giovedì,Giugno 19 2025

Gigi Simoni indossa l’elmetto: «Guarascio deve vendere, la città non lo vuole»

La filastrocca di Di Marzio inizia con un nome preciso, quello del numero uno che ha dominato i pali del San Vito per cinque campionati. Gigi Simoni, classe ‘65, non ha mai smesso di informarsi sulle condizioni dei Lupi. Segue attentamente e costantemente le vicissitudini della città e della squadra, senza mai perdersi un giorno

Gigi Simoni indossa l’elmetto: «Guarascio deve vendere, la città non lo vuole»

La filastrocca di Di Marzio inizia con un nome preciso, quello del numero uno che ha dominato i pali del San Vito per cinque campionati. Gigi Simoni, classe ‘65, non ha mai smesso di informarsi sulle condizioni dei Lupi. Segue attentamente e costantemente le vicissitudini della città e della squadra, senza mai perdersi un giorno di notizie. L’abbiamo intervistato per capire il suo parere sull’attuale momento dei silani.

Simoni, che idea si è fatto della situazione di incertezza che regna in città?

«Non so sinceramente cosa dire: fra due settimane dovrebbe iniziare il ritiro, non c’è un allenatore, non c’è un direttore sportivo e i giocatori di proprietà sono pochi. Vero che in questo periodo, con la crisi che c’è, calciatori se ne trovano, ma bisogna iniziare a programmare. A prescindere dalle situazioni di Chievo e Salernitana, bisogna muoversi: il girone C della Serie C è una guerra, c’è necessità di costruire una rosa importante».

Sappiamo che conosce bene Argurio. Cosa ci sa dire su di lui?

«Quando lavoravo a Messina già studiava da direttore sportivo. È un ragazzo a modo, posato, che non ha grilli per la testa e, quando lavorava con me, era davvero un lavoratore instancabile».

La protesta in città infiamma ormai da oltre due mesi. Cosa ne pensa?

«Sinceramente non capisco questo atteggiamento da parte del patron. Quello che emerge in modo incontestabile è che la città non lo vuole più, perché la contestazione ormai monta da prima della retrocessione. Se fossi in lui, con questa situazione, passerei la mano senza ombra di dubbio. Anche perché, in questi anni, ha avuto grandi successi, ma sono stati frutto del caso. Non ho mai visto una grande programmazione. A inizio anno mi piaceva la linea adottata, ma a gennaio Guarascio non ha investito i soldi della cessione di Báez e quelli sarebbero bastati per salvarsi. Non ci voleva molto, eppure ha deciso diversamente e adesso deve pagare lo scotto».

Le sue parole sono quelle di un tifoso.

«Come potrebbe essere altrimenti, dopo cinque anni trascorsi lì e dopo tutto l’amore che, ancora oggi, questa gente mi dimostra? Io sarò per sempre un Lupo e la prima squadra che guardo è solo il Cosenza».

Facciamo un’ipotesi: se questa società dovesse chiamarla per lavorare, lei cosa direbbe?

«Bella domanda. In questo momento direi di no: la città non vuole Guarascio, se lui dovesse pensare che la mia persona possa aiutarlo per rinsaldare i rapporti con la tifoseria, si sbaglierebbe di grosso. Siamo nel campo delle ipotesi, è vero, ma se realmente avesse voluto portarmi in città avrebbe potuto farlo prima. Credo che la città non lo voglia più e anche io, come tifoso, vorrei un cambio di passo».

Una nuova gestione?

«Anche, ma non solo. Bisogna saper programmare. Non ci sono soldi? Non ce ne sono tantissimi? Bene, allora potenziamo il settore giovanile e le strutture che dovrebbero dare linfe vitali che non hanno grandi cifre da investire. Il settore giovanile mi sembra abbandonato a se stesso, ma da qui sono usciti fuori giocatori importanti, gente che è cresciuta a Cosenza e ha fatto una carriera importante».