venerdì,Marzo 29 2024

Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia: cosa dicono gli esperti?

Si tratta di un giovane rientrato dalle Canarie. Altri due pazienti sospetti sono in fase di accertamento. Ecco il parere di Bassetti, Gismondo e Pregliasco. Quali sono i sintomi e le cure?

Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia: cosa dicono gli esperti?

Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia. E’ stato identificato all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. “Si tratta di un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I”, annuncia l’istituto nazionale per le Malattie infettive capitolino. “Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento”, aggiunge l’Inmi.

“Il quadro clinico è risultato caratteristico e il ‘Monkeypox virus’ è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagine epidemiologiche e il tracciamento dei contatti”, precisano i medici dello Spallanzani.

“Al momento i tre casi osservati e nei casi in Europa e in Usa, non presentato segni clinici di gravità – proseguono gli esperti – La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti”.

Bassetti

“Avevo detto che avremmo avuto dei casi in Italia di vaiolo delle scimmie, Spagna e Portogallo sono dietro l’angolo. Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Una cosa positiva è che chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta”, avverte.

“Non c’è una cura specifica per il vaiolo, in genere queste forme si autolimitano, hanno una durata e poi si risolvono. I rischi – spiega Bassetti – sono quelli di un’infezione intra-umana, ovvero che ci possa essere trasmissione a più persone se esce da questi cluster che abbiamo avuto soprattutto tra persone omosessuali, e può diventare un problema”.

Gismondo

“Assolutamente no panico, ma massima attenzione”: la microbologa Maria Rita Gismondo invita a mantenere la calma, agendo però rapidamente. “Per ora si tratta di casi isolati – commenta all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – Quindi sono casi che si possono assolutamente circoscrivere, visto che vengono correttamente segnalati. Possono e devono essere circoscritti ora”, esorta l’esperta.

Pregliasco

L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie tra Europa e Usa, specie dopo il primo caso italiano segnalato dall’Inmi Spallanzani di Roma in un giovane di ritorno dalle Canarie, “ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento però è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori” allertati sul tema. Dice no agli allarmismi il virologo Fabrizio Pregliasco, che – interpellato dall’Adnkronos Salute – invita però ad agire con tempestività. “Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete nazionale di segnalazione come per le epatiti pediatriche” acute a eziologia sconosciuta, è l’invito del docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.

Quali sono i sintomi e come si trasmette

Il vaiolo delle scimmie – di cui un primo caso nazionale è stato diagnosticato all’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in un giovane italiano di ritorno dalle isole Canarie – è una rara malattia virale che si trova per lo più nei Paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Viene chiamata così perché fu scoperta nelle scimmie da laboratorio nel 1958. In seguito, studi su animali in Africa hanno riscontrato evidenze d’infezione in scoiattoli, che si ritiene svolgano un ruolo importante come ospiti naturali della malattia. Studi di laboratorio hanno inoltre dimostrato che l’infezione da vaiolo delle scimmie può verificarsi anche in ratti, topi e conigli. Nel 1970 il vaiolo delle scimmie è stato identificato come la causa di una malattia degli esseri umani simile al vaiolo in località remote dell’Africa. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene con un periodo di incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni).

Dopo l’eradicazione del vaiolo umano, nel 1980 – si legge in una scheda sul sito dell’Istituto superiore di sanità – il monitoraggio sul vaiolo delle scimmie è continuato dal 1981 al 1986, nella Repubblica Democratica del Congo, con l’identificazione di 338 casi, con un tasso caso-fatalità del 9,8% per persone non precedentemente vaccinate contro il vaiolo. Il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all’85% nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie. Nel febbraio 1997 furono identificati, sempre nella Repubblica Democratica del Congo, 88 casi.

Dopo i primi dati raccolti nel corso di questa epidemia, che suggerivano una catena di contagio da uomo a uomo, uno studio epidemiologico a cura dei Cdc americani, dell’European Programme for Intervention Epidemiology Training e dell’Oms, ha confermato la trasmissione umana del virus. Una trasmissione probabilmente facilitata rispetto ai decenni precedenti dalla più alta percentuale di persone suscettibili in quanto non preventivamente vaccinate contro il vaiolo, dopo che l’eradicazione di questa malattia ha portato alla sospensione della vaccinazione di massa.

Questa malattia è causata dal Monkeypox virus che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Negli esseri umani, le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo. Circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, e spossatezza. Nell’arco di 1-3 giorni (talvolta anche di più) dall’insorgenza della febbre, il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare che appare solitamente prima sul volto, ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da 2 a 4 settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima cha la malattia fosse eradicata.

Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che il virus si trasmetta per via orale durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Inoltre, il vaiolo delle scimmie può trasmettersi tramite il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus quali biancheria o abbigliamento.

La cura

Non esiste un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie. E’ stato riferito che in Africa il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie si riduce nelle persone precedentemente vaccinate per il vaiolo. E’ in corso di valutazione il ruolo potenziale del vaccino per il vaiolo nei pazienti esposti al vaiolo delle scimmie. Si stanno anche valutando farmaci antivirali, come il cidofovir, per il trattamento.

fonte: Adnkronos

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