venerdì,Gennaio 17 2025

Bce, il Consiglio direttivo rialza i tassi di interesse di 75 punti

La mossa non sorprende più di tanto i mercati ma conferma la prevalenza dei "falchi" che premevano per un incremento superiore ai 50 punti stimati inizialmente

Bce, il Consiglio direttivo rialza i tassi di interesse di 75 punti

Il Consiglio Direttivo della Bce ha deciso di rialzare di 75 punti i tassi di riferimento con una mossa che non sorprende più di tanto i mercati ma che conferma la prevalenza dei ‘falchi’ che premevano per un incremento superiore ai 50 punti stimati inizialmente. Con il ritocco deciso oggi l’Eurotower porta i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente all’1,25%, all’1,50% e allo 0,75%, con effetto dal 14 settembre 2022.

Si tratta – si legge nella nota diffusa al termine del Consiglio – di una “importante misura che anticipa la transizione dal livello attualmente molto accomodante dei tassi di interesse di riferimento a livelli che assicureranno un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%”.

Alla base della scelta odierna una inflazione che “seguita a essere di gran lunga troppo elevata ed è probabile che si mantenga su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo”.

Dopo quello di luglio e quello deciso oggi, i rialzi della Bce non finiscono qui visto che “in base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa“. Il Consiglio direttivo – si legge nella nota diffusa dopo la riunione del consiglio – “riesaminerà regolarmente la traiettoria della politica monetaria alla luce delle informazioni più recenti e dell’evolvere delle prospettive di inflazione. Anche in futuro le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale vengono definite di volta in volta a ogni riunione”.

Alla luce dello scenario attuale “gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che quindi si porterebbe in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024”, comunica inoltre il Consiglio direttivo.

Dai mutui al debito pubblico: ecco cosa cambia

Salgono i tassi di interesse e cresce quindi il costo del denaro. La decisione del Consiglio della Bce, che ha scelto la linea dura contro l’inflazione aumentando di 75 punti base i tassi di riferimento, porta con sé alcune conseguenze ‘automatiche’. Da una parte diventano più pesanti i mutui degli italiani, dall’altra lo Stato paga di più gli interessi sul debito pubblico.

Sul primo fronte, secondo le stime del Codacons, per un mutuo da 150mila euro a 25 anni, la rata mensile passerà da 590 euro a 643 euro, cioè 53 euro in più al mese, 636 euro all’anno. Per un mutuo da 200mila euro sempre a 25 anni, stima poi l’associazione, la rata mensile passerà da 787 euro a 858 euro, +71 euro al mese e +852 euro all’anno. Va peggio a chi ha acceso finanziamenti più pesanti e di più lunga durata: su un mutuo da 250mila euro a 30 anni, la rata mensile sale da 847 euro a 937 euro, con un incremento di 90 euro al mese e un maggior esborso pari a 1.080 euro su base annua.

L’effetto di un aumento dei tassi sulla spesa per interessi dipende invece da quanto rapidamente l’aumento si estende ai nuovi titoli emessi, da come vengono sostituiti i titoli in scadenza e quindi dalla composizione dell’offerta complessiva dei titoli di Stato. Il dato certo è che lo Stato, per finanziarsi, emette periodicamente dei titoli, come i Btp Italia, e se i tassi di riferimento salgono dovrà pagare nei prossimi anni una cedola maggiore agli investitori. Ma non è detto che questo si traduca in un vantaggio per i risparmiatori. Chi ha in portafoglio titoli acquistati in passato ad un tasso di interesse più basso subisce una perdita di valore in conto capitale, perché quei titoli oggi valgono di meno e perché è possibile acquistarne di nuovi, che pagano un tasso di interesse più elevato dei precedenti.

L’altro elemento da considerare è che la parabola di rialzo dei tassi di interesse è solo all’inizio. Le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, sono state in questo senso eloquenti. “Lo zero non è un tasso neutrale, ma non lo è ancora neppure quello dove siamo adesso. Serviranno ancora rialzi in numerosi meeting” del Consiglio direttivo, “ma stiamo andando in quella direzione”. La motivazione sta nel mandato principale della Banca centrale, quello di tenere sotto controllo l’inflazione: “Non ci siamo ancora, abbiamo ancora strada da fare”, ha sentenziato Lagarde.

Evidente, a questo punto, che su tutti e due i piani, mutui e gestione del debito pubblico, alle conseguenze visibili oggi andranno sommate quelle che arriveranno dopo le prossime, scontate, mosse della Bce.

fonte: Adnkronos

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