venerdì,Marzo 29 2024

Nanomateriali per la conservazione della Sacra Sindone

“Adoro le sfide ed è per questo che ho pensato di mettere a disposizione le mie formulazioni per tutelare la Sindone, simbolo storico unico per la cristianità, evitando che con il passare del tempo possa rovinarsi”. A scriverlo in una nota Sabrina Zuccalà, direttore del laboratorio di nanotecnologie “4ward360”, che auspica di poter intervenire per

Nanomateriali per la conservazione della Sacra Sindone

“Adoro le sfide ed è per questo che ho pensato di mettere a disposizione le mie formulazioni per tutelare la Sindone, simbolo storico unico per la cristianità, evitando che con il passare del tempo possa rovinarsi”. A scriverlo in una nota Sabrina Zuccalà, direttore del laboratorio di nanotecnologie “4ward360”, che auspica di poter intervenire per la conservazione del prezioso reperto con i nanomateriali. “Oggi abbiamo a disposizione – prosegue Zuccalà – le migliori tecnologie non invasive, possiamo davvero incidere e dare un futuro certo a ciò che per noi rappresenta un’icona imprescindibile. I nuovi formulati che nascono dagli studi del nostro laboratorio scientifico rallentano la decomposizione molecolare, riescono a eliminare i materiali inquinanti senza incidere sui tessuti”. 

Una serie di importanti interventi sono già stati effettuati sulla Sindone nel periodo fra giugno e luglio 2002, nel recinto del Duomo di Torino, durante le quali sono state rimosse le toppe cucite sulla Sindone per coprire le lacune carbonizzate in seguito all’incendio del 1534 a Chambéry. È anche stato sostituito il telo di supporto su cui la Sindone era cucita dal 1534. Per comprendere l’effettiva portata del lavoro occorre ricordare che, a seguito del disastroso incendio che nel 1532 scoppiò nella Sainte Chapelle del Castello di Chambéry dove era conservata la Sindone, il Lenzuolo fu danneggiato. In particolare gocce di metallo fuso del contenitore della Sindone caddero sul tessuto creando una serie di fori simmetrici (la simmetria è dovuta al fatto che il lenzuolo era conservato ripiegato). Nel 1534 le clarisse di Chambéry provvidero a riparare tali lacune, sovrapponendovi delle pezze di lino triangolari cucite sulla Sindone e sul telo di lino (detto Telo d’Olanda) con cui fu foderata la Sindone sul retro per rendere più robusto tutto l’insieme. È nel tempo molti altri furono gli interventi eseguiti sul Lenzuolo, con la sostituzione di alcune toppe e operazioni di rammendo e ricucitura, che contribuirono a rendere assai critico il complesso di conservazione Sindone-toppe-telo d’Olanda. Le toppe sono oggi state rimosse ed il telo d’Olanda sostituito.  

“I lavori – prosegue Zuccalà – per la conservazione sono iniziati nel 1992 quando il Cardinal Saldarini riunì un ristretto numero di esperti in conservazione e restauro di tessuti antichi per ottenere indicazioni sui lavori da eseguire. Nel corso di questi lavori la Sindone è stata oggetto di una serie di attente osservazioni. Si era ad esempio rilevato che sotto la toppa posta in vicinanza del piede era presente una consistente quantità di sostanze materiali estranee. Si era quindi paventata la possibile presenza di inquinanti anche sotto le toppe centrali. Auspichiamo ora di poter intervenire dopo una decisione, avallata dalla Santa Sede, e di poter procedere per gradi e di intervenire con mezzi proporzionati alla situazione che per altro doveva essere già verificata momento per momento. Solo con i nanomateriali infatti si potrà intervenire contro l’ammaloramento, gli interventi errati del passato e i materiali inquinanti senza intaccare in alcun modo il tessuto”. 

Fonte: AdnKronos