lunedì,Giugno 5 2023

Addio a Camillo Milli: il Commendator Borlotti ne “L’Allenatore nel pallone”

La sua figura diventò iconica grazie al film cult degli anni 80 in coppia con Lino Banfi, simbolo di un calcio romantico che non esiste più.

Addio a Camillo Milli: il Commendator Borlotti ne “L’Allenatore nel pallone”

Quello che è ancora oggi uno dei film cult degli anni ’80, visto e rivisto da ognuno di noi, non sarebbe mai stato lo stesso senza una figura come quella del Commendator Borlotti. Se infatti si parla a Camillo Milli, non si può che pensare a “L’allenatore nel pallone”. L’attore milanese, trapiantato a Genova, è venuto a mancare oggi, a 92 anni, pochi giorni dopo la scomparsa di sua moglie Mariangela.

Fu attore di decine di film che lo hanno reso uno dei volti noti del piccolo schermo italiano fin dagli anni ’60. Ma se c’è un personaggio che lo ha contraddistinto è certamente quello del Presidente della Longobarda esaltato ancora di più dall’accoppiata con Oronzo Canà, interpretato da Lino Banfi. Inutile ricordare la trama del film perché è chiaramente nota a tutti. Milli però riuscì ad interpretare al meglio la caricatura del classico Presidente-mecenate di quegli anni. I vari Lugaresi del Cesena, Anconetani del Pisa, Rozzi dell’Ascoli. Dirigenti diventati simboli di quel calcio che ormai non c’è più che il Commendator Borlotti ha magnificato nelle loro accezioni più negative: senza scrupoli, faccendiere, smosso solo dagli interessi e non dalla passione che, al contrario, era strabordante nei veri Presidenti degli anni ’80.

Dirigenti sanguigni, imprenditori veraci, dalla cultura forse non eccelsa che, grazie alle loro squadre catapultate in Serie A, si ritrovarono a confrontarsi con delle realtà e situazioni forse più grandi di loro: rapporti con procuratori con pochi scrupoli, calciomercato, interviste, sponsor, spogliatoio, calciatori stranieri e rapporti con i tifosi. Situazioni gestite con quella genuinità classica della provincia italiana che rendono unico anche solo il pensiero di quel periodo. Nostalgia di un calcio romantico che, chi ha avuto la fortuna di vivere in prima persona, non può far altro che rimpiangere.