Adolfo Foggetti: «Quando mi pentii per le strade di Cosenza c’erano tante auto che suonavano il clacson»
Il pentito Adolfo Foggetti svela in aula particolari inediti. «Ora vi racconto cosa successe a Cosenza quando decisi di collaborare».
Nel corso del processo sulle presunte guardie carcerarie infedeli, che secondo la Dda di Catanzaro avrebbero favorito i clan di Cosenza, il collaboratore di giustizia, Adolfo Foggetti ha reso dichiarazioni quasi inedite rispetto al periodo in cui era obbligato a dire di tutto ciò che sapeva, relativamente ad eventi criminali, ai magistrati antimafia. Le sue parole, riportate questa mattina dal Quotidiano del Sud nell’edizione cartacea, sono interessanti e raccontano i giorni in cui l’ex reggente del clan degli “zingari” nel Tirreno cosentino, aveva deciso di “saltare il fosso”, facendo ritrovare il cadavere di Luca Bruni, in una frazione del comune di Castrolibero. Preliminarmente, il pentito ha spiegato al tribunale collegiale di Cosenza di essere preoccupato del fatto che la sua famiglia ha deciso di allontanarsi dalla località protetta in cui risiedevano dal 2014.
Il delitto Messinetti
A processo, lo ricordiamo, ci sono Luigi Frassinato, Giovanni Porco e Franco Caruso. Durante la sua deposizione, Adolfo Foggetti ha dichiarato che a Frassinato «gli piacevano molto i profumi», una delle contropartite che le cosche erano solite dargli per ripagare i suoi servigi. Come nel periodo in cui Maurizio Rango, si trovava nella casa circondariale di via Popilia, per l’omicidio del parcheggiatore, Francesco Messinetti, pestato a morte nel 2012.
Per questo delitto sono stati condannati Mario Esposito e Francesco Ciancio, nonostante i pentiti abbiano detto che entrambi non c’entrassero nulla con questa vicenda, nella quale avrebbe dovuto entrare anche Antonio Illuminato «ma Roberto Porcaro si rifiutò di sacrificarlo» riporta il Quotidiano del Sud. In tal senso, Foggetti ha sottolineato come Rango comunicasse con l’esterno, «dicendo che Esposito e Ciancio dovevano prendersi la colpa, così lui sarebbe stato scarcerato».
Da Lanzino al giorno del pentimento di Adolfo Foggetti
Frassinato, secondo quanto raccontato da Adolfo Foggetti, nel 2013 sarebbe stato accolto in cella da Ettore Lanzino, catturato dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza dopo cinque anni di latitanza. «Entrò nella sua cella e s’inginocchiò davanti a lui, dicendogli di essere a sua completa disposizione». Infine, una chicca. «Mi hanno messo in isolamento – ha detto Foggetti in aula – con una scusa, fingendo che avessi avuto una lite con un altro detenuto, ma si è capito subito che era un trucco. E quando all’esterno si sono accorti che i miei familiari avevano lasciato Cosenza, per le strade della città c’erano tante auto che suonavano il clacson per passare la novità che stavo collaborando con la giustizia».