“Sistema Rende”, il pentito Zaffonte tra «non ricordo» e «non lo so»
Chiusa la fase dibattimentale del processo contro Sandro Principe e altre tre persone. A gennaio la requisitoria del pm Bruni
Si è chiusa oggi l’istruttoria dibattimentale del processo “Sistema Rende“, dove sono imputati gli ex sindaci di Rende, Sandro Principe e Umberto Bernaudo, e gli ex assessori, Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi. La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, all’epoca pm antimafia di Catanzaro, ha sentito come ultimo testimone della sua lista, il collaboratore di giustizia, Giuseppe Zaffonte, presunto esponente del clan “Lanzino” di Cosenza, sebbene nessuna inchiesta lo abbia accertato. Il pentito non ha pienamente convinto. Troppi i «non ricordo» e «non lo so».
Nel corso dell’escussione, Zaffonte ha spiegato che frequentava la comunità di Rende ed era a conoscenza del fatto che in un determinato periodo, il clan Lanzino, mediante la famiglia Di Puppo e Adolfo D’Ambrosio, già condannato in abbreviato, facesse campagna elettorale per Sandro Principe e la sua coalizione. Il testimone, però, ha detto di non aver mai partecipato alla “raccolta dei voti” per conto della cosca degli “italiani”, precisando di averlo fatto solo per Cuzzocrea e Mirabelli, ma di aver preso parte a una riunione, dove D’Ambrosio avrebbe fatto intendere che votava per Principe.
Rispondendo alle domande del pm Bruni, il collaboratore ha riferito inoltre che Ettore Lanzino e Michele Di Puppo sarebbero poi stati assunti in una cooperativa comunale, per aver sostenuto l’ex sottosegretario. Zaffonte, tuttavia, nel controesame ha dichiarato di non ricordare o di non essere a conoscenza rispetto alle circostanze che gli venivano chieste dagli avvocati Franco Sammarco, Anna Spada e Francesco Calabrò, rispettivamente difensori di Sandro Principe e Umberto Bernaudo, in particolare sulle campagne elettorali contestate all’ex assessore regionale. Ha aggiunto, infine, di essere stato “battezzato” in carcere tra il 2013 e il 2014, evidenziando quindi che i fatti riportati nei capi d’imputazione si riferiscono a periodi in cui, criminalmente parlando, non era inserito nel contesto mafioso, seppur acquistasse la droga dagli italiani per rivederla nelle varie piazze di spaccio.
Terminata la fase dibattimentale, il tribunale collegiale di Cosenza (presidente Stefania Antico; giudici a latere Urania Granata e Iole Vigna), ha fissato la prossima udienza per la requisitoria del pm Bruni: 10 gennaio 2022. Le discussioni difensive infine cominceranno il 31 gennaio 2022. Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, i penalisti Franz Caruso, Francesco Tenuta e Marco Amantea.
- Tags
- Cosenza