Capitano, mio capitano: Larrivey s’è preso ancora il Cosenza sulle spalle
Il gol segnato al Benevento, stringe sempre di più il legame tra Joaquin Larrivey ed il Cosenza. L'argentino è sempre più il simbolo dei lupi.
Capitano, mio capitano: Joaquin Larrivey si è preso Cosenza e il Cosenza già lo scorso maggio, con la doppietta che ha salvato i Lupi nel playout, ma adesso la fascia al braccio lo riveste di un’aura di invincibilità. E non solo, perché sulle spalle si è caricato una città, una tifoseria, una squadra e un numero che, nel popolo bruzio, non è mai stato soltanto un numero. La numerologia calcistica è pregna di esempi, dalla 3 del Milan alla 7 dello United, dalla 4 dell’Inter alla 10 di Napoli, Roma e Juventus. Ecco, all’ombra del Castello Svevo la 9 è Gigi Marulla. Ed erano anni che si attendeva un giocatore, o forse più un uomo, capace di caricarsi il peso di un’eredità così pesante.
GRINTA, INTELLIGENZA, CORAGGIO
Difficile dire quale, fra le molteplici caratteristiche di Larrivey, abbia prevalso nel corso di questi mesi trascorsi in riva al Crati. Forse la grinta, dimostrata con l’esultanza dopo il rigore del 2-0 nella magica notte del “Marulla”. L’immagine dell’argentino, a petto nudo, scolpito nel marmo, che urla sotto la Curva Nord, restituisce tutta la carica di cui una piazza come quella silana ha bisogno. O forse l’intelligenza: il penalty pesantissimo preso contro il Pordenone, il gol contro il Benevento, sono tutti sintomi abbastanza evidenti delle capacità mentali del centravanti sudamericano, che ha letto in anticipo di diversi secondi l’errore in appoggio di Tello verso Paleari. C’è poi il coraggio: quello dimostrato incaricandosi di spedire in porta dagli undici metri i tre palloni più pesanti nella storia recente del Cosenza Calcio: Alessandria, Pordenone, Vicenza. Tre gol che hanno fruttato innegabilmente la salvezza. Ma anche il coraggio di essersi messo sulle spalle e al braccio ciò che fu Gigi Marulla. E di averlo onorato al meglio nella prima uscita stagionale.
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