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A San Giovanni in Fiore, coltivazioni indoor, fuori terra e torri eoliane

Coltivazioni indoor, fuori terra e torri eoliane, sono solo alcune delle tecniche innovative che hanno appreso i partecipanti ai percorsi di formazione professionale volti alla riqualificazione di 230 disoccupati residenti nel comune di San Giovanni in Fiore, in attuazione dell’accordo di programma finanziato dalla Regione Calabria all’ATS San Giovanni, per un percorso di oltre 200

A San Giovanni in Fiore, coltivazioni indoor, fuori terra e torri eoliane

Coltivazioni indoor, fuori terra e torri eoliane, sono solo alcune delle tecniche innovative che hanno appreso i partecipanti ai percorsi di formazione professionale volti alla riqualificazione di 230 disoccupati residenti nel comune di San Giovanni in Fiore, in attuazione dell’accordo di programma finanziato dalla Regione Calabria all’ATS San Giovanni, per un percorso di oltre 200 ore.

Il percorso formativo tocca i diversi aspetti dell’agricoltura, partendo dagli elementi di sicurezza sul lavoro, ai sistemi di gestione della qualità, passando per l’informatica di base.

Fin qui un programma assolutamente convenzionale, ma sia i promotori che i docenti si sono posti il problema di come coinvolgere allievi adulti su temi come l’agricoltura che, per motivi culturali e di tradizione, nella pratica conoscono già bene.

San Giovanni in Fiore rappresenta un pezzo importante dell’Altipiano Silano, con una grande tradizione forestale e agricola, con produzioni di patate, ortaggi, castagne, noci, ecc.

Proprio nel territorio di questa importante cittadina delle cosiddette aree interne opera una delle iniziative più importanti e di successo: il Consorzio Produttori Patate della Sila, una realtà agricola produttiva che fattura alcuni milioni di euro e che ha fatto conoscere questo tubero dalle particolari caratteristiche in tutta Italia.

L’intuizione dei promotori delle attività di riqualificazione è stata proprio quella di rafforzare l’offerta di tecnici e operatori agricoli specializzati, abbandonando le chimere della possibilità di lavorare nella Pubblica Amministrazione in ambito informatico, proponendo percorsi formativi lontanissimi dalle conoscenze di base dei discenti e dai loro interessi.

Le nuove frontiere offerte dall’agricoltura 4.0 hanno stimolato alcuni docenti a percorrere il periglioso cammino dell’informatica delle cose applicato al settore più antico in assoluto, l’agricoltura.

I docenti esperti, in particolare l’esperto di tecnologie IOT Pietro Costanzo, e il vice presidente della Fondazione Iridea Giorgio Durante, che promuove un percorso di Tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie, agroalimentari e agroindustriali, coadiuvati da ottimi tutor, hanno inteso dare da subito una sterzata a quello che sembrava uno dei tanti corsi, finalizzati più a configurarsi come ammortizzatori sociali che come fonte di formazione e informazione sul terreno dell’innovazione.

Il timido e diffidente approccio iniziale è subito diventato entusiasmo degli allievi, incuriositi dal conoscere quale sarà l’agricoltura del futuro, dichiarandosi pronti a sperimentare in proprio alcune tecniche di produzione apprese nel corso delle attività formative.

Coltivazioni idroponiche, solarizzazione, agricoltura di precisione, agricoltura verticale e tanto altro sono stati argomenti che più degli altri hanno catalizzato l’attenzione degli allievi, stupiti anche nell’apprendere che per coltivare gli ortaggi si può fare anche a meno della terra e lo si può fare anche tra le mura domestiche: i termini fertirrigazione, fibra di cocco, perlite e lana di roccia sono diventati termini a loro familiari, pronti tutti a partire con le prime sperimentazioni.

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