A Scala Coeli l’isolamento c’è, ma non si “sente” | VIDEO
Per il vicesindaco Cataldo la collocazione geografica, le infrastrutture e i servizi riescono ad alleviare il peso dell’emigrazione
I borghi pian piano rischiano di restare senza abitanti. Il fenomeno attraversa un po’ tutti i comuni dell’entroterra calabrese, rivieraschi e pedemontani. Mancanza di lavoro e problemi infrastrutturali tra le cause dominanti, ma non tutti si dicono allarmati dalla fuga in atto da tempo. A Scala Coeli, comune di circa 800 anime, il problema c’è ma non si avverte, fa sapere il vicensindaco Michele Cataldo che, pur ammettendo la problematica, ritiene che il centro presilano abbia una collocazione geografica, una rete infrastrutturale e servizi, tali da alleviare il peso dell’emigrazione.
«Il nostro comune non vive l’isolamento assoluto. Siamo ben collegati con la statale 106, seppure vi siano problemi di manutenzione sulla tratta». Su questo versante l’amministratore parla di un investimento di circa 600mila euro per la messa in sicurezza della strada che collega Scala Coeli a San Morello, mentre sono in corso i lavori di risistemazione del tratto per una spesa complessiva di 150mila euro. Nessun imprenditore investirebbe nelle comunità dell’entroterra dove si muove poca economia. Arretra spesso anche lo Stato con l’accorpamento o soppressione di servizi pubblici, dal mondo della scuola (si riducono le iscrizioni), alla presenza di farmacie, di postazioni sanitarie (guardia medica), di una stazione dei carabinieri o la permanenza di un istituto di credito. Tutto questo, in larga parte a Scala Coeli non manca, anche se il problema si pone. Tuttavia, i piccoli borghi costituiscono una boccata d’ossigeno per il settore dell’ambulantato.
«Tutte le comunità interne sono servite da un servizio di ambulanti eccezionale (ortofrutta, macellai, pescheria, salumi, formaggi, etc), afferma Cataldo, portando la spesa sotto casa. Insomma l’isolamento assoluto, quasi da prigionieri, non esiste». La vera scommessa è come rilanciare quelle aree che potenzialmente rischiano lo spopolamento. Uno degli elementi caratterizzanti è la disoccupazione.
Per Cataldo «basterebbe investire sugli impianti idrici e gli acquedotti con interventi di potenziamento e di ammodernamento e si creerebbe un indotto lavorativo straordinario». Un tempo i lavoratori forestali ma anche i famosi “cantonieri” non solo svolgevano un servizio per le comunità, ma si radicavano nelle comunità mettendo su famiglia e creando quindi economia. «Ricordo che a manutenzionare il tratto per San Morello c’erano due cantonieri e la strada era sempre pulita, né franava. Ora arrivano le imprese appaltatrici che effettuano i lavori e poi spariscono».