domenica,Marzo 23 2025

Da Castrovillari in giù la Sanità sta crollando. Laghi: «Gli ospedali muoiono per soffocamento»

Il consigliere regionale eletto con il polo civico guidato da de Magistris sviscera i mali che stanno uccidendo il diritto alla salute in provincia e non solo...

Da Castrovillari in giù la Sanità sta crollando. Laghi: «Gli ospedali muoiono per soffocamento»

A Castrovillari c’è un ospedale che sta cadendo a pezzi ma i “pezzi” non sono calcinacci da spazzare via e per ricostruire non bastano bravi muratori. I “pezzi” finiscono dritti in testa alla gente e per molta di questa gente i pezzi sono pesanti, difficili quanto non impossibili da reggere. A Castrovillari, nel cuore del Pollino, e poi venendo giù lungo la linea ionica fino a Cariati e volgendo lo sguardo verso il versante tirrenico è tutto un lento, inesorabile cadere di “pezzi”.

Sono le cosiddette “criticità”, le malattie dei posti che i malati dovrebbero curarli, e che nessuno ha finora dimostrato di voler veramente sconfiggere, salvo portare tale volontà in giro come vessillo in campagna elettorale.

Perché le malattie dell’ospedale di Castrovillari sono le stesse di quelle degli altri ospedali della provincia. E non solo. Lo sa bene Ferdinando Laghi, che la situazione della Sanità cosentina e calabrese la conosce come le sue tasche, da medico di lungo corso proprio all’ospedale di Castrovillari e da cittadino che le piaghe del territorio le tocca con mano tutti i giorni, da anni. Le sue battaglie non iniziano adesso, da uno scranno del Consiglio regionale conquistato correndo con il polo civico di Luigi de Magistris, ma affondano le radici nelle viscere di un territorio che ha percorso in lungo e in largo ogniqualvolta ha percepito che quello stesso territorio stava subendo un torto. Sanità e salute pubblica e ambiente i suoi cavalli di battaglia. Da sempre, non solo da pochi mesi a questa parte.

La lenta morte degli ospedali

La voce pacata e gioviale di un rivoluzionario gentile – tanto per citare lo slogan che lo ha accompagnato e lo accompagna ancora adesso, a urne chiuse – veicolo di parole affilate come coltelli. «Quello dell’ospedale di Castrovillari – afferma – è un esempio classico di quanto sta avvenendo in ambito sanitario a livello provinciale ma anche regionale: una progressiva dismissione». Una struttura che aveva personale e letti per la degenza e che, attraverso rimodulazioni messe in atto un giorno dopo l’altro, adesso non riesce più a garantire le prestazioni a cui i cittadini hanno diritto.

«C’è stata una desertificazione di figure sanitarie in tutti gli ambiti – spiega Laghi – che ha condotto a una progressiva chiusura di servizi e reparti». Le responsabilità, secondo il consigliere regionale, sono chiare e hanno volti e nomi di chi negli anni ha tenuto le redini di un carro che è stato portato fuori strada: «Si è trattato di un modo surrettizio di procedere allo smantellamento della sanità pubblica: dopo la chiusura manu militari di 18 ospedali, con la scusa del piano di rientro si è passati alla chiusura per soffocamento delle strutture superstiti».

E l’immagine del soffocamento rende a pieno l’idea. «C’è stata un’emorragia continua di personale, non solo medico e infermieristico ma anche amministrativo, che è andata avanti in maniera silenziosa». Nessuno ha tamponato questa emorragia sul nascere. Fuor di metafora: nessuno ha pensato di sostituire, e di farlo per tempo, il personale che andava in pensione.

«E il fatto è che questa politica della non sostituzione non ha neanche portato i vantaggi economici che apparentemente si inseguivano», afferma Laghi. Dietro questo “apparentemente” tutto quel grumo di interessi che ruota intorno alla Sanità e ha troppo spesso la meglio sulle vite della gente. Leggi cliniche private che il consigliere non dipinge come il male assoluto, ma che lo diventano nel momento in cui sono imposte come unica via per curarsi, con tutto quello che ne consegue per chi trova più facile rinunciare alle cure che pagare quello che non può.

«Ben venga il privato – precisa Laghi – ma deve essere complementare e non può essere promosso attraverso lo smantellamento del pubblico». Che invece è esattamente quanto sta avvenendo.

L’emorragia di personale

«Quando ero ancora in servizio – racconta – alle riunioni dei primari eravamo una quindicina, adesso sono rimasti in due: questa è la cartina al tornasole di quello che sta avvenendo. Le unità operative sono affidate a facenti funzioni che sono figure non strutturate. La precarietà è diventata fondamentale per legare i destini lavorativi a quelli elettorali».

I mali dell’ospedale di Castrovillari si annidano ovunque. Nel reparto di Rianimazione, dove i posti letto sono rimasti solo 2 a fronte dei 10 programmati, la carenza di anestesisti (4-5 invece dei 12 che dovrebbero essere) travolge con un effetto domino tutta una serie di attività che di fatto rimangono paralizzate: dal Pronto soccorso che ne ha bisogno per le rianimazioni d’urgenza alla Chirurgia dove gli interventi programmati non si fanno più. «E non è giusto che uno debba arrivare con la milza spappolata per essere operato», dice Laghi.

Ma non sono solo i medici che mancano. Mancano gli operatori socio-sanitari, che svolgono tutta una serie di attività fondamentali che, in loro assenza, ricade sui pochi (anche loro) infermieri rimasti.

«Il reparto di Gastroenterologia fino a dieci anni fa aveva un’ottima reputazione – continua a raccontare il consigliere – con un numero di prestazioni molto ampio: oggi sono rimasti solo due medici e un paio di infermieri. Anche qui, semplici esami strumentali come la colonscopia in sedazione non si fanno più per la mancanza di anestesisti».

E il discorso non cambia per altri reparti come la Pediatria o l’Ortopedia, «che dicono abbia riaperto – precisa Laghi – ma in realtà c’è un ortopedico che viene occasionalmente da fuori a operare e poi va via; i degenti vengono sistemati in Chirurgia, cioè nell’ambito di una specializzazione che non è quella di cui hanno bisogno». E più si scava, più i nodi vengono al pettine.

«Non c’è un reparto che non sia in sofferenza – sottolinea il consigliere regionale –. Il trend è strutturalmente insufficiente e peggiorativo. A Castrovillari l’ospedale sta correndo verso il baratro».

Una sola via d’uscita: le assunzioni

Come bloccare la corsa? La via, per Laghi, è una e una soltanto: «Attraverso l’iniezione di personale. Il commissario Asp La Regina ha detto che verranno sbloccati i concorsi. Ma il problema è la lentezza con cui si fanno le cose: dietro questo annuncio devono esserci volontà politica e capacità amministrativa e la strada non è né semplice né breve».

Ma intanto lo sfascio prosegue veloce. E il consigliere castrovillarese lo sa bene. «Ci vogliono non solo concorsi ma assunzioni, prendendo dalle graduatorie che già ci sono per agire in tempi rapidi. La Sanità pubblica sta crollando».

Crolla nel Pollino e crolla nella Sibaritide, dove il presidio di Corigliano Rossano è rimasto solo a difesa di una rete di emergenza-urgenza ormai sfilacciata. Dove l’ospedale di Trebisacce muore nonostante un pronunciamento del Consiglio di Stato che lo vorrebbe in vita e dove mesi e mesi di occupazione non sono bastati e forse non basteranno ai cittadini di Cariati per riavere il loro ospedale, nonostante visite, sopralluoghi e promesse si siano sprecati in campagna elettorale. Storie di ordinario declino all’ombra del grande ospedale della Sibaritide ancora di là da venire.

«Se ne parla da decenni – commenta Laghi –, è la solita politica degli annunci: cominciamo a ragionarne quando sarà operativo. Nel frattempo non si possono chiudere strutture che servono al territorio. Serve un piano organico di creazione di una rete di emergenza-urgenza».

Il nuovo corso promesso da Occhiuto

Sullo Ionio come sul versante tirrenico, che ha assistito alla stessa falcidie di strutture e servizi. E ai territori interni della provincia. Il nuovo presidente della Regione, Roberto Occhiuto, promette un nuovo corso. Laghi, dalla sua, non si sente ancora di tirare un sospiro di sollievo e promette di vigilare e portare la sua esperienza e le sue competenze al servizio della regione.

«Il problema non era l’accorpamento delle funzioni in un’unica persona fisica, l’obiettivo avrebbe dovuto essere la cancellazione del commissariamento», dice. E chiarisce di non essere in Consiglio per muovere guerra a qualcuno, ma solo per fare qualcosa. «Io mi comporterò garbatamente, rilevando quello che va e quello che non va. La salute pubblica non ha colori o appartenenze politiche. Farò quello che avrei fatto se fossimo andati al governo, certo da una posizione diversa. Avrò un ruolo di controllo ma anche di proposta, e a qualcosa sto già lavorando».   

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