con l’ultima asta decennale dei Btp che ha raggiunto il minimo storico dello 0,46. Dal 2011 al 2019 Draghi ha guidato

Governo, l’economista Livolsi: “I mercati certificano importanza di Draghi”

“I mercati per così dire ‘certificano’ l’importanza di Draghi. Lo spread è ai livelli più bassi da inizio 2015 e i rendimenti dei titoli di Stato sono già da tempo sui minimi di sempre, con l’ultima asta decennale dei Btp che ha raggiunto il minimo storico dello 0,46. Dal 2011 al 2019 Draghi ha guidato la Bce durante la crisi del debito sovrano europeo, è stato l’artefice del quantitativo easing e la sua famosa frase ‘whatever it takes’ rappresenta la sua capacità di prendere decisioni autonome e di portarle avanti con successo”. Lo afferma in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Ubaldo Livolsi, economista, presidente della Livolsi & Partners, già ceo di Fininvest e che condusse la quotazione in borsa di Mediaset e Mediolanum. “Gli obiettivi principali del nuovo governo guidato da Mario Draghi – ricorda – sono: affrontare l’emergenza sanitaria e dettare la ripresa economica del Paese alla luce di quanto prevede il Green deal dell’Unione europea. In questo senso, sono state scelte due eccellenze mondiali molto note e di competenze riconosciute per condurre ministeri decisivi: Roberto Cingolani alla Transizione ecologica e Vittorio Colao alla Transizione digitale.  

“Molto positiva – spiega – anche la scelta degli altri tecnici, in aggiunta alla riconfermata Luciana Lamorgese (Interno): Marta Cartabia (Giustizia), Daniele Franco (Economia), Patrizio Bianchi (Istruzione), Cristina Messa (Università), Enrico Giovannini (Infrastrutture e Trasporti), Roberto Garofoli (sottosegretario alla presidenza del Consiglio). Alcuni hanno espresso dubbi su Giancarlo Giorgetti, parlamentare di lungo corso della Lega, quale ministro allo Sviluppo economico. In realtà, sia come formazione (Giorgetti è laureato alla Bocconi) che come visione, Giorgetti e Draghi sono sulla stessa linea, si conoscono da lungo tempo e, credo, lavoreranno bene insieme”. “Draghi – spiega – dovrà impostare una pianificazione di medio periodo e avrà tempo fino ad aprile per presentare il piano dell’Italia. In un certo senso, e qui ha fatto bene l’Ue, dovrà seguire un percorso molto preciso. I fondi dovranno essere investiti almeno per il 37% in opzioni sostenibili e per il 20% nella digitalizzazione. Il Green deal europeo coinvolge tutti i comparti: trasporti, energia, edilizia, Ict e industrie di più settori, dall’acciaio al cemento dal tessile alla chimica, per citare le principali. Draghi riuscirà a realizzare il rilancio complessivo della nostra economia, se la farà crescere aumentando l’export e contemporaneamente i consumi attraverso l’innovazione e la digitalizzazione del sistema Paese”. 

“Si pensi – fa notare – a settori come l’edilizia, ma anche all’ industria, che dovrà trasformare e digitalizzare i propri impianti produttivi convertendosi al cosiddetto 4.0. Si rifletta sulle infrastrutture strutturali come l’alta velocità, che dovrà essere diffusa in tutto il Paese, ma anche a quelle digitali per ridurre il digital divide, non più sostenibile nei tempi attuali”. “Il Recovery plan – sostiene – destina all’Italia 209 miliardi (82 a fondo perduto, 127 in crediti). Per essere ammessi al finanziamento, bisognerà ottenere giudizi positivi dall’Ue su punti precisi e imprescindibili: dalla pertinenza della richiesta al rafforzamento della crescita, dal rispetto dell’ambiente alla trasformazione digitale. Servirà garantire un impatto duraturo, costi ragionevoli e il monitoraggio sull’utilizzo degli investimenti e il controllo sui risultati. Soprattutto, sarà fondamentale anche conseguire il massimo della crescita per permettere l’equilibro di bilancio. Servirà una visione e una capacità di lavorare in sinergia, con obiettivi precisi, caratteristiche di cui il Draghi I è sicuramente dotato”. 

“Il pil del nostro Paese – asserisce – è diminuito dell’8,9% nel 2020. Una condizione che ha toccato pesantemente i cittadini. Purtroppo, in modo disomogeneo: c’è chi si è impoverito, chi è diventato più ricco. Si potrebbe citare, per intenderci, la ‘regola’ del poeta romano Trilussa secondo cui la statistica è la scienza secondo la quale ‘se tu mangi due polli al giorno, e io nessuno, tu e io mangiamo in media un pollo a testa al giorno’. Sotto l’aspetto economico, il problema è anche che chi ha aumentato il proprio patrimonio, non investe. Si pensi ai 1.700 miliardi di risparmi sui conti correnti”. “Non solo: si calcola – osserva – che i fondi italiani ed esteri attraverso i patrimoni gestiti destinino ad investimenti in aziende italiane solo l’1%. I finanziamenti del Recovery sono così elevati che si potrà innalzare il livello competitivo complessivo dell’Italia. E’ fondamentale che tutta questa mole di denaro si traduca in fatti, come nello stile del nuovo presidente del Consiglio, che trasmettano un clima e aspettative di fiducia negli italiani”. 

“Dalla fiducia – ribadisce Ubaldo Livolsi – trarranno giovamento anche i nostri campioni, le nostre aziende gioiello, che continuano, a dire il vero con una certa difficoltà in quanto zavorrate dallo Stato, a essere eccellenze competitive nel mondo e che sono oggetto di attrazione da parte di possibili acquirenti esteri. Gli imprenditori dovrebbero essere al centro della politica di Draghi. Le nuove tecnologie e la digitalizzazione dovranno soprattutto intervenire sulla giustizia, la scuola e la sanità, che hanno raggiunto ritardi che sono ormai intollerabili per la competitività del nostro Paese e sull’attrattività degli investimenti stranieri”.  

“Bisognerebbe anche mantenere e sviluppare – auspica – alcune idee innovative del precedente governo. Penso alla proposta di Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Conte II, del fondo sovrano strategico pubblico-privato per l’intervento nel capitale delle pmi, con il contributo di cassa depositi e prestiti. Un concetto da tempo da me sostenuto”.  

“Come ho già proposto in più contesti – ricorda – riscontrando la sintonia di altri addetti ai lavori, penso a un fondo misto pubblico-privato con una ‘liquidation preference’ a vantaggio dei privati. Anche la governance, credo, debba essere a maggioranza del privato”.  

“Penso – conclude Ubaldo Livolsi – ad altri strumenti di finanziamento innovativi per far sì che gli investimenti privati sostengano l’equity delle nostre aziende attraverso piattaforme di fintech che mettano a diretto contatto domanda e offerta di capitali e finanziamenti offrendo vantaggi non solo sui capital gain (vedi quanto già introdotto per i Pir), ma anche introducendo forme di tax credit per investimenti di medio/lungo periodo”. 

Fonte: AdnKronos

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