Ciao Chievo, ancora uno sliding doors. Ma la “favola” era la nostra
Chievo, sempre Chievo, fortissimamente Chievo Verona. La riammissione del Cosenza sarà una gioia della quale è giusto godere. Nessun risarcimento: baggianate parlare del 2003. I Lupi giocheranno in Serie B perché, come scritto dal Tar, qualcun altro aveva una «posizione non fiscalmente in regola». Altre motivazioni non ce ne sono, inutile andarle a ricercare per
Chievo, sempre Chievo, fortissimamente Chievo Verona. La riammissione del Cosenza sarà una gioia della quale è giusto godere. Nessun risarcimento: baggianate parlare del 2003. I Lupi giocheranno in Serie B perché, come scritto dal Tar, qualcun altro aveva una «posizione non fiscalmente in regola». Altre motivazioni non ce ne sono, inutile andarle a ricercare per soddisfare una sete di vendetta che non ha motivo di esistere.
Dicevo però del Chievo Verona che, per chi vi scrive, è l’anello di congiunzione tra epoche differenti. In mezzo ci sono sempre state quelle maglie gialle con bordature blu e la favola (per gli altri) dei Mussi Volanti. Quella del Cosenza nel 2001 si interruppe in un pomeriggio di aprile. La nostra sì che era una favola! Savoldi, Pisano, Strada, gli autografi chiesti a Zampagna sulle mille lire. Dopo quel match su Tam Tam e Segnali di Fumo si azzeccò la definizione giusta: “Nati per soffrire”.
Venti (lunghi) anni dopo, il cerchio si chiude. Anche se non c’è paragone con la Serie A. La gratificazione di giocare ancora a Brescia dopo una stagione mortificante, non regge il confronto con la gloria eterna accarezzata e assaporata per qualche minuto. Parliamoci chiaro, il 2000-2001 era l’anno dei Lupi, la stagione dei due mesi in testa alla classifica e di “Re” Luis Lentini sceso in Calabria per guidare un popolo al cospetto di Ronaldo e Del Piero. Alzi la mano chi, almeno per un po’, non sognò di giocare al Delle Alpi contro Pinturicchio o di vedere il Fenomeno saltellare al San Vito tra uno scatto e un doppio passo. Altri tempi, altro calcio. Sogni, tanti sogni.
Mille sostenitori al seguito, nel Bentegodi rimbombavano solo i cori degli ultrà. Adriano Fiore segnò e mancavano dodici minuti, appena dodici. Dodici, non so se avete capito: dodici! Il Cosenza, come Icaro nella mitologia greca, forse si fece ingolosire arrivando troppo vicino al sole. Così i rossoblù si accecarono al luccichio della promozione e si sciolsero sul più bello. Il Chievo ribaltò il punteggio come all’andata e cambiò la storia. Maledette sliding doors.
Abbiamo ritrovato il Chievo qualche anno fa. Nulla di trascendentale per le nuove generazioni. Fino a quando Garritano, con quella maglia addosso, non disse la sua nel bel mezzo di una pandemia. E’ attualità, niente prosa, ancora vivo il ricordo della sua call in mezzo al delirio. Così si arriva alla giornata di oggi. Cosenza e Chievo ancora faccia a faccia. Io però vivo nella certezza che vent’anni fa ci furono tolti i sogni più belli della nostra gioventù, ma non lascio niente per strada. E brindo alla ritrovata Serie B. Che a Cosenza vuol dire tanto.