Corruzione a Catanzaro, indagato un altro giudice della Corte d’Appello
Nuova indagine della procura di Salerno su una presunta corruzione in atti giudiziari avvenuta nel 2018 a Catanzaro. C'è anche Petrini.
La procura di Salerno, competente a livello territoriale per il Distretto giudiziario di Catanzaro, ha chiesto e ottenuto una proroga delle indagini in merito alle posizioni dei magistrati Marco Petrini, ex presidente della seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, già condannato in primo grado per corruzione in atti giudiziari, e Domenico Commodaro, attuale consigliere della Corte d’Appello di Catanzaro. La notizia è stata pubblicata dalla Gazzetta del Sud.
Secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, i fatti contestati ai due indagati risalirebbero al 2018 ed è per questo che l’inchiesta necessita di ulteriori approfondimenti investigativi. Nell’articolo, infatti, viene citato un passaggio del decreto di proroga. «Non possono concludersi le indagini preliminari essendo in corso attività investigativa dal cui esame questo ufficio dovrà valutare la necessità dello svolgimento di ulteriori indagini ovvero assumere le determinazioni inerenti l’esercizio dell’azione penale». Tuttavia, Petrini in uno degli ultimi interrogatori fatti dinanzi ai magistrati della procura di Salerno, aveva ritrattato le accuse contro due giudici della Corte d’Appello di Catanzaro: Fabrizio Cosentino e, per l’appunto, Domenico Commodaro. (IL CASO BRUNI)
Quando Petrini parlò di Cosentino e Commodaro
Nello specifico, il 17 aprile del 2020, Petrini (difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro) aveva dichiarato quanto segue: «Anche per quanto riguarda il dott. Commodaro, posso escludere di averlo mai messo a parte di accordi corruttivi intervenuti tra me e terze persone, né ho mai impropriamente sollecitato lo stesso al fine di condizionare o indirizzare l’esito di procedimenti penali».
Inoltre, prima di concludere l’interrogatorio aveva aggiunto: «Allorquando, alla fine della prima parte del presente interrogatorio, ho dichiarato di non aver mai reso alcune delle dichiarazioni concernenti i colleghi Cosentino e Commodaro, che mi erano state contestate, intendevo semplicemente affermare di non riconoscermi nelle stesse. Se le dichiarazioni sono state verbalizzate evidentemente saranno state rese, ma resta il fatto che conformemente all’impegno assunto all’inizio del presente atto e alla mia volontà di purificarmi dalle mie colpe passate, non posso insistere in accuse o in dichiarazioni che, in questo momento, trovo prive di fondamento».
Petrini a “Presa Diretta”
Nei giorni scorsi, gli avvocati che difendono il magistrato Marco Petrini, le cui funzioni sono state sospese dal Consiglio Superiore della Magistratura, avevano diramato una nota, a seguito del servizio andato in onda su Rai3, nel corso della trasmissione “Presa Diretta”, che, tra le altre cose, ha trattato il processo, in corso di svolgimento, denominato “Rinascita Scott”, contro le dichiarazioni rese dall’ex medico dell’Asp di Cosenza, Emilio Mario Santoro, al giornalista Iacona, con le quali affermava che Petrini non avrebbe detto tutta la verità sui magistrati del Distretto di Catanzaro.
«Quali difensori di fiducia, nonché in nome e per conto del dottor Marco Petrini, comunichiamo che il nostro assistito rappresenta e lamenta che durante la trasmissione “Presa Diretta”, in onda su Rai3 la sera del 15 marzo, nel corso dell’intervista a Santoro Emilio, detto Mario, sono stati enunciati fatti non veri, e sono stati espressi giudizi gravemente lesivi della persona e della dignità del dott. Petrini, e di altri magistrati. Si è consumato un vero e proprio attacco alla persona del dott. Marco Petrini senza consentire allo stesso di difendersi e chiarire la sua posizione. Si riserva ogni azione a tutela della sua dignità».
In effetti, Santoro non può essere a conoscenza di tutte le dichiarazioni fatte da Petrini ai magistrati della Dda di Salerno, in quanto sono coperte da segreto istruttorio. Una cosa, però, è certa: sono decine i fascicoli aperti contro i magistrati del Distretto giudiziario di Catanzaro, ma ad oggi se ne conoscono pochi. Dunque, il meglio (o il peggio) deve ancora venire.