giovedì,Marzo 28 2024

Truffa ai poliziotti, in appello arriva la prescrizione (ma rimane il sequestro)

Confermate tutte le statuizioni civili, compreso il sequestro del terreno che si trasformerà in pignoramento in caso di conferma definitiva.

Truffa ai poliziotti, in appello arriva la prescrizione (ma rimane il sequestro)

La Corte di Appello di Catanzaro (seconda sezione penale, presidente Anna Maria Saullo, Consiglieri, Maria Rosaria di Girolamo e Giuseppe Perri) ha dichiarato la prescrizione del reato di truffa aggravata in concorso a carico di Cataldo Greco, Pietro Graziano e Giuseppe Graziano per decorso del tempo, confermando tutte le statuizioni civili, compreso il sequestro del terreno e le provvisionali in favore delle 70 parti civili per quasi tre milioni di euro. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Guido Siciliano (nella foto in basso a sinistra), Mafalda Ferraro (nella foto in basso a destra) e Pierpaolo Rodighiero. 

Caso giudiziario iniziato nel 2013

Si conclude un’ulteriore fase del procedimento penale, iniziato nell’anno 2013 con una querela per truffa aggravata presentata dai numerosi appartenenti alle forze dell’ordine (polizia e guardia di finanza). Questi “tranquillizzati” dalla presenza del proprio sindacato hanno versato i risparmi di una vita per raggiungere il sogno di avere un appartamento ad un prezzo concorrenziale nel centro di Cosenza. 

Infatti, il SIULP (uno dei più autorevoli sindacati della Polizia di Stato) aveva sottoscritto una Convenzione in favore dei propri iscritti nell’ottobre del 2005 con la società Cosentina Costruzione dei Fratelli Graziano, poi estesa agli altri corpi ed anche, da ultimo, a privati cittadini. Venivano sottoscritti una serie di contratti preliminari a pezzi agevolati (850,00 al mq) ed individuato un terreno (appena acquistato dalla società REX di Cataldo Greco per due milioni ed ottocento mila euro e promesso in vendita alla Cosentina Costruzioni per sette milioni di euro, per come chiarito nelle indagini) sul quale edificare l’opera.

Cosa prevedeva il progetto preliminare

Il progetto preliminare (rimasto solo sulla carta) prevedeva la costruzione di due grattacieli in Cosenza alla via Popilia. Nel corso degli anni venivano consegnate decine di migliaia di euro, per un totale di tre milioni di euro. Si scoprirà in dibattimento che i due milioni consegnati dalla Cosentina Costruzione dei Graziano alla REX di Cataldo Greco quale anticipo per l’acquisto del terreno era stati utilizzati interamente per pagare i vecchi proprietari.

Poi, tutta una serie di vicissitudini (vere o presunte) e scuse varie accampate dagli imputati, ritardavano l’inizio dei lavori. Fino all’amara scoperta, in realtà non era stato mai ritirato il permesso a costruire perché non era stata pagata la prima rata degli oneri di urbanizzazione ed edificazione, determinando anche la perdita di un finanziamento regionale di circa tre milioni di euro. Quest’ultimo dato costituisce, a parere del giudice di primo grado, la prova provata che gli imputati non avevano nessuna volontà di realizzare l’opera ma volevano soltanto trattenere le ingenti somme ricevute a titolo di acconto. 

Il processo di primo grado e il giudizio d’appello

Il giudice monocratico di Cosenza, Lucia Angela Marletta, dopo un lungo processo che aveva visto sfilare oltre 80 testimoni, aveva comminato una condanna a un anno e 8 mesi di reclusione a tutti e tre gli imputati. La Corte di Appello, nel dichiarare la prescrizione del reato ha confermato il sequestro del terreno (sul quale dovevano essere edificati gli immobili e che si trova nelle immediate vicinanze del Ponte di Calatrava di Cosenza) nonché le somme a titolo di provvisionale per tre milioni di euro.

Parola ai difensori di parte civile

Soddisfatti i difensori delle parte civile: «Sebbene gli imputati l’abbiano “fatta franca” rispetto alla condanna penale (caduta in prescrizione) sono state confermate tutte le statuizioni civili, compreso il sequestro del terreno che si trasformerà in pignoramento in caso di conferma definitiva della sentenza, con la possibilità di vendita all’asta del bene necessaria per ricavare la somma di denaro che possa far recuperare alle parti offese gli acconti versati oltre il risarcimento dei danni subiti».

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