martedì,Settembre 17 2024

Un gelato al limon

Bene la prestazione col Brescia, male il risultato. Pochi due punti in due partite casalinghe. In una classifica che, in basso, corre poco ora servono vittorie prima della sosta. E poi un mercato serio. Per evitare di restare in mano solo con tanti bei souvenir.

Un gelato al limon

Nella classifica dei limoni delle ultime stagioni in serie B, l’1-1 col Brescia si piazza sicuramente nella top five. Assieme al 2-3 col Lecce della prima stagione con Braglia, al 2-1 col Pescara della seconda, al 3-3 col Crotone e all’1-0 di Vicenza nel playout del maggio scorso, credo faccia tranquillamente parte di quelle partite in cui avremmo meritato più di quel che abbiamo ottenuto. A un mese dall’arrivo di Viali in panchina, in estrema sintesi abbiamo: visto la migliore prestazione del Cosenza in questo campionato; racimolato due punti appena in due partite interne; allungato la striscia positiva senza sconfitte a quattro gare.

Del resto, non tiferemmo Cosenza Calcio se non amassimo anche noi, come Paolo Conte, la sensualità delle vite disperate. La buona notizia di questi ultimi cinque turni di campionato è che solo cinque squadre nella seconda metà della classifica hanno ottenuto più punti: Palermo, Como, Benevento, Modena e Venezia. Lo stesso Sudtirol, additato da molti come rivelazione, viene da quattro pareggi e una sconfitta. La graduatoria si è mossa molto poco, dunque. Certo, con due partite casalinghe, una delle quali col fanalino di coda Perugia, era lecito, doveroso attendersi qualcosa di più. Sul pari con il Brescia avremmo messo tutti la firma, alla vigilia; su quello contro gli umbri di Castori, no. E due punti in più, in questo momento, avrebbero fatto una gran differenza.

Tuttavia proprio lo 0-0 di domenica scorsa, visto con gli occhi di oggi, ha quasi l’aria di una partita didattica. E non tanto per i primi quarantacinque minuti lasciati, come al solito, all’avversario. Quanto per due note tattiche, che riguardano mediana e attacco.

La prima riguarda Calò. Contro il Perugia, pur cercato insistentemente dai compagni, si limitava a restituire il pallone a chi glielo aveva affidato. Lì per lì la cosa mi ha indisposto e molto. A ripensarci ora, invece, è sembrata quasi una lezione ai compagni. Del tipo: è inutile che mi cerchiate in questo momento, in questo modo o in questo pezzo di campo, sbrigatevela da soli. D’altronde il regista di una squadra è il chiodo che la regge, non l’accrocchio da chiamare in causa quando non si sa che fare. Per dirla ancora alla Paolo Conte, è Atahualpa che dice descansate niño, non il musicista che si estenua e si danna nella milonga.

E infatti contro il Brescia si è visto un giocatore differente, soprattutto perché cercato diversamente dai compagni. Molto più attivo nella costruzione di gioco e più presente, almeno fino ai crampi che lo hanno afflitto nel finale – un Calò in buone condizioni sarebbe andato a contrasto meglio su Pace, nell’azione che porta i lombardi al pareggio.

Chi incrociò il Cosenza a Lamezia un mese fa, in partenza per Pisa, mi raccontò di una squadra di musi lunghi e occhi bassi. Quella che ha tenuto testa al Brescia è fortunatamente un’altra formazione. Il lavoro mentale di Viali deve aver toccato le corde giuste e, anche per questo, forzando un po’ la mano, dopo l’1-1 di Bianchi il mister ha parlato di partita dominata e di Brescia arrivato per la prima volta al tiro al novantesimo. Caricare questo pareggio di significati è l’unico modo per non scivolare nella depressione del limone. Proprio come Paolo Conte: sciogliere la valigia di perplessità della sua amata rivestendo di bellezza una vita di perline colorate docce ai bagni diurni.

Nessuno, purtroppo, in questo Cosenza ha la genialità di uno Schiaffino. Ma la scelta di schierare Merola e Brignola si è rivelata molto più interessante rispetto al trequartista (D’Urso) dietro a Larrivey e Zilli. E questa è la seconda nota tattica di cui vi dicevo. Intanto perché, dopo la sosta di novembre, l’ex Sassuolo sta offrendo finalmente prestazioni all’altezza. Inoltre, il lavoro suo e dell’ex Foggia sulle ali libera spazi per gli inserimenti delle mezzali. A questo punto tocca chiedersi che ne sarà di D’Urso (mezzala nel 4-3-3?) e Brescianini (che non è un frangiflutti e nemmeno un giocatore che rompe le linee): la risposta deve arrivare (anche) dal mercato.

Sempre lì torniamo, ahimè. Inutile dirvi che a me preoccupa soprattutto il mercato che faranno le altre società. Un anno fa, per dire, le nostre concorrenti si chiamavano Alessandria, Pordenone, Crotone e Vicenza. Ora nomi e disponibilità economiche sono di altro calibro: Como, Venezia, Spal, Benevento, Palermo e Cagliari. Società che già avevano investito in estate e figuriamoci se non lo faranno ora, per restare in B o cercare di riagganciare il treno playoff com’è riuscito ad esempio al Pisa.

La qualità fa sempre la differenza. Contro il Brescia, il pareggio arriva soprattutto per il mismatch che si determina con gli ingressi di Benali e Pace. Viali, già costretto a giocarsi un cambio per l’infortunio di Gozzi (molto bene La Vardera), opta per Meroni e Vallocchia. E forse sbaglia pure, ma è chiaro che molte frecce all’arco non ne aveva. In rosa va fatta pulizia e a gennaio (gennaio alto, ovvero Epifania, non gennaio basso, quando io scollino a 41 anni) servono innesti di spessore. In linea con le necessità di Viali. Non i Trotta e i Mbakogu, per intenderci, ma nemmeno il Larrivey del febbraio scorso (entrò in condizione ad aprile). Profili pronti e di livello. Subito.

Tua cugina prima di Paolo Conte è forse uno dei pezzi meno noti dell’avvocato di Asti, ma tra i suoi più belli. Una coppia che va a Venezia per fotografarsi in piazza San Marco e far arrabbiare la cugina che c’è stata prima di loro (e ha rotto le scatole menandone vanto di qua e di là). Attenzione, perché a gennaio il rischio è questo: trovare tante cugine che arriveranno prima di noi su possibili obiettivi di mercato. O saremo in grado di offrir loro un progetto calcistico serio, solido (libertà e perline colorate, come il protagonista di Un gelato al limon), attorno a un tecnico che si sta dimostrando valido, oppure rischiamo che le foto in piazza san Marco (e a Cagliari, Genova e via dicendo) restino solo dei bei souvenir. E non so voi, ma per me i souvenir sono peggio dei limoni.

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