Rossano, il ruolo dei Solferino nella riorganizzazione degli assetti mafiosi
Per la Dda di Catanzaro gli ultimi eventi criminali di Rossano riguardano una riorganizzazione degli assetti mafiosi. Ecco i dettagli.
Controllo del territorio e pieno potere gestionale delle attività illecite. Sarebbero questi i motivi che si celano dietro ai pestaggi avvenuti nelle scorse settimane a Rossano ai danni di alcuni esponenti del clan Acri-Morfò, scioltosi formalmente dopo il pentimento del super boss Nicola Acri, alias “Occhi di Ghiaccio”, che dopo quasi dieci anni passati al 41bis, ha deciso di collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro, coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri.
Tra le persone ferite, costrette successivamente alle cure ospedaliere, c’è anche il fratello di Nicola. Parliamo di Gennarino Acri, già implicato in varie inchieste antimafia, picchiato da due soggetti fino a ieri rimasti ignoti. Oggi, invece, sappiamo che i presunti autori sarebbero i Solferino. Entrambi si chiamano Gaetano, rispettivamente di 43 e 23 anni. Il più grande, inoltre, è stato già condannato per associazione mafiosa nel processo “Stop” e oltre 10 anni fa tentò la strada della collaborazione, poi rivelatasi infondata, visto che la Dda di Catanzaro lo aveva “bocciato”.
Rossano, le indagini dei carabinieri
Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Rossano, diretta dal Capitano Sganzerla e del Nucleo Investigativo di Cosenza, coordinato dal Maggiore Giuseppe Sacco, si sono sviluppate rapidamente, dando una risposta perentoria da parte dello Stato alla criminalità organizzata. Ormai il contesto mafioso non è più sullo sfondo, in quanto il provvedimento di fermo di indiziato di delitto, nei confronti dei Solferino, è stato firmato dalla Dda di Catanzaro che, nelle ore precedenti al blitz, scattato all’alba di oggi, aveva inviato tutto l’incartamento all’ufficio di procura diretto da Gratteri.
In poco tempo, dunque, i magistrati antimafia, valutando gli elementi indiziari raccolti dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, hanno emesso un decreto di fermo, ora al vaglio del gip distrettuale di Catanzaro che dovrà convalidare o meno l’arresto dei due Solferino ed eventualmente, in caso di valutazione positiva dei gravi indizi di colpevolezza, firmare un’ordinanza di custodia cautelare entro 48 ore dal provvedimento cautelare, vergato dalla Dda di Catanzaro.
“Da oggi comandiamo noi”
I pestaggi, dunque, rientrano in un’azione criminale molto più ampia rispetto alla recente collaborazione dell’ex boss Nicola Acri. Chi ha deciso di picchiare gli “ex” sodali di “Occhi di Ghiaccio” lo avrebbe fatto per mandare un segnale ben preciso: “Da oggi comandiamo noi”. I carabinieri quindi sono convinti che nel territorio di Rossano, ma più in generale nell’area della Sibaritide, ci sia una riorganizzazione interna degli assetti mafiosi. I Solferino, quindi, sarebbero stati utili a far recapitare i “messaggi mafiosi”, ma dietro di loro ci sarebbero altri personaggi locali.
L’accelerazione, ovviamente, è arrivata dopo la notizia del “tradimento” di Nicola Acri che nei primi verbali resi davanti alla Dda di Catanzaro, ha parlato di alcuni omicidi e tentati omicidi avvenuti dagli anni 90’ all’inizio (e oltre) del nuovo secolo. Tra gli argomenti affrontati dal nuovo pentito c’è anche l’esplosivo rinvenuto nei pressi di Bologna che, secondo quanto si apprende, sarebbe servito per far saltare in aria, stile Capaci o via D’Amelio, un magistrato calabrese che, in quel periodo, sfornava inchieste a ripetizione contro le cosche della Sibaritide.