M5S, verso un ruolo di Conte e Di Battista lascia
Tra espulsioni e addii il Movimento 5 Stelle prova a raccogliere i cocci per riorganizzarsi. E prepara il terreno a un possibile ritorno in campo di Giuseppe Conte. Qualora l’ex presidente del Consiglio dovesse decidere di entrare a pieno titolo nel Movimento 5 Stelle, “potremmo modificare lo statuto per creare un ruolo all’altezza” per lui,
Tra espulsioni e addii il Movimento 5 Stelle prova a raccogliere i cocci per riorganizzarsi. E prepara il terreno a un possibile ritorno in campo di Giuseppe Conte. Qualora l’ex presidente del Consiglio dovesse decidere di entrare a pieno titolo nel Movimento 5 Stelle, “potremmo modificare lo statuto per creare un ruolo all’altezza” per lui, dicono all’Adnkronos autorevoli fonti del Movimento 5 Stelle che stanno lavorando alla riorganizzazione della creatura, fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Intanto Alessandro Di Battista sancisce definitivamente il divorzio dal M5S cancellando la propria iscrizione. E i parlamentari espulsi per aver votato contro la fiducia al governo Draghi iniziano a strutturarsi: se a Palazzo Madama una pattuglia di ribelli prepara le carte bollate per impugnare l’espulsione dal gruppo (“valuterò con un avvocato le modalità con le quali adire le vie legali, in quanto non siamo stati noi a non rispettare il codice etico”, spiega la senatrice espulsa Luisa Angrisani), a Montecitorio alcuni ex grillini lavorano a una nuova componente del Misto.
“Proveremo a farla nascere nei prossimi giorni, domani o dopodomani. Per partire dobbiamo essere almeno 10, domani ci riuniamo e vedremo”, annuncia all’Adnkronos il deputato Andrea Colletti. Il nome della componente, prosegue Colletti, “dovrebbe essere ‘L’alternativa c’è'”. Un nome che secondo il deputato espulso potrebbe essere utilizzato anche dai dissidenti del Senato. Non a caso il giorno della fiducia in Aula diversi deputati hanno accompagnato il loro intervento in dissenso scandendo proprio questo slogan.
Le espulsioni pesano sulle casse del Movimento. Alla Camera, a causa dell’ultima ondata di ‘epurazioni’, il gruppo M5S vedrà diminuire di 850mila/900mila euro annui il contributo erogato da Montecitorio. Ma “il gruppo è in estrema salute e dal punto di vista amministrativo non siamo affatto preoccupati”, si affrettano a precisare fonti pentastellate.
Ma la vicenda rischia anche di finire al centro di una diatriba legale. Sabato i probiviri si sono riuniti per aprire il procedimento disciplinare nei confronti dei 15 senatori e 21 deputati ‘cacciati’ dai rispettivi gruppi: in pratica il collegio disciplinare dovrà decidere se i parlamentari ribelli vanno allontanati anche dal partito. Ma ci sono frizioni. “Non firmerò il provvedimento”, attacca la probivira Raffaella Andreola, perché le sanzioni “potrebbero essere motivo di ricorsi”. Andreola inoltre auspica “rapide azioni contro chi non è in regola con rendiconto e restituzioni” e invita il collegio ad aprire “subito i relativi procedimenti”: “Questa per me è la priorità”.
Il tema dei mancati rimborsi rappresenta un altro dossier caldo. Stando al sito ‘tirendiconto.it’, “per essere in regola i portavoce devono aver completato le rendicontazioni fino al mese di novembre 2020”. Spulciando l’elenco degli eletti, sarebbero solo 112 i parlamentari in pari con i versamenti.
E mentre imperversa la guerra interna, Alessandro Di Battista ufficializza la rottura con il Movimento. Dopo il voto su Rousseau dello scorso 11 febbraio con cui la base pentastellata ha dato il via libera all’ingresso del M5S nel governo Draghi, l’ex deputato ha preso le distanze dal Movimento (“da oggi non parlo più a nome del M5S”). Oggi Di Battista ha ufficialmente cancellato la propria iscrizione: il link collegato al suo profilo su Rousseau rimanda infatti a una pagina non più disponibile.
In attesa di un ruolo per Conte nel nuovo organigramma, restano da riempire le caselle del neonato Comitato direttivo, organo collegiale che prenderà il posto del capo politico. Le candidature per il direttorio 2.0 non sono ancora state aperte e a farsi avanti, per ora, è stato solo l’europarlamentare Dario Giarrusso. Certamente non saranno della partita i due senatori espulsi Barbara Lezzi e Nicola Morra.
La spiegazione la dà l’Associazione Rousseau in una delle ‘Faq’ che accompagnano il post sul Blog delle Stelle dal titolo ‘Comitato direttivo: costituzione e competenze del nuovo organo’: “Secondo quanto stabilito dallo Statuto del MoVimento 5 Stelle, in tema di autocandidature, non possono avanzare la propria candidatura gli iscritti che siano sottoposti ad un procedimento disciplinare e/o che abbiano subito la sanzione (eventualmente anche in via cautelare) della sospensione”. (di Antonio Atte)
Fonte: AdnKronos