venerdì,Marzo 29 2024

Lorieri, un incubo lungo quasi 30 anni. Quando Cosenza-Ascoli valeva la A

Era un Cosenza che lottava per la Serie A. Aveva abituato la piazza a campionati esaltanti e a partite fantastiche che riempivano il San Vito. Fausto Silipo guidava un collettivo con gli attribuiti, un undici che incuteva timore soltanto a leggere i nomi. Erano i tempi di Giacomo Zunico, di Gigi Marulla e Marco Negri

Lorieri, un incubo lungo quasi 30 anni. Quando Cosenza-Ascoli valeva la A

Era un Cosenza che lottava per la Serie A. Aveva abituato la piazza a campionati esaltanti e a partite fantastiche che riempivano il San Vito. Fausto Silipo guidava un collettivo con gli attribuiti, un undici che incuteva timore soltanto a leggere i nomi. Erano i tempi di Giacomo Zunico, di Gigi Marulla e Marco Negri in attacco e di David Balleri che sgroppava sulla fascia. Poi c’erano loro tre, quei difensori che andavano pronunciati tutti d’un fiato come una filastrocca. Napoli-Napolitano-Bia. Quando si declamano le formazioni di un tempo, ci sono sempre. Cosenza-Ascoli del 16 maggio 1993 seguiva Cosenza-Cremonese della settimana prima.

Quel maledetto doppio turno casalingo

Due di fila in casa, su quattro totali, nelle ultime sei di campionato: eravamo noi i favoriti per la promozione. Per farla breve, il popolo dei Lupi aspettava quel doppio confronto come il ritorno di Cristo in terra. Si sognava ad occhi aperti. Specialmente nella partita contro i grigiorossi, loro sì promossi in A a giugno, in città non si trovava un biglietto neppure a pagarlo il doppio. I cancelli dello stadio aprirono intorno a mezzogiorno, dopo un’ora gli spalti erano quasi pieni. Fece autorete Ciccio Marino, poi Turci sventò ogni minaccia. Il ko segnò il morale di tutti, tanto che si fallì l’appuntamento con la vittoria anche nell’altra partita.

Cosenza-Ascoli, una parata di stelle

Tra i bianconeri militava gente forte, calciatori di altra categoria: Benny Carbone, l’argentino Troglio e poi Holly e Benji. Che al secolo erano Fabrizio Lorieri ed Oliver Bierhoff. Quel match passò allo storia, purtroppo, per i 90’ più stregati (e sfigati) mai vissuti all’ombra della Sila. Come nel manga giapponese, il portiere avversario respinse ogni tiro. Avrebbe preso anche palline da tennis o proiettili di gomma se gli fossero stati scagliati contro. Il tedesco, che da lì a poco avrebbe vinto uno scudetto col Milan, segnò ad una decina di minuti dalla fine. Il silenzio calò sul San Vito, consapevole che il sogno-A stava per svanire. Ci pensò Giovanni Bia, al sesto minuto di recupero, a tenere accesa una fiammella di speranza con una girata sotto la Curva Nord ancora in costruzione. Cosenza-Ascoli di venerdì prossimo non sarà importante come la partita di trent’anni fa, ma ci si avvicina molto…