Corigliano Rossano, ambulanze in ritardo e polemiche puntuali: e il diritto alla salute resta in attesa
L'incidente di ieri a Schiavonea, con una ragazza investita mentre attraversava la strada, replica quello accaduto un mese e mezzo fa quando una donna perse la vita sull'asfalto. E impone l'ennesima riflessione sullo stato della Sanità nell'area ionica
Non è la prima volta che succede. Un incidente, l’ambulanza che arriva in ritardo, la polemica che invece si scatena a stretto giro e puntuale come al solito. A Corigliano Rossano, terza città della Calabria e prima di un territorio – la fascia ionica cosentina – negli anni spogliato di servizi essenziali, quanto accaduto ieri pomeriggio richiama alla mente la tragedia avvenuta appena un mese e mezzo fa. In quel caso fu, appunto, tragedia, perché ci scappò il morto. Ma le domande, anzi, le certezze erano le stesse di oggi: la rete di emergenza-urgenza, nel territorio ionico (ma non solo qui, a dire il vero), è in forte sofferenza e a farne le spese sono i cittadini quando, malauguratamente, si trovano ad averne bisogno.
Cosa succede, dunque, a Corigliano Rossano? Succede che ieri pomeriggio una ragazza viene investita da un’auto mentre attraversa la strada. L’incidente a Schiavonea. Il giovane alla guida dell’auto si ferma, la gente nei paraggi accorre con gli ombrelli, perché piove, e cerca quantomeno di mettere la ragazza, sdraiata sull’asfalto, al riparo dall’acqua. I soccorsi arrivano dopo trenta minuti: un’ambulanza della Misericordia e una del 118 che almeno ha il medico a bordo ma proviene da San Marco Argentano. Per fortuna le ferite non sono gravi: lesioni agli arti inferiori per le quali la ragazza viene ricoverata in Ortopedia all’ospedale Giannettasio di Rossano.
A fine settembre scorso, invece, un’altra donna era stata investita – questa volta nell’area urbana di Rossano, nel pieno centro dello Scalo – ma l’epilogo era stato ben più grave. Rosaria Bruno, 87 anni, sulla strada ha lasciato la vita. La dinamica è quasi uguale: la donna attraversava la strada, un’auto l’ha investita. L’ambulanza, anche in questo caso, era arrivata in ritardo. Con una differenza: che il luogo dell’incidente si trova a pochi metri dall’ospedale cittadino e che a bordo dell’ambulanza pare non ci fosse alcun medico. Sul posto era poi intervenuto anche l’elisoccorso, ma per la donna non c’era stato niente da fare.
Soccorsi più celeri avrebbero potuto evitare la morte di Rosaria Bruno? Questo non possiamo saperlo. Intorno alla vicenda era sorta la solita polemica sulla tempestività dei soccorsi e i dubbi permangono. Una certezza, però, c’è. Ed è quella di una Sanità dagli ingranaggi arrugginiti, che arranca, che fatica a rispondere alla domanda di salute dei cittadini. Con responsabilità che vengono spesso riversate – e spesso ingiustamente – sul personale che invece fa quello che può, alle prese con vuoti di organico da coprire, strumentazioni non all’altezza dei compiti e strutture non adeguate (quando non chiuse). Mentre il commissario Asp La Regina annuncia i concorsi, gli operatori sanitari chiedono assunzioni immediate e intanto il tempo passa. Nell’attesa del grande ospedale della Sibaritide, presentato come panacea di tutti i mali e ricompensa alla popolazione per le sofferenze e le offese subite. Solo che le sofferenze e le offese, intanto, vanno avanti perché la salvezza – se tale sarà – è in ritardo. Anche stavolta.