martedì,Dicembre 10 2024

Ricomincio da tre

In attesa degli ultimi colpi di mercato, la vittoria di Benevento è una grande notizia. Che non deve farci cadere nello stesso errore di un anno fa, quando passammo dallo sconforto totale al facimu i playoff dopo il derby col Crotone.

Ricomincio da tre

Nella scena finale del primo film di Massimo Troisi, Gaetano e Marta discutono sul nome da dare al figlio che lei porta in grembo. Massimiliano è fuori discussione, perché troppo lungo e allora il bambino sarà sicuramente maleducato. Lui allora propone Ugo, ma Ugo non piace a lei. Alla fine, i due convergono su Ciro. 

Ciro, come il “Vigorito” dove il Cosenza ha conquistato i primi tre punti del campionato. Vittoria in trasferta che, al debutto in B, mancava da vent’anni – nemmeno sotto tortura riuscirete a farmi nominare quella stagione. E prova tutto sommato convincente dei rossoblù di Dionigi. Schiacciati nella propria metà campo durante la prima frazione. Bravi, con Larrivey, ad approfittare del generoso assist di Tello. Pericolosi tanto che avrebbero meritato il raddoppio e, infine, chiusi ma senza grossi patemi nel finale di gara.

L’educazione siberiana che c’è in me mi spingerebbe a dire meno trentotto, nel senso di punti che restano da conquistare alla salvezza. E ad aggiungere che poco avremmo avuto da dire se il Benevento avesse chiuso in vantaggio il primo tempo – peraltro, forse, i campani scontavano carichi di lavoro più pesanti dei nostri, un organico non ancora puntellato per l’obiettivo playoff e qualche casino interno, visto che la panchina di Caserta sembra subito a rischio.

D’altra parte, e lo avevo scritto, mi era parso chiaro già in Coppa Italia come Dionigi avesse catechizzato a dovere i suoi in ritiro sul sano verbo dell’intensità. Prese le misure dell’avversario, e anche tenendo le linee di difesa e centrocampo bassissime come nel finale, il Cosenza non ha mai davvero corso grandi pericoli contro una formazione decisamente più blasonata.

Per tornare al capolavoro d’esordio di Troisi, il Cosenza è stato Robertino nel primo tempo. Poi, grazie a dio, è riuscito ad andare mmiez’ a strada.

Un anno fa di questi tempi, il Cosenza costruiva il primo dei suoi complessi: non essere una squadra. Sono situazioni più complesse di quanto si possa immaginare, quelle di una formazione a cui manchino uomini chiave nello spogliatoio e sul rettangolo di gioco – e noi ne abbiamo pagato a lungo le conseguenze. Quest’anno io già ne vedo almeno un paio. Sicuramente Larrivey e D’Urso, ma anche Rispoli. In attesa che si chiuda la campagna trasferimenti.

A proposito di ricomincio da tre, tre sono anche i colpi di mercato della settimana. Sul secondo portiere Marson ho letto cose piuttosto positive, anche se avrei preferito un dodicesimo più esperto, alla Piotti o Bistazzoni (se non sapete chi sono, fuori da qui).

Per l’ala destra Davide Merola parlano gli 11 gol e i 4 assist nell’ultima stagione a Foggia (da solo ha messo lo zampino su un quarto delle reti della squadra di Zeman). Si tratta di un mancino brevilineo e veloce che, tra il 2015 e il 2018, ha marcato presenze in tutte le nazionali giovanili fino all’Under 19, per poi smarrirsi tra Empoli, Arezzo e Grosseto. Potrebbe essere anche il pungolo giusto per Brignola, apparso ancora opaco in queste prime apparizioni. E rinforzare la batteria dei trequartisti, dove non mi è dispiaciuto Butic e continuo a stravedere per Florenzi. Alle critiche che ho letto in giro per le due occasioni sprecate a Benevento, ribatto che un giocatore della sua età certe cose le impara solo sul campo (e sono abbastanza sicuro che, alla prossima, Nuciddra giustizierà i portieri avversari da gelido killer).

Stesso curriculum in chiaroscuro anche per Gozzi: nel 2019 il debutto con la Juve, l’etichetta di erede di Chiellini e la convocazione negli stage di Mancini, quindi una lenta scomparsa fino al prestito nella serie C spagnola e, ora, la cessione al Genoa.

Chi segue Minamò lo sa bene: da queste parti non si tifa per i grandi nomi. Dunque, la speranza è che il famoso software di Gemmi funzioni ancora a dovere. Continua a mancare qualcosa a sinistra e, soprattutto, a centrocampo e la mia speranza è che non si opti per una mediana solo muscolare.

Intanto la serie B ha già riservato parecchie sorprese (e qualche ulcera, in quel di Benevento, vero Paleari?). Roboante, forse oltre misura, la vittoria della Reggina a Ferrara. Per vedere il vero Pisa bisognerà attendere ancora, mentre occhio già all’Ascoli. Bari e Como hanno subito lanciato un segnale. Il 2-1 del Genoa a Venezia sa proprio di voce del padrone.

E in questa serie B a noi tocca un compito delicato: l’esatto contrario di quello che spera Gaetano in Ricomincio da tre, ovvero che il vaso vada da lui accussì agg’ risolto tuttecose. Chi scrive spera sinceramente e con tutto se stesso che Martino si riveli il Roberto Carlos della serie B e che Voca assuma la stessa geniale indolenza di Andrea Pirlo illuminando le notti del Marulla con maledette da ogni angolo del campo. E, ancora e più plausibilmente, sogna un Larrivey in doppia cifra e uno Zilli goleador al punto da costringere l’omonima Nina a dedicargli L’uomo che amava le donne. Potrei continuare per ore e insistere, alla Troisi, con altri cento e mille Ugo.

La vittoria di Benevento è una grande notizia, e bisogna berne tutti. Senza cadere nello stesso errore di un anno fa, quando a settembre passammo dallo sconforto totale al facimu i playoff dopo il derby col Crotone. Ovvero passare dall’e chin’è su Caso? all’ecco il nuovo Urban nel giro di un gol e due assist, oppure classificare Hristov come il nuovo Nesta. Insomma, fare quelli che insistono con Massimiliano (e, magari, poi se ne dimenticano pure).

Sarà un campionato difficile, anche se dovessero arrivare entro il 1° settembre quei tasselli mancanti di cui ho scritto. Facciamo una cosa: ricominciamo tutti da tre e puntiamo dritti su Ciro. È un bel nome. Non so se questo spingerà Dionigi e compagni a fare più punti. Quel che sono certo è che riusciremo a goderci di più quelli che riusciremo a conquistare.