Colpa medica a Cosenza, assolto un medico. Ma altri quattro saranno processati
Si conclude con il rito abbreviato il procedimento penale a carico di una dottoressa inizialmente coinvolta nell'inchiesta della procura
Assolta dal tribunale di Cosenza nel processo svoltosi con il rito abbreviato. Si conclude in primo grado la vicenda giudiziaria – relativamente a un caso di presunta colpa medica – che aveva coinvolto la dottoressa Giovanna Cristiano, finita in un procedimento penale della procura di Cosenza per il decesso di una donna avvenuto nel 2018. Il gup del tribunale di Cosenza infatti ha emesso una sentenza d’assoluzione per non aver commesso il fatto, accogliendo le richieste difensive avanzate dall’avvocato Andrea Ricci.
Sempre il gup Cosenza ha rinviato a giudizio altri quattro medici (Montesano, Rogano, D’Agostino e Pellegrino), i quali saranno processati dinanzi al giudice monocratico.
Presunta colpa medica, la ricostruzione dei fatti
La paziente era stata ricoverata in pronto soccorso il primo giugno del 2018, per un episodio di ematemesi e melena (sangue nell’intestino). Le fu fatto una endoscopia e diagnosticata la presenza di una massa tumorale, in realtà in sede di autopsia si scoprirà poi che la donna era affetta da una rara complicanza di un’aneurisma dell’aorta addominale.
Il consulente tecnico delle parti civili aveva ravvisato presunti profili di colpa nei confronti degli altri medici – quelli ora a giudizio – che hanno avuto in cura la paziente, in particolare per non aver eseguito una tac che avrebbe permesso di conoscere la reale patologia di cui era affetta la paziente e quindi formulare una diagnosi corretta cui sarebbe seguito un intervento salva vita.
Il difensore Andrea Ricci, relativamente alla posizione della dottoressa Cristiano, ha fatto rilevare che all’epoca dei fatti l’imputata era un medico di guardia che si attenne scrupolosamente a tutte le indicazioni che le erano state fornite dai suoi colleghi e che in ogni caso non poteva dirsi raggiunta la prova che anche qualora la paziente fosse stata operata si sarebbe salvata al di là di ogni ragionevole dubbio. Le richieste di risarcimento erano di circa un milione di euro per ciascuno dei quattro familiari.
«Esprimo massima soddisfazione per la sentenza assolutoria che, finalmente, a distanza di quattro anni ristabilisce verità e chiarezza in ordine all’operato della mia assistita, della cui innocenza non ho mai dubitato. Ritengo tuttavia inaccettabile che la giustizia abbia dovuto impiegare un tempo così lungo a scapito dell’innocenza evidente di un medico che ha sempre agito con il massimo scrupolo e che nessuno ripagherà per le accuse che le sono state ingiustamente rivolte» commenta l’avvocato Andrea Ricci.
Nel processo, infine, le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Cristian Cristiano, Ugo Ledonne, Francesco Santelli e Stefano Gambaro.