Consumatori sul piede di guerra: tagliare Iva su pane, pasta e latte? Non serve a niente. Ecco perché
Una misura del genere sarebbe incisiva se applicata su tutti i generi alimentari e sui beni di prima necessità
Azzerare l’Iva su pane, pasta e latte a partire dal 1 gennaio. È una delle novità annunciate della prima manovra del Governo Meloni. L’accoglienza non è calorosa: il coro delle associazioni dei consumatori è unanime, è una misura che incide in maniera irrisoria sul carovita.
Per il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, «è un bluff del Governo, un provvedimento spot che non produrrà reali vantaggi economici per le famiglie, mentre la tassa sulle consegne a domicilio sarà senza dubbio scaricata sui consumatori attraverso un rialzo dei costi del servizio», dice con riferimento alla tassa Amazon che si sta valutando. «Il taglio dell’Iva è un provvedimento utile solo se esteso ai prodotti più frequentemente acquistati dalle famiglie, come alimentari e generi di prima necessità – spiega Truzzi – Limitare l’azzeramento dell’imposta solo al pane e latte determina risparmi irrisori per i consumatori e non è di alcuna utilità in questo momento di grande emergenza».
Secondo Massimiliano Dona dell’Unione nazionale consumatori, il taglio dell’Iva su pane, pasta e latte “è un risparmio finto”. A conti fatti si risparmiano meno di 22 euro l’anno: «La spesa annua per una famiglia media è pari a 261,72 euro per il pane, 142,08 per il latte, tra fresco e conservato, 140,40 per la pasta (pasta secca, fresca, con anche inglobati i preparati di pasta come i ravioli e i tortellini), il risparmio teorico sarebbe pari ad appena 10 euro e 7 cent per il pane, 5 euro e 40 cent per la pasta, 6 euro e 9 cent per il latte, per un totale di 21 euro e 56 cent in un anno». Secondo l’Unc, quindi, «non solo sarebbe un’elemosina ma sarebbe una farsa, visto che questa cifra irrisoria andrebbe nelle tasche dei consumatori solo nella fantasiosa ipotesi che i commercianti trasferissero matematicamente il taglio dell’Iva sul prezzo finale e non lo incassassero invece loro. Insomma, nella realtà sarebbe solo una mancetta a beneficio dei panettieri, visto che mai più ridurrebbero il prezzo per un ritocco matematico di appena lo 3,846%. Ecco perché sarebbe decisamente meglio tagliare l’Iva sul gas e sulla luce, che invece sarebbe applicato sicuramente dai fornitori di energia, costretti a farlo per legge».
Il taglio dell’Iva su pane e latte «produrrebbe un risparmio minimo per i consumatori pari a 15,8 euro annui a famiglia», avverte il Codacons, «è una misura mediatica che non produce reali vantaggi per i consumatori», commenta il presidente Carlo Rienzi: «Se davvero si vuole sostenere la spesa delle famiglie e combattere gli effetti negativi dell’inflazione, l’Iva va tagliata su tutti i generi alimentari e sui beni di prima necessità, intervento che produrrebbe un risparmio medio annuo che varia dai 180 euro per una coppia senza figli agli oltre 300 euro per un nucleo di 5 persone».
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