Cosenza, noto imprenditore assolto dopo cinque anni dall’accusa di appropriazione indebita
L’imputato ha sostenuto di aver provveduto a far riparare la moto della persona offesa e poi di aver rivenduto la stessa ad altro acquirente per indisponibilità economica della persona offesa
Un noto imprenditore cosentino, Gianpietro De Marco, è stato assolto dall’imputazione di appropriazione indebita perché il fatto non sussiste, nella giornata del 9 novembre 2022, dal Tribunale in composizione monocratica di Cosenza. Il comproprietario di una nota attività di rivendita moto, fino a qualche anno addietro centro di rivendita yamaha, ormai chiuso, è stato assolto da una pesante accusa di appropriazione indebita.
Come si è svolto il processo
Il processo ha avuto inizio per una querela sporta dalla persona offesa nei suoi riguardi, la quale aveva sostenuto di aver lasciato una moto in conto vendita all’imprenditore e di non averla più avuta indietro, integrando il reato, a suo dire, di appropriazione indebita e denunciando una serie di falsità sugli atti in cui era stata apposta la sua firma, disconosciuta anche in dibattimento.
Il giudice Maria Vittoria Calà, all’esito di un’attenta istruttoria, in cui è stata anche disposta perizia calligrafa sulle firme disconosciute, ha potuto acclarare l’innocenza dell’imputato. L’imputato ha sostenuto di aver provveduto a far riparare la moto della persona offesa e poi di aver rivenduto la stessa ad altro acquirente, in quanto il mezzo non era stato ritirato dalla persona offesa, per quanto ha riferito l’imputato, a causa di una sua indisponibilità economica.
Per la parte offesa ora si valuta l’ipotesi di calunnia
Anche la procura di Cosenza ha chiesto l’assoluzione, avanzando poi pure una richiesta di trasmissione degli atti alla stessa Procura in sede per valutare l’integrazione del reato di calunnia ai danni dell’imputato, ingiustamente accusato di un reato che avrebbe commesso nel 2017 e dopo diversi anni assolto con formula piena da ogni accusa. L’imputato è stato difeso dagli avvocati Amelia Ferrari e Giuseppe Mastrangelo del foro di Cosenza che hanno dimostrato la totale assenza di responsabilità di Gianpietro De Marco.