giovedì,Marzo 28 2024

Caro gasolio, la protesta dei pescatori di Cetraro: «Costi insostenibili, siamo esasperati»

La marineria nuovamente in agitazione per una situazione che non sembra migliorare: «Lavoriamo 400 ore al mese e ci troviamo senza stipendio». Al sit in era presente anche il sindaco Cennamo che si schiera dalla parte dei lavoratori. Buone notizie per la questione che riguarda l’insabbiamento del porto

Caro gasolio, la protesta dei pescatori di Cetraro: «Costi insostenibili, siamo esasperati»

I pescherecci di Cetraro resteranno ancora in porto, così come le barche della piccola pesca. Una decisione sofferta ma risoluta, dettata dal caro gasolio che non accenna a diminuire. Costi insostenibili per le tante famiglie di pescatori ormai al collasso che scelgono di non salpare più visti i profitti di gran lunga inferiori alle spese necessarie per un’uscita in mare. Questa mattina una delegazione della marineria del territorio ha protestato in sit in all’interno del porto. Presente anche il sindaco, Ermanno Cennamo, che ha voluto esprimere la sua vicinanza ai lavoratori della filiera ittica, rassicurandoli su un altro atavico problema, quello dell’insabbiamento dello scalo, ormai prossimo alla tanto attesa risoluzione concreta.

Le testimonianze dei lavoratori

Striscioni di protesta esibiti sui pescherecci con su scritto “Cetraro si ferma contro il caro gasolio” hanno fatto da sfondo al sit in pacifico di oggi. «Siamo fermi da martedì scorso – dice Sergio Ricciolone, pescatore da ben 42 anni – il caro gasolio ci sta uccidendo e sembra che della nostra sorte non interessi a nessuno. Lo stato di agitazione va avanti ormai da una settimana, siamo al collasso e chiediamo a gran voce una soluzione immediata e concreta per tutto il comparto. Non vogliamo aiuti, ma solo la possibilità di lavorare » .

«Dopo oltre 40anni di mare e di pesca – prosegue – sono stato costretto a fermarmi con le spalle al muro. A Cetraro abbiamo già problemi legati all’insabbiamento del porto che manda in frantumi le nostre barche costringendoci  ad affrontare continui costi di riparazione, oltre a questo si aggiunge ora il caro gasolio che diventa la beffa dopo il danno. Distruggiamo quotidianamente le barche (perché le tavole sulla ghiaia si logorano) e quando riusciamo ad uscire in mare, lasciamo l’intero ricavo della giornata al distributore di carburante».

«I costi superano i guadagni, siamo esasperati»

«Una situazione davvero insostenibile – chiariscono all’unisono i manifestanti – a volte siamo al pari con le spese, altre volte (la maggior parte) in perdita». Francesco Corrao, anche lui pescatore di lungo corso, sottolinea nel concreto i rincari e i miseri profitti: «La barca più piccola necessita di 300 euro al giorno di carburante – spiega – mentre per quelle più grandi i costi si aggirano intorno alle 700 euro. Nell’ultimo anno il gasolio è triplicato, passando da 0,44 euro a 1,20 al litro, dunque non riusciamo a rientrare nei costi dell’attività: in media rimangono 200 euro di ricavo da dividere per  4 o 5 uomini che lavorano su ogni barca anche per 15 ore al giorno. Non c’è utile, i costi superano i guadagni e noi siamo esasperati».

«Lavoriamo 400 ore al mese senza stipendio»

Dello stesso parere Francesco Iorio, pescatore cetrarese da generazioni, e Benedetto Losardo, che questo lavoro lo svolge da 47 anni, ma anche Diego e Cristian Piazza, così come Simone Iorio, appassionato di mare e con tanta voglia di lavorare duro nonostante la sua giovanissima età. Tutti accomunati dall’obiettivo che muove le proteste dei colleghi di mezza Italia che in questi giorni stanno richiedendo al Governo un prezzo fisso statale per il gasolio: «Lavoriamo praticamente 400 ore al mese con ritmi logoranti e ci troviamo senza stipendio. Le famiglie come le nostre che da sempre dipendono dal mare, non hanno un’alternativa. Chiediamo che le nostre istanze vengano ascoltate e ribadiamo che continueremo a protestare finché non arriverà un segnale politico che finalmente tuteli la nostra categoria».

Il sindaco Cennamo dalla loro parte: «Intervento necessario»

Al sit in era presente anche il sindaco di Cetraro, Ermanno Cennamo, che ha voluto esprimere la sua vicinanza ai lavoratori della filiera ittica: «Sono qui per testimoniare la mia solidarietà ai pescatori del nostro territorio che con tanto sforzo e impegno portano avanti il loro difficile lavoro tra mille complessità quotidiane. Il prezzo del gasolio è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso – sottolinea il primo cittadino – si somma a tutta una serie di spese fisse e di altrettanti rincari. I Prezzi di gestione sono schizzati in alto già da tempo e il nostro mare, tra l’altro, negli anni è diventato anche poco pescoso. Una situazione davvero insostenibile per un settore che da sempre rappresenta un cardine dell’economia locale. L’intera amministrazione comunale di Cetraro si schiera al fianco dei pescatori e sostiene pertanto la loro serrata. Si tratta di un’esigenza di sopravvivenza. Chiediamo alla politica nazionale di trovare il modo di abbassare il costo del gasolio e di velocizzare il più possibile gli interventi previsti per il settore ittico che appaiono ancora lontani».

Questione insabbiamento: «Inizio lavori entro la prossima settimana»

Cennamo ha poi rassicurato i pescatori della marineria locale anche su un altro atavico problema, quello dell’insabbiamento del porto, ormai prossimo alla tanto attesa risoluzione concreta. «Grazie all’intervento tempestivo del governatore Occhiuto – spiega il sindaco – il problema relativo all’insabbiamento dello scalo verrà risolto a breve. Finalmente abbiamo 100mila euro a disposizione (Fondo per lo sviluppo e la coesione) per rimuovere la sabbia dal fondale e mettere in sicurezza l’imboccatura. Questa mattina c’è stata la manifestazione di interesse al fine di individuare la migliore offerta, i lavori inizieranno subito dopo gli ultimi passaggi burocratici, entro la prossima settimana».