La scrittrice Uyangoda a Cosenza: «Il razzismo si trova dappertutto, nel pubblico e nel privato»
Oggi il Premio Sila accoglierà i suoi vincitori a Palazzo Arnone
La decima edizione del Premio Sila ‘49, diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini, si avvia alla conclusione. Ieri, in piazza dei Follari, nel cuore del centro storico bruzio, la vincitrice della sezione Economia e Società del Premio, Nadeesha Uyangoda, ha dialogato con la docente Unical Mariafrancesca D’Agostino e con il sociologo Tonino Perna sui temi del suo romanzo, “L’unica persona nera nella stanza” (66thand22nd). «È difficile a volte parlare di subalterni nei libri. Per molto tempo – spiega l’autrice – questo non è infatti avvenuto. Solo negli ultimi anni è fiorita una specie di letteratura che è di tipo attivista o antirazzista. In altre parole – ha continuato – la voce del subalterno è entrata a far parte di un vero e proprio meccanismo editoriale globale: alle autrici straniere è sempre più stata richiesta un tipo di letteratura impegnata, non narrativa ma di saggi».
Stimolata dai relatori, che hanno sottolineato quanto “L’unica persona nella stanza” rappresenti un volume «che ha uno sguardo originale sul fondamentale concetto di identità» e che sia un «testo da adottare nelle scuole e nelle università». «Io sono cresciuta in una casa antifascista militante e quindi la parola nero per me non è mai coincisa col colore della pelle. Purtroppo però nella società, anche nella società di oggi, nero significa qualcos’altro, viene usato in contrapposizione al bianco e così i bianchi stessi utilizzando l’espressione succitata si tirano fuori dalla questione razziale. Si tende sempre a separare la nerezza da quello che è lo standard ed essa è spesso connotata da elementi negativi. Politici, giornalisti, personaggi televisivi la sdoganano: questa non è ignoranza, ma è razzismo. Razzismo oggi è un modo di pensare e di agire che è dentro di noi, una forma di linguaggio e di riflessione che non è scomparsa. Bisogna quindi lavorare su noi stessi e poi sugli altri, affinché tutto ciò venga sradicato anche dalla sfera pubblica. Del resto il personale è politico».
Sempre nel pomeriggio di oggi, inoltre, sul sagrato del Duomo cittadino lo storico e giurato Tomaso Montanari ha tenuto, in occasione delle celebrazioni degli 800 anni della stessa Cattedrale, una lectio magistralis su “Un indulto, una sospensione, un miracolo arresto: il senso delle antiche chiese”.
«Oggi Cosenza celebra gli 800 anni del suo Duomo che diventa Basilica – ha detto -: un luogo che appartiene a tutti. Perché le chiese sì, insieme alle piazze, ci hanno visto crescere: sono spazi pubblici di cui, dopo due anni di pandemia, abbiamo bisogno. Entrare nelle chiese vuol dire non essere soli e non soltanto dal punto di vista della religione. Esse in Italia per tradizione sono aperte a tutti: vi possiamo ascoltare e sentire e toccare il tempo che non c’è più, connettersi con altri epoche e ciò è fondamentale perché viviamo nella costante rimozione della storia. Una chiesa che ha 800 anni è per l’appunto una chiesa dove i passi delle ninfe ancora risuonano. Un posto che ci scuote dalla convinzione di vivere nel tempo migliore della storia. Il patrimonio culturale ci dà dunque la possibilità di metterci in comunione con tutto quello che ci ha preceduto. Ora tutti insieme, in questo luogo, siamo pronti ad ascoltare le pietre su cui camminiamo, allora proviamo a essere umani. Dietro le pietre di fatti ci sono le persone, e soprattutto gli scartati delle periferie».
Oggi pomeriggio negli spazi di Palazzo Arnone: a partire dalle 11.30 la lectio magistralis della vincitrice del Premio alla Carriera Luciana Castellana dal titolo “La mia vita a sinistra è, ancora, la scoperta del mondo”; alle 18.30, invece, la cerimonia di premiazione dei vincitori Nicola Lagioia, Nadeesha Uyangoda e Luciana Castellina condotta da Ritanna Armeni.