Sua maestà il peperoncino calabrese, fuoco e passione alla conquista del mercato
Nonostante i due anni di crisi legati alla pandemia il settore della produzione non ha subito conseguenze, anzi è in crescita ed è alla ricerca del marchio Igp
di Franco Laratta
La Calabria terra del peperoncino. La Calabria e l’Accademia del peperoncino. I calabresi che adorano il piccante. Il peperoncino di Calabria è sempre più un prodotto unico per gusto e qualità, simbolo di una terra di fuoco e di passioni. Nonostante i due anni di crisi legati alla pandemia, il settore della produzione del peperoncino non ha subito conseguenze, anzi è in crescita, ed è alla ricerca del marchio Igp, che è quello che darebbe finalmente un grande slancio al peperoncino calabrese.
Proprio per ottenere questo, il Consorzio dei produttori del peperoncino di Calabria ha già presentato il disciplinare al ministero dell’agricoltura, con il sostegno della Cia Calabria. Il presidente del Consorzio, attivo dal 2016, è Pietro Serra, un giovane coltivatore del cosentino che, con la sua famiglia, ha creduto per primo nella forza e nel valore del peperoncino calabrese, cominciando a coltivare i primi 2 ettari nel 2015, in continua crescita, anno dopo anno. Pietro è un giovane che ama la Calabria, che ha sempre puntato sulla nostra agricoltura, ha sempre lottato contro i ritardi e le burocrazie che bloccano l’agricoltura calabrese.
Pietro ha tenuto duro, e fra mille sacrifici è andato avanti. Oggi la sua è un’azienda attiva, molto importante e determinante per la produzione del peperoncino calabrese. Al Consorzio del peperoncino calabrese oggi partecipano ben quarantasette aziende che producono e trasformano il peperoncino. Circa settanta sono gli ettari coltivati in Calabria a peperoncino, in continua crescita. E possiamo dire che ne servirebbero tanti più ettari, perché la domanda è in crescita, l’esportazione altrettanto, e lo saranno sempre di più, soprattutto quando il nostro peperoncino otterrà il marchio Igp.
Ed è a questo che lavora da tempo il Consorzio presieduto da Pietro Serra: «I nostri associati sono tenuti al rispetto di diversi requisiti, perché la nostra è una filiera di qualità, e puntiamo alla sostenibilità e all’aumento degli eteri destinati al biologico e, perché i consumatori e quello che chiedono e quello che oggi pretendono».
Metà del peperoncino prodotto in Calabria lo acquista una società che lo trasforma in spezie destinate ai Paesi Bassi, dove se ne fa molto uso. L’altra metà rimane in Calabria dove viene utilizzato nelle conserve e nei salumi. Il nostro peperoncino, dal sapore inimitabile e dalle qualità uniche, soffre molto la concorrenza sleale dei peperoncini che arrivano dall’estero, soprattutto da Cina, India e altri paesi dove le leggi sono molto meno severe delle nostre, soprattutto consentono l’utilizzo di conservanti e coloranti e di prodotti che fanno male alla salute.
Vengono venduti ad un prezzo molto basso, per attrarre i consumatori. Basti pensare che il peperoncino calabrese, trasformato in spezia, costa venti euro al chilo, quello provenientile dai suddetti paesi anche a tre euro al chilo. Una concorrenza spietata e assai sleale, che inganna i consumatori che non dice mai la verità sul prodotto, sulla coltivazione e sulle condizioni igienico-sanitarie.
Pietro Serra su questo è molto netto e lancia l’allarme ai consumatori, invitandoli a non fidarsi, a non lasciarsi ingannare dai prezzi troppo bassi e di pensare a quello che può accadere quando qualcuno ingerisce prodotti contenenti sostanze che da noi sono vietate. E poi parla di costi: «Per produrre un chilo di peperoncino in spezia servono 100 chili di prodotto fresco. E non è tutto, perché ci sono da considerare i costi di imballaggio, trasporto e tanto altro»
Per sconfiggere questa concorrenza così spietata, il riconoscimento del marchio Igp sarebbe veramente una risposta importantissima, darebbe valore e sicurezza al peperoncino calabrese, lo valorizzerebbe al meglio, sarebbe immediatamente riconoscibile dai consumatori. E aggiunge Serra: «Nei prodotti in cui viene inserito il peperoncino dovrebbe essere obbligatorio indicare la sua provenienza, così come accade per il latte».
Il peperoncino come il bergamotto, come il cedro, la ‘nduja, il caciocavallo dop, come le patate della Sila, i salumi, i vini, il pregiatissimo olio e tanto altro ancora, sono sempre più simbolo di questa terra. Che ha tante eccellenze e una produzione agroalimentare di grande qualità. Una Calabria che soffre ovviamente per i tanti ritardi della burocrazia regionale e nazionale, che fa fatica per le mancanza di strutture e infrastrutture adeguate, che comunque non si arrende e va avanti, sapendo che quello che si produce su questa nostra terra, diventa sempre di più prezioso, come l’oro.
- Tags
- Cosenza