Unical, l’eccellenza della porta accanto… che adesso sbarca sulla Luna
L'ultimo successo festeggiato tra i cubi di Arcavacata si chiama SpaceFom, uno standard utilizzato dalla Nasa per il suo programma Artemis. Ma non è l'unica medaglia per un ateneo sempre più proiettato sulla scena internazionale
Eccellente. L’Unical riesce a superare i pregiudizi che vorrebbero la Calabria in coda a tutte le classifiche. E lo fa con la forza dei fatti, di attività di didattica e di ricerca che hanno spinto il mondo a puntare gli occhi anche qui e a imparare a pronunciare il nome “Arcavacata”, la località del comune di Rende dove il campus ha sede.
Indietro, la Calabria, per tante cose lo è, immersa in problemi radicati in un passato di cui fa fatica a liberarsi. Ma qui, a una manciata di chilometri dallo svincolo di Cosenza Nord dell’autostrada, c’è un piccolo mondo fatto di cubi dove si lavora a tu per tu con i progressi del presente e ci si confronta da vicino con le sfide del futuro.
E proprio il futuro è protagonista dell’ultimo dei successi di cui l’Università della Calabria può vantarsi. Un futuro non molto lontano: 2024, anno entro il quale la Nasa ha deciso di portare sulla Luna la prima donna e il prossimo uomo. Un obiettivo che si realizzerà con il contributo dei ricercatori dell’Università della Calabria. Artemis, il programma della Nasa, utilizza infatti SpaceFom (Space reference federation object model), «uno standard – si legge sul portale dell’ateneo – di comunicazione che consente ai moduli diversi di una missione spaziale di comunicare tra loro». Tra gli ideatori di SpaceFom c’è il professor Alfredo Garro, associato di Ingegneria informatica dell’Unical.
In cosa consiste questo standard è presto detto: il programma Artemis, dal costo di 35 miliardi di dollari, vede la collaborazione tra la Nasa e le principali agenzie spaziali mondiali e proprio SpaceFom consentirà – è spiegato sul portale dell’Unical – ai «moduli di missione (razzi, lander, rover, sonde, satelliti, moduli abitabili, etc…), realizzati dai diversi partner distribuiti su tutto il globo, di interoperare efficacemente tra loro».
SpaceFom: è nata una stella… per andare sulla Luna
Il viaggio di SpaceFom inizia nel 2016 quando il professor Garro, assieme al suo collaboratore Alberto Falcone, fu il primo europeo ospitato, in qualità di “visiting scientist”, nella Divisione “Software, Robotics and Simulation (Er)” del Nasa Johnson space center (Jsc) di Houston. Un periodo di nove mesi che è stato il preludio a una collaborazione, portata avanti dopo il rientro all’Unical, durata cinque anni in cui Garro ha assunto la vicepresidenza del Comitato internazionale di standardizzazione che nel febbraio 2020 è arrivato a pubblicare lo standard SpaceFom che poco più di un anno dopo è stato adottato dalla Nasa per il programma Artemis.
«È per me una soddisfazione enorme – ha commentato il docente Alfredo Garro –, dopo cinque anni di duro lavoro, sapere che lo SpaceFom costituisce e costruirà un tassello importante per la realizzazione del programma Artemis della Nasa che ci permetterà di tornare sulla Luna e insediarci sul nostro satellite nel prossimo decennio, perché diventi un avamposto per l’esplorazione umana di Marte».
«Garro e il suo gruppo, che opera nel Dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica (Dimes) dell’Unical – fanno sapere dall’ateneo –, sono stati già contattati da importanti aziende italiane ed europee che partecipano al programma Artemis, per essere supportate nell’utilizzo della tecnologia scelta da Nasa che hanno contributo a sviluppare: un primo accordo di collaborazione tra il Dimes e una grande realtà europea del settore Aerospazio è stato firmato proprio pochi giorni fa».
L’Unical tra gli atenei di fascia alta: il giudizio dell’Anvur
Ma si tratta solo dell’ultimo, in ordine di tempo, dei successi che stanno accompagnando la crescita dell’Unical e definendone l’affermazione a livello nazionale e internazionale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ente pubblico vigilato dal Miur, l’Università della Calabria si colloca nella fascia alta tra gli atenei italiani. Una verifica, questa dell’Anvur, che è durata cinque mesi e lo scorso settembre si è conclusa con un giudizio “pienamente soddisfacente” per l’ateneo cosentino che si è distinto tra quelli del Sud ottenendo la votazione più alta tra Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia e il secondo miglior risultato della Penisola a sud di Roma.
Giancarlo Fortino, il docente Unical tra i ricercatori più citati al mondo
E nell’intervista rilasciata di recente a Cosenza Channel, il professor Giancarlo Fortino – docente del Dipartimento di Ingegneria informatica oltre che delegato del rettore alle Relazioni internazionali –, rispondendo a una nostra domanda, lo aveva detto: «L’Unical è un’università internazionale, sia dal punto di vista della didattica sia da quello della ricerca ma anche da quello del trasferimento tecnologico e quindi dell’interazione con il territorio. Non noto grosse differenze con contesti anche top, siamo ormai molto allineati ad altri atenei internazionali».
E proprio il professor Fortino – che di università in giro per il mondo ne ha viste – è un’altra delle eccellenze di cui l’Università della Calabria può vantarsi. Inserito per due anni consecutivi nella classifica dei ricercatori più citati al mondo (laHighly cited researchers di Clarivate/Web of science) e da poco nominato “fellow” dell’Ieee, l’associazione più importante nel campo dell’Ingegneria dell’informazione, è stato nel corso della sua carriera corteggiato da diversi atenei internazionali anche molto prestigiosi, ma ha sempre scelto di tornare qui. A Cosenza Channel ha raccontato: «Più di vent’anni fa mi trovavo all’Università di Berkeley per la mia prima importante esperienza di ricerca e ho avuto delle lettere di raccomandazione per fare lì il dottorato. In questa occasione ho fatto la prima scelta che poi sarebbe stata il leit motiv della mia carriera: ho rifiutato. È stata una scelta dettata innanzitutto da una sfida che ho voluto sempre portare avanti nella mia vita professionale: restare in Calabria per dare qui un contributo, attraverso la mia università».
Dai chimici dell’Unical il brevetto per estrarre fibre naturali a impatto zero
E dallo spazio e passando per l’informatica arriviamo alla chimica. Poco più di una settimana fa dall’Unical è stato depositato il brevetto di un impianto che consente di estrarre in maniera ecocompatibile fibre naturali destinate alle industrie della moda e dell’arredamento. “Processo e impianto per la estrazione di fibre cellulosiche da piante liberiane”, questo il nome della nuova tecnologia che consente di superare il tradizionale processo d’estrazione, lungo e non sostenibile sul piano ambientale e su quello economico, sostituendolo con un processo più snello, meno costoso e a impatto zero.
Il brevetto è stato sviluppato dai ricercatori del Dipartimento di Chimica e Tecnologie chimiche dell’Unical coordinati dal professor Giuseppe Chidichimo puntando allo sviluppo della filiera produttiva di fibre della ginestra, pianta molto diffusa in Calabria. «Sono in corso – fa sapere l’Unical – contatti per realizzare, con la collaborazione della Regione Calabria e di diverse aziende locali e grandi aziende nazionali, lo start up di una filiera industriale legata alla produzione e impiego della fibra della ginestra non soltanto nel settore del tessile, ma anche in altri settori produttivi che richiedono l’impiego di fibre naturali».
E adesso l’Unical formerà i medici del futuro
Diversi i premi e i riconoscimenti ottenuti da laureati, laureandi e ricercatori Unical. Ma il 2021 è stato anche l’anno dell’attivazione di un nuovo corso di laurea: quello in Medicina e Tecnologie digitali interateneo con l’Università Magna Graecia di Catanzaro, che formerà i medici del futuro: medici che saranno anche ingegneri informatici. Nuova creta per l’Unical che si spera possa servire a plasmare altre eccellenze.